sto pensando a un romanzo fatto di nulla: una strada percorsa mentre da un balcone io, degente, osservo la sagoma del mio amico perdersi nella prospettiva di un tramonto, e poi i libri sul comodino e le medicine a terra e la suora che si incazza, burbera e buona - non ho mai desiderato il corpo di una donna come allora, ricoverato e incrudelito contro la sorte avversa. amici è dura, è dura se ti sorprendi a fissare i muri granulati di una corsia e pensi che la via d'uscita è, diciamo eufemisticamente, occultata.
mi veniva voglia dell'amore, mi masturbavo nel cesso, mi dicevano che non sarei uscito tanto presto, però quando Lei, trotterellando, i seni che ballonzolano, irruppe nella camera - quando Lei fu capace di trovarmi, era chiaro che ne era stata capace - pensai che non sarebbe valsa la pena rinunciare a un mio diritto per intraprendere le solite cazzate girovaganti. perché. Guido, ti devi riposare! legarti, riprodurti, pensare un po' al futuro. già: ma quale?
e così questo romanzo fatto di nulla potrebbe davvero racchiudere tutte queste cose in una semplice visuale prospettica, la strada che si perde, quel passo che è promessa, le avvisaglie di un mondo nuovo. fino alla dissolvenza. ecco il punto capitale! riassumere le premesse in un climax che va a spegnersi - eiaculazione dei sogni, pacificazione del pensiero, orgasmo della sorte. orgasmo, quale orgasmo? la morte che soddisfa.
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distruggiti con moderazione vecchio paper (Fet)