a Londra non fui sobrio, mai. e durante peregrinazioni sessuali e sollecitazioni alcoliche, attraversai la nera disperazione meditando sul vizio abissale!
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Genesi di un romanzo / frammenti e conferenze

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2010 11:55
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26/11/2010 11:55
 
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Conferenza n.1
(Rubiera, 25 Maggio 2010)

"la decisione di partire mi colse alla sprovvista. all'atto di comunicarmela, Roberto non era più nella condizione di prendere in considerazione un'obiezione qualsiasi.
al banco del Bloody Cofee, arrampicato, oscillante sull'alto sgabello come su un trespolo, Robby fissava il suo bicchiere stringendolo tra le palme, muovendolo, come un solido in legno, in un verso e nell'altro, iterativamente.
rifletteva sulla sua situazione, la dipingeva a tratti decisi, fin troppo. avevo la sensazione che essa, proprio in ragione della sua compiutezza, non fosse che un quadro interiore.
aveva rotto con la sua crucca bolzanina. c'era stata una scenata pazzesca, a cui noi tutti avevamo assistito. questo, la rottura con Claudia, era un fatto. il resto ne costituiva la conseguenza: molteplice, contraddittoria, dolorosa."



Amiche e amici qui convenuti un cordiale, anzi un affettuoso saluto. Mi chiamo G.M. e forse qualcuno di voi sa che la mia occupazione primaria è l'arte scrittoria. Di me non si sa molto, nel senso che sono pochi coloro che mi conoscono e che io conosco. Quei pochi che possono affermare di conoscermi - bè, ne sanno fin troppo, e io sinceramente vorrei che non sapessero così tante cose...
No, amici, non ridete! Davvero ho un passato di cui vergognarmi...o perlomeno taluni passaggi di questo passato che è - ahimè - diventato, quanto a durata, tristemente ingombrante...Sì. Insomma non sono più giovane. Detto molto banalmente.

- Il Titolo

Ma riprendiamo. Intanto 2 doverose quanto necessarie precisazioni. Ciò a cui avrete (spero) la pazienza di assistere è la prima di un breve ciclo di conferenze che si prefigge lo scopo di presentare il mio secondo romanzo, che è più o meno in uscita e che si intitola Ege Bamyasi, titolo preso in prestito da un disco del gruppo progressive tedesco fine sessanta e inizio settanta conosciuto con il monicker di CAN. Quando decisi di parlare in pubblico di questo libro avevo una duplice prospettiva / possibilità. Presentarlo a giochi fatti, mostrandolo come un ostensorio, firmandone copie e distribuendole come altrettanto ostie sconsacrate, oppure parlarne in assenza di esso, e in tal modo raccontarne la genesi. Ho scelto questa seconda strada per 2 motivi: la non certezza di vedere mai pubblicato il suddetto EB, e la voglia impellente di parlarvene. Ma per parlare di una cosa in cui credo ma ancora immateriale non avevo altra scelta che raccontarvene il parto.
La seconda propedeutica precisazione riguarda il brano che ho letto in apertura di questo primo appuntamento. Esso è tratto da Ege, e ne costituisce l'abbrivio. Durante l'arco di queste 3 conferenze ho pianificato la lettura di stralci del libro, di cui l'abbrivio di cui sopra ne è un primo esempio, ma più che brani si tratterà di semplici passi, talvolta brevissimi, il cui scopo dovrebbe essere quello di esemplificare un dato punto attinto nel corso della mia, spero non troppo tediosa, illustrazione. Brani che sarò io stesso a leggervi, ma se qualcuno si offrisse alla bisogna farebbe cosa gradita.
Cominciamo dal titolo. Perchè ho utilizzato un altro titolo per darne uno al mio virgulto? Perchè il mio primo romanzo si intitolava Tago Mago, ossia un altro disco dei CAN. Scelsi il titolo Tago Mago perchè suonava bene, e credo che i CAN stessi furono guidati nella scelta da mere ragioni fonetiche. Tanto Tago Mago quanto Ege Bamyasi non significano nulla, nè per me nè per i CAN. Ma la differenza tra me e il kraut combo teutonico è la seguente: mentre per loro la ragione fonetica è unica, per me è doppia: oltre a questa c'è stata infatti la volontà di omaggiarli, dal momento che i CAN sono uno dei miei gruppi preferiti di sempre. Ed ecco, come già accennato, l'ultimo tassello del quadro: poichè il mio primo e finora unico romsnzo si intitolava TM, era opportuno connettermi logicamente ad esso utilizzando un titolo affine, e EB è connesso a TM in quanto ambedue rappresentano 2 album dei CAN. In definitiva io ho utilizzato i CAN, dando a una loro invenzione una valenza che loro per primi non hanno potuto, logicamente, sfruttare appieno.
Ma proprio questa connessione cercata tra la seconda intitolazione con la prima ne rivela il disegno: dare un seguito a Tago Mago. Ege, in verità, non è la prosecuzione di Tago. Non lo è narrativamente, parla di altro. Ma è affine a Tago. E questa affinità era nel mio intento, e ho potuto constatare a cose fatte. Già prima di scrivere Ege sapevo che Ege si sarebbe intitolato così. Lo volevo. E credo di esserci riuscito perchè, rileggendo Ege, ritrovo la tempiere di Tago, benchè - e questo sinceramente me lo auguro, me lo auguro in quanto per ragioni obiettive in questo caso il giudizio spetterebbe più che a me a un lettore che non si chiami G.M. - Ege sia più compiuto oltre che, azzarderei, più maturo.
All'obiezione: ma perchè rinunciare a dare un titolo che rispecchi in qualche modo il contenuto etichettato? Io potrei rispondere ponendo un altro quesito: ma secondo voi, nella storia della letteratura, quanti sono i titoli che realmente ne rappresentano uno? Meno di quanto si creda. E comunque la mia scelta è andata proprio nella direzione di evitare tale riferimento. La mia, tanto per il primo quanto per questo romanzo, è stata una scelta metaletteraria o, se vogliamo, autoreferenziata. Metaletteraria (o autoreferenziata) in quanto, rendendo il capitolo/titolo a sè stante, sganciato dal testo, ho fatto sì (o per lo meno ho cercato di) che si edificasse (tentasse di edificare) una prima poetica, un primo dato identificativo e unificante di quell'insieme verbale che il signor G.M. ha avuto ed ha la scarsa avvedutezza di permettere di fuoriuscire da sè e - avvedutezza ancora più marchiana - di ritenerla meritevole, se non proprio di una lettura approfondita, perlomeno di una rapida scorsa, e questo non soltanto da parte di amici e parenti, ma dal prossimo inteso come categoria generale e quindi altresì definibile: varia umanità...
Scusandomi con voi per questo accesso delirante e vacuamente onnipotente, direi di passare oltre per affrontare il cosiddetto enigma delle tre città.

- L'Enigma delle Tre Città

Vedete amiche e amici, io detesto parlare di me. Eppure ne parlo, ne parlo fino al parossismo, e questo baraccone confuso che si articola in 3 fasi di cui la prima è la presente ed è in atto - ne è la grossolana e mai sufficientemente autoironica manifestazione visibile. Ma a me sinceramente non piace parlare di me, perchè quel tale una volta mi insegnò che non esiste alcun mito scevro di autocompiacimento, e non esiste nessun autocompiacimento che sia privo di una vacua e letteraria lusinga. E a me, per uno come me, sta cosa non garba nè punto nè poco. Eppure ho accettato di parlare di una cosa uscita da me, e perciò ho accettato di parlare di me, e quindi sarebbe perfettamente inutile fare finta di nulla, evitando di parlarvi di un mito, quello delle 3 città. Quel mito, il mio mito.
Bologna/Brescia/Bolzano. Bologna barra Brescia barra Bolzano. Che rappresentano queste 3 città? Le 75 pagine di cui Bologna barra Brescia barra Bolzano costituisce l'intitolazione che cosa significano? A chi appartengono?
Facciamo un passo indietro. Nel 1992 avevo avuto dei seri problemi di salute. All'epoca quelli che mi conoscevano sapevano che suonavo e che per il resto facevo ammattire i miei genitori. Fui ricoverato 3 volte. Mio padre, nel frattempo, morì. Mia madre impazzì. Mio fratello, prendendo in mano la situazione, salvò capra e cavoli. A lui devo tutto, per quanto ci detestiamo cordialmente, da sempre. Uscito dall'ultimo ricovero in ordine di tempo, decisi che non avrei più calcato i palchi del mio rock inutile e che mi sarei dedicato allo scrivere, come mio padre aveva, ancora più che auspicato, predetto. Scrissi Tago Mago in 3 settimane, e naturalmente mi fu detto che ciò che avevo buttato giù con impeto e passione era impubblicabile. Un mese dopo, durante un ulteriore ricovero, dentro (accerchiato) la triste corsia di una struttura ospedaliera efficente non meno che mortifera, scrissi BBB (abbrevio per comodità). Era un racconto lungo, lungo 75 fittissime pagine. La storia del mio amore per P., le tre tappe topografiche del mio amore per P. La storia di un addio a cui non volli rassegnarmi. Un addio che si trasformò in un inseguimento, e che finì molto male (per me, per P. non lo so). BBB (che considero il mio capolavoro) ebbe un clamoroso successo clandestino. Nonostante si presentasse sotto la trasandatissima veste del ciclostile, nonostante non recasse neppure il nominativo del suo autore. E gli amici non credevano che ne fossi io, l'autore. Non lo credevano perchè Tago era una cosa, BBB tutta un'altra.
Eppure BBB è il nucleo di Ege. E Ege è Ege perchè porta BBB, il suo nocciolo, sul medesimo piano di Tago.
BBB è un libro enigmatico anche perchè assolutamente non reperibile. Io stesso non ne conservo la minuta, in quanto mi fu sottratta per una sorta di vendetta molto, molto femminile.
Scrissi Ege rovistando nella memoria. Cercando disperatamente di sciogliere l'enigma delle 3 città. Sì, enigma. Perchè il tentativo di fare riaffiorare alla mente i passi, gli snodi, le pagine, di quel ciclostile, mi è costato uno sforzo terribile. Più di una volta ne ho pianto, mi sono disperato, ho creduto di non riuscirci. Mi è stato fatto un torto inimmaginabile, e chi me l'ha fatto io non perdono. Alla fine l'enigma non è stato risolto, perlomeno del tutto. Ma in gran parte sì. E Ege penso sia riuscito a recepire lo spirito di quello stato di grazia. Ma, amiche e amici, il dubbio sussiste, non lo riesco a dissipare. Ed è snobaile in una serie di quesiti tutti attinenti al rammarico di non sapere, di non avere la certezza, che BBB sia stato effettivamente travasato in Ege. Certi giorni ne ho una consapevolezza quasi divina, certi altri ne ho una contraria, satanica. Non riesco a ponderare con equilibrio. Non ho equilibrio nè moderazione. D'altronde tali caratteristiche non sono certo il dato precipuo del mio carattere...
"il telefono giallo. mille pezzi. lei mi evitava, pur presente"
e ancora:
"mattino che stenta a partire, nebbie che ingolfano le strade, automobili che sfilano senza rumore come il silenzioso corteo di un funerale - giorno. il bacio notturno. l'enigma di quel bacio e la speranza infranta"

Amiche e amici, amatevi l'un l'altro. Peace, peace, peace.









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distruggiti con moderazione vecchio paper (Fet)
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