Lugano-SAM: arriva il quarto derby .
All'Istituto Elvetico (17.30) si affrontano due squadre imbattute da tre turni .
di Mattia Meier .
Arriva quindi il quarto derby della stagione 2009/2010, l'ultimo per quanto riguarda i primi due turni di campionato. I bianconeri, come confermato da Abukar, sono ancora in fase di transizione per quanto riguarda il cambio in panchina. In queste prime due settimane coach Whelton si è concentrato maggiormente sulla condizione fisica (da lui stesso definita scarsa) della sua squadra più che sugli aspetti tecnici e tattici, ragion per cui ci si può aspettare un Lugano tonico ma ancora «attaccato» alle vecchie abitudini (pickandroll e uno contro uno).
Massagno dal canto suo è una squadra in crescita, sul piano sia tecnico sia mentale. Piano piano Aiolfi comincia a raccogliere quanto seminato in questi suoi primi mesi in panchina e a guadagnarci ovviamente è tutta la SAM. L'innesto di Hines ha inoltre portato un giocatore sì in là con gli anni (39), ma che porta con sé un bagaglio tecnico e d'esperienza che può solo essere utile ai massagnesi.
Basterà per battere i Tigers? Difficile a dirsi, perché una squadra tonica che dispone di otto elementi di talento da ruotare difficilmente è soggetta a cali fisici nella stessa partita e quel che è certo è che la SAM dovrà giocare 40 minuti al massimo per sperare di portare a casa la vittoria.
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«Basterà giocare come sappiamo» .
MOHAMMED ABUKAR (LUGANO) .
di Mattia Meier .
Quando l'anno scorso debuttò con la maglia dei Tigers, lo fece con il botto. Correvano le semifinali playoff e il Lugano, sotto 1-0 contro l'Olympic, tagliò il «ribelle» Wells per sostituirlo con lui, Mohammed Abukar, il quale rispose subito presente e in gara-2 realizzò ben 25 punti. Poi i bianconeri raggiunsero le finali (grazie proprio al contributo decisivo di «Mo»), dove persero dalla SAV. E così in estate i dirigenti ticinesi non ci hanno pensato due volte a rifirmare lo statunitense, il quale però quest'anno al momento non sembra lo stesso giocatore che risultò immarcabile per Friburgo. Ma anche se glielo si fa notare,
Abukar non fa una piega e ti spiega:
«Quando sono arrivato qui l'anno scorso non mi conosceva nessuno, dagli avversari al pubblico, quindi anche le aspettative erano «limitate». Ora però è diverso, non sono più una novità per cui soprattutto gli avversari sanno cosa posso o non posso fare, il che significa che ogni gara troverò qualcuno che si presume sia preparato ad affrontarmi. Però questo non m'influenza, so che tipo di giocatore sono e cosa posso dare alla squadra, e le aspettative della gente non mi spaventano, la pressione è un'altra cosa».
E che giocatore è Abukar?
«Cerco sempre di dare il massimo per la squadra, affinché raggiunga gli obbiettivi prefissati. Se questo vuol dire dare un assist, allora darò un assist, se devo segnare segno, e così via...».
A Natale è cambiato l'allenatore. Quali differenze hai trovato tra i coach?
«Il cambiamento maggiore è l'intensità degli allenamenti, che è aumentata, anche perché prima avevamo delle difficoltà linguistiche con Renato. Ora invece tutti capiscono al volo, e quindi si perde meno tempo. A livello tecnico tattico è ancora presto per dare un giudizio, ci allena solamente da un paio di settimane e abbiamo giocato solo un paio di partite. Quello che posso dire è che Whelton è davvero un buon coach, amico dei giocatori sia dentro che fuori dal campo».
Stessa domanda per il playmaker:
«Anche qui è difficile ancora esprimere un parere che possa essere definitivo. Alon è un giocatore molto furbo, uno di quelli che pensa prima a passare e poi a tirare, nonostante sia un ottimo tiratore. Penso che per noi sia il giocatore ideale».
Domani c'è il derby...
«La SAM la conosciamo, è una squadra che gioca con grinta, cuore e intensità che però dispone anche di ottimi giocatori, sia sul perimetro che sotto canestro. Ma il nostro compito sarà quello di preoccuparci di noi stessi, cercando di giocare insieme applicando quanto di nuovo imparato con Whelton. Dovremo essere veloci e precisi nell'esecuzione e soprattutto dovremo applicarci al massimo in difesa, settore nel quale il nuovo coach ci sta facendo lavorare duramente e maggiormente».
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«È una questione di esecuzione».
KAMERON GRAY (SAM) .
di ma.me.
All'arrivo di Kameron Gray alla SAM, la squadra del presidente Bruschetti non se la stava passando troppo bene. Quattro soli punti dopo otto partite, non certo un bottino degno di una squadra con ambizioni da playoff. Poi l'infortunio del deludente Hamilton e l'arrivo di Gray appunto. Il quale, insieme a coach Aiolfi, ha contribuito a riportare nuova linfa e nuovo entusiasmo ai ticinesi, che non a caso nelle successive otto partite di successi ne hanno colti quattro, entrando meritatamente in corsa per i posti che più contano.
E domani, per il playmaker statunitense, ci sarà una gara dalle particolari emozioni:
«Sto cercando di viverla come una semplice partita, ma so che non sarà così. A Lugano ho lasciato diversi amici, l'anno scorso siamo arrivati a un passo dal titolo, per cui un po' di emozione ci sarà».
Quali sono gli ordini di Aiolfi, in vista del match con i bianconeri?
«Sarà una questione di esecuzione, nel Lugano tutti i giocatori sono in grado di segnare e soprattuto tutti sono ottimi tiratori. Per ciò non dovremo lasciar loro possibilità di giocare in contropiede o per lo meno in velocità, perchè spesso ai bianconeri bastano un paio di passaggi per arrivare al tiro. Ma anche noi abbiamo i giocatori in grado di segnare, sia da sotto che da fuori, e meglio eseguiremo più grattacapi creeremo agli avversari».
E per quanto riguarda la «tua» partita?
«So che non dovrò strafare, ma anzi cercare di fare solo quanto è nelle mia capacità, cercando però di farlo al meglio. Il che significa che il mio compito sarà quello di far giocare la squadra servendo i compagni oppure concludendo io stesso, e magari rubare qualche pallone per avere canestri facili in contropiede. Dovrò giocare bene insomma, ma con la squadra, per la squadra».
Dal Lugano alla SAM, significa anche dover essere più leader:
«L'anno scorso non dovevo fare molto più di quanto mi venisse chiesto, avevamo una buona squadra con ottimi giocatori nella quale io ero «uno dei tanti», se vogliamo. Quest'anno invece devo essere più aggressivo, nel senso di essere più partecipe in spogliatoio, questo perchè è quanto probabilmente i miei compagni si aspettano da me».
Adesso siete in zona playoff, è più difficile arrivarci o restarci?
«Il difficile arriva adesso. Sapevamo di poter ambire ad un posto tra le prime otto, anche se forse l'attuale posizione sorprende un po' tutti all'esterno. Ora dovremo essere bravi a gestire il settimo posto, il che non è facile, perché più sali in classifica più aumenta il rispetto che gli avversari hanno di te. Se fino a qualche tempo fa ogni squadra quando ci affrontava si sentiva già i due punti in tasca, ora non è più così. E questo significa che d'ora in avanti ogni vittoria dovremo sudarcela e guadagnarcela»
by Corriere del Ticino