07.05.2011.
Dusan Mladjan e Ian Savoy durante il confronto
di campionato dello scorso mese di marzo.
(TI-PRESS/PUTZU)
Lugano-Olympic, scatta la finale.
I bianconeri hanno già vinto Coppa Svizzera e Coppa di Lega,
i friborghesi vogliono almeno il titolo.
di Dario ‘Mec’ Bernasconi.
Finalmente, dirà qualcuno dopo dieci giorni di astinenza, oggi inizia la serie della finale dei playoff maschili, come sempre al meglio delle cinque partite. Si comincia oggi alle 17.30 all’Elvetico, quando i Tigers affronteranno l’Olympic Friborgo.
Le due squadre vengono da due serie quasi identiche: due volte 3 a 0 per il Lugano, due volte 3 a 1 per i burgundi. Un Lugano che ha messo a frutto sia le due partite casalinghe sia la prima trasferta contro Massagno e Monthey, mentre l’Olympic ha concesso una vittoria al Boncourt nel Giura in gara 3, e una sconfitta interna, in gara 1, contro il Ginevra.
In finale sono quindi approdate le due squadre che, con Vacallo, erano nel lotto delle favorite.
Il Lugano, tenendo fede alle previsioni di fine settembre, ha sinora vinto le due coppe, mentre l’Olympic è uscito in semifinale di Coppa Svizzera e ha perso la finale di Coppa di Lega. Da una parte una compagine che ha un due su due, dall’altra una squadra con le mosche in mano. È chiaro che, davanti al traguardo di un 3 su 3 o a quello di vincere almeno il titolo ci siano molte differenze. Il Lugano viaggia convinto dei propri mezzi ma sa che l’Olympic è una squadra esperta e abituata a questi finali di stagione.
L’Olympic può giocare senza aver nulla da perdere, perché se perde è pur sempre contro i favoriti della stagione. Ciò non toglie che, quando si scende in campo per giocarsi le gare di finale, c’è la necessità di resettare quanto è successo prima per non farsi condizionare troppo dai risultati, siano stati positivi o negativi. In ogni caso, se vuol vincere il titolo, Esterkamp e compagni devono riuscire a vincere almeno una volta all’Elvetico, al Lugano basta non perdere in casa. Sotto questo aspetto i bianconeri sono ovviamente favoriti.
Equilibri, si diceva, che a volte possono essere sovvertiti dalla super prestazione di qualche giocatore, da una controprestazione di un altro. Tutti elementi, dai rimbalzi alle palle perse, che fanno da ingredienti fondamentali in una sfida di questo livello. E se in casa bianconera, almeno fino a ieri sera, non c’erano feriti, l’Olympic gioca senza Oliver Vogt, il pilastro biancoverde: una pedina molto valida nello scacchiere di Leyrolles, un punto fermo per la sua concretezza ai rimbalzi e anche nei tiri dai tre punti.
Ma l’Olympic è, innanzitutto una squadra, e quindi chiediamo a Joe Whelton come vogliono affrontarla i suoi giocatori:
«È una sfida molto aperta, senza dubbio. Loro hanno forse una minor pressione, dato che i favoriti siamo noi e non hanno Vogt: due elementi che possono metterli nella condizione di giocare a viso aperto, senza paura».
Ma voi ne avete di paura?
«Noi abbiamo grande rispetto dell’Olympic, perché è una squadra solida, molto forte in ogni angolo del campo e ha otto giocatori in grado di scendere in campo con grande impatto agonistico. Non possiamo speculare su nessuno, ogni palla andrà giocata con la testa e con la grinta».
I tuoi giocatori sono pronti?
«Certamente: siamo a tre passi da un traguardo importante e tutti vogliono vincere. Sarà importante avere la massima concentrazione sul campo, fare le cose giuste al momento giusto: abbiamo gli uomini per farlo e quindi spero proprio che accada questo».
Cosa temi in particolare?
«L’assenza di Vogt farà aumentare l’impegno di tutti per ovviare a questa assenza: dovremo evitare di lasciare loro rimbalzi offensivi, perché, come ho visto contro il Ginevra, loro li sfruttano benissimo. E poi dobbiamo cercare di dare peso in ogni angolo del campo per stancarli, per non lasciarli ragionare troppo».
E sul piano nervoso?
«È chiaro che simili situazioni di sfide portino con loro diversa tensione: dovremo essere bravi tutti ad aver il controllo, a non lasciarci distrarre dalle possibili provocazioni o da qualche fischio arbitrale sbilenco. In queste gare occorre la massima determinazione in tutti gli ambiti, non ci possiamo far distrarre da fattori che sono tutto sommato marginali».
Vincere gara 1 significa già mettere un buon fieno psicologico in cascina.
«Certamente, non dobbiamo lasciare l’inerzia della serie e della gara a loro. Dobbiamo essere bravi a tenere il controllo della gara dal primo all’ultimo minuto: poi vedremo cosa faranno loro, perché sono bravi, esperti e forti: sarà una bella sfida, ne sono certo».
La finale è quindi lanciata: l’Olympic parte con un minimo di percentuale in meno nei pronostici, ma è un minimo che, come si diceva prima, potrebbe anche essere sovvertito. Nell’ultima sfida all’Elvetico il Lugano si è fatto rimontare da +16: questa è un’altra gara, ma è bene ricordarsi che Smith e compagni sono giocatori che non sono mai morti. Se il Lugano farà il Lugano sarà un certo tipo di gara, magari un po’ unidirezionale: ma se concede ci sarà da soffrire.
Tutti all’Elvetico quindi per questo finale di campionato che ci aspettiamo di grande livello.
Due parole sugli arbitri,(PIZIO F./MUSARD D./CLIVAZ S. - Comm. CAMBROSIO G.) tre internazionali. Ci auguriamo siano all’altezza della situazione e siano il meno protagonisti possibile. Il basket ha bisogno di linearità di giudizio e un buon metro. Speriamo di non vedere più l’alternarsi di centimetri e decametri che tanto irritano i giocatori e rovinano le sfide.
BY