partie non è come ritornare

a scuola da noi un ragazzo inglese decise di tornare in patria causa problemi familiari. all'aeroporto scorsero lacrime. gli abbracci furono qualcosa di più di semplici abbracci ma vere e proprie compenetrazioni.
i giorni seguenti ci sentivamo come storditi, avevamo vissuto l'evento come un addio, e l'elaborazione del lutto richiedeva ancora pazienza da parte nostra, suoi amici e compagni.
ma nemmeno una settimana dopo, quando noi ci trovavamo ancora per così dire in "convalescenza", accadde un evento imprevisto, spiazzante: Luther era tornato. a casa sua qualcosa era capitato, il problema probabilmente era stato rapidamente risolto, e lui rientrava in Italia come se niente fosse. ora, se era logico che all'arrivo al Marconi non ci fosse nessuno di noi, perché nessuno di noi era stato informato del suo rientro, molto meno logico (così per lo meno all'epoca mi sembrò) fu il totale disinteresse provato da noi non appena Luther entrò in classe come se niente fosse, come se la sua assenza fosse dovuta a una semplice malattia. sì, parlammo, chiedemmo e lui spiegò. ma la freddezza formale e quasi risentita di tale apparato di accoglienza era evidente, percepita da tutti, persino dalla prof.
ricordo che mi meravigliai molto di tutto questo e del mio stesso sentire. mi meravigliai e me ne dispiacqui. sentivo chiaramente che se Luther aveva commesso un errore era stato quello di ritornare, per lo meno ritornare così presto.
a distanza di tempo posso dire di essermi sbagliato, di avere ragionato non correttamente.
Luther non sbagliò certo a ritornare, che colpa poteva avere in ciò? il suo errore fu all'atto di partire, permettere di ammantarlo di un significato celebrativo che non aveva, non poteva avere ragione d'essere. non bisogna trasformare ogni partenza in un addio. non è bello, è fuorviante. è sinonimo di leggerezza quando non di malevolenza.
la parabola popolare di Luther prese da quel momento una piega discendente. si ruppe il legame solidale che per un anno intero ci avevo tenuto avvinti a lui e alla sua esotica eccentricità. a scuola continuava ad andare male, ma adesso nessuno più era disposto a soccorrerlo con spontaneità.
in seguito ebbe a che fare con l'eroina e ne sopravvisse, pur restando l'hippie gallese che fondamentalmente era sempre stato.