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Mulini a vento sulla diga la ricetta dell'Università
"Sì all´eolico, ma a certe condizioni"
di Ava Zunino
Mulini sulla diga foranea del porto di Genova
La diga foranea a Voltri è uno dei siti che l´Università di Genova, in uno studio di dieci anni fa, aveva giudicato "interessanti" per valutare l´installazione di pale eoliche con cui produrre energia dal vento. E´ la stessa area dell´intesa appena siglata da Enel e Regione per verificare un progetto di centrale eolica con 12 pale alte 100 metri. Un progetto che Italia Nostra, come ha spiegato a Repubblica il presidente ligure Giovanni Gabriele, seguiranno da vicino, scettici per il paesaggio e per la produttività. Corrado Ratto, professore di fisica dell´atmosfera alla facoltà di Ingegneria di Genova, è uno degli autori dello studio sui "Mulini a vento sulla diga foranea", realizzato nell´aprile del '98 dai Dipartimenti universitari di Fisica, Ingegneria Strutturale e Geotecnica, e dall´Istituto di Idraulica, per conto della Regione. «Quello studio - racconta - aveva tra l´altro presentato i risultati di simulazioni numeriche del campo di vento sulla diga foranea e sull´area circostante».
Cosa è emerso dall´analisi mirata all´eolico sulla diga foranea?
«Tra le altre cose, il fatto che l´intensità del vento presenta una notevolissima e continua variazione nei quasi 20 chilometri della diga dalla Foce a Voltri; mediamente, però, l´intensità aumenta nel procedere dalla Foce verso il torrente Cerusa. Una delle tratte di diga risultate più interessanti era proprio quella che, leggo, fa parte dell´intesa di Regione ed Enel, vale a dire l´estremo occidentale della diga di Voltri. Così come i fondali antistanti la costa in corrispondenza delle foci dei torrenti Cerusa e Leira; e poi anche l´estremo orientale del Molo Galliera, davanti alla la Fiera del Mare e alla Foce del Bisagno».
E´ proprio necessario pensare a pale altre 100 metri?
«Dallo studio è emersa proprio l´estrema importanza dell´altezza al di sopra della diga e della distanza dalla costa. Per meno risentire dell´effetto frenante dell´entroterra (accidentato e "rugoso") è necessario innalzarsi il più possibile sul livello del mare o allontanarsi il più possibile dalla costa. La seconda soluzione però era economicamente improponibile, per la profondità dei fondali. Unica eccezione i fondali davanti le foci di Cerusa e Leira».
Le vostre conclusioni?
«Lo studio concludeva raccomandando alla Regione di installare due torri anemometriche agli estremi delle dighe foranee del porto, per ovviare all´inconveniente di poter disporre (all´epoca, almeno) delle sole misure dell´aeroporto che è un´area meno esposta ai venti».
La Regione lo fece?
«Si, furono installate due torri alte 33 metri sul livello del mare e circa 25 sul sommo della diga e lì sono rimaste fino a pochi mesi fa quando sono state smantellate, suppongo perché danneggiate dalla ruggine. Ma purtroppo, per problemi tecnici non certo imputabili alla Regione, le torri non hanno fornito i dati che si sperava. L´Enel dovrà fare una valutazione accurata».
Le pale fanno rumore?
«Un rumore paragonabile a quello che il vento produce in presenza di altri ostacoli o manufatti, come alberi o edifici».
C´è poi l´aspetto estetico...
«E´ soprattutto questione di gusti e filosofie personali. Credo però che si possa dire che un solo aerogeneratore facilmente stona rispetto ad un paesaggio, soprattutto se poco tecnologico (ma il paesaggio del porto di Genova è fra i più tecnologici), mentre un certo numero di aerogeneratori, opportunamente disposto, contribuisce a creare il paesaggio e secondo me possono essere bellissimi».
(25 marzo 2008)