Eluana ora riposa in pace....

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Alienaccia
00martedì 10 febbraio 2009 15:05
cosa ne pensate?
Ultimamente non si è parlato di altro, si è speculato troppo sul dolore di una famiglia...giorno dopo giorno, una battaglia lunga 17 anni che oggi sembra aver avuto fine...voi che ne pensate?

.::news da Repubblica::.


La donna da 17 anni in stato vegetativo morta per un arresto cardiaco
Applausi e insulti davanti alla clinica "La Quiete".
Ieri sera l'addio ad Eluana
Il padre: "Ora voglio stare solo"

È morta alle 19.35, il papà viene avvisato poco dopo. Solo lo scalpiccio dei piedi degli infermieri e lo sfogliare delle carte, questi sono i rumori davanti alle stanze dov'è morta Eluana Englaro, 38 anni. I volti dei primi malati si affacciano alle finestre, una vecchietta con gli occhi lucidi e un'altra che sorride nella vestaglietta azzurra, i vecchi conoscono la morte e l'aspettano, come l'aspettavano questa donna in stato vegetativo e la sua famiglia.

E ora che Eluana è morta, ora che se n'è andata - e viene quasi voglia di dire che aveva proprio fretta di andarsene - molte altre vite cambieranno, e non saranno più le stesse. A cominciare dal suo custode sulla terra, il papà. Questo papà Beppino che ieri riceve questa telefonata che non si aspettava. E mentre solleva la cornetta si trova all'improvviso di fronte a una morte che lo solleva e nello stesso momento l'abbatte: "L'unica cosa che chiedo ai veri amici è di non cercarmi, sono fatto così, chiedo che mi rispettino in questo modo. Ho fatto tutto da solo, l'ho portata a questi livelli da solo e voglio finire da solo", dice, le parole in un soffio.

Per lui non sarà facile viaggiare, venire qua, sistemare le cose, aiutare sua moglie Sati, malata, molto malata, a resistere davanti alle ondate. Superare questa morte sono gli ennesimi sforzi di una coppia che ne ha passate tante. Poi che cosa resta, se non lasciar defluire il dolore? Come Eluana ci ha messo diciassette anni a morire, a riprendere quello che credeva fosse il "cammino naturale" di una morte interrotta da una rianimazione che non rianima, così papà Beppino e mamma Sati ci hanno messo diciassette anni a convivere con morte-non morte, vita-non vita della loro figlia unica.

Chiedevano silenzio, non l'hanno avuto, non è stato concesso nulla, a volte nemmeno la pietà. E se Eluana in questi diciassette anni è rimasta assente da tutto, il papà è stato presente in tutto. Se lei veniva considerata "morta" dal 18 gennaio del '92, il papà che tante volte si chinava sulla figlia per una carezza, per dirle "Eluanina, hai visto chi t'è venuto a trovare?", adesso non potrà toccarla più e salutarla più. Potrà lasciare che quel suo corpo provato dalla malattia, dallo stato vegetativo, sparisca per sempre da un letto. Da quel letto dove, sino a poco fa, c'era: "L'unica cosa che mi dispiace davvero - dice l'avvocato Vittorio Angiolini, chiamando nella clinica - è che quel povero padre non ha potuto stare tranquillo nemmeno in un momento come questo", si commuove il legale. Cambia così, la vita del padre, da ieri: diventa assenza senza scampo.

Sono 19 quando dentro La Quiete si comprende che qualcosa non va, nella piccola Eluana. Piccola perché tutti quanti, suo padre, sua madre, le stesse suore, forse inconsapevolmente, non la trattavano né come un'adulta, né come una malata, ma come una bambina neonata: "Eluanina piccolina, come stai oggi?", con il tono che si sente nelle nursery. Tanta dolcezza, intorno a lei. Non era una bambina, era una donna che la vita aveva rubato a se stessa. Il respiro ieri si fa dunque affannoso. I medici parlano di "chetoni", si capisce che il respiro diventa rantolo, si ferma, ci sono state complicazioni ai reni, il cuore non ha retto.
Viene "fatto" il tracciato cardiaco, un lungo tracciato: poi ecco diagnosticata la fine di questa bambina, ragazza, donna, malata, moribonda, la povera Eluana che nessuno conosce più da tempo. La data dell'autopsia, stabilita dal protocollo, sarà fissata oggi.

Nemmeno da morta Eluana starà del tutto in pace: è stata ed è un caso clinico. Non sono troppe le persone al mondo che hanno vissuto così a lungo in stato vegetativo, c'è chi dice che è stata curata bene, chi dice che è il frutto di un accanimento terapeutico: bisognerà analizzare lo stato del cervello.
Tante vite cambiano così dentro la clinica, dove non ci sono parenti, anche se da Paluzza sta correndo zio Armando: "Ma che volete che uno dica in questi momenti?". Ci sono medici, infermieri, carabinieri, Digos, consulenti della Procura. E' la morte più pubblica e più privata alla quale tocca di assistere. Con gente che dice: "Ce l'abbiamo fatta", e altri che da fuori urlano "Assassini".

Il primario Amato De Monte, l'uomo che ha avvisato il papà, è un friulano, come il padre. E' un uomo che ha letto come si poteva fare a rispettare la volontà di questa ragazza ed è andato avanti per la sua strada. Ieri, con le scarpe bicolori, la camicia bianca, i pantaloni grigi, la giacca sbottonata parla con il sindaco Furio Honsell, entrato anche lui nella clinica. Ma ha gli occhi lucidi, è il primo medico in Italia che alla luce del sole e senza sotterfugi, come chiedeva il padre, ma ubbidendo a un protocollo che mescola giustizia e sanità ha svolto la parte più al limite di questa vicenda umana già al limite.

Non è un caso che De Monte da alcuni giorni giri con la scorta della Digos: potrebbe diventare l'obiettivo di qualche pazzo arrivato a Udine in nome della confusione tra respiro e vita, tra fede e potere, tra politica e abuso.

Mentre Eluana resta nella sua stanza, prima di essere portata all'obitorio, fuori continuano a suonare le campane. Aumenta la gente che piange, che prega, che sgomita, che s'insulta. C'è l'arcivescovo che parla di pace e arrivano messaggi da ogni parte d'Italia, da ogni angolo della politica. Intorno a lei ci sono stati amore e violenza, voglia di pace e voglia di guerra. Il suo cuore s'è fermato, le voci intorno non si placano.
Cambiano dunque le vite di quelli che si sono messi ad aiutare papà Beppino. Nella clinica arriva Gabriele Renzulli, è un ex parlamentare, era una sorta di ministro della Sanità di Bettino Craxi.

La clinica "Città di Udine" aveva appena sottostato al diktat, qui considerato disumano, del socialista Sacconi e dell'ex radicale Roccella e lui dal tavolo di Fred, in via del Freddo, già chiamava altre due cliniche, studiava la più adatta, tesseva la tela di relazioni umane, non politiche, che hanno aiutato la famiglia Englaro. Renzulli china la testa: "Ho parlato con Beppino, lo sento così così. Ma come deve stare pover'uomo? Il Friuli non gli ha voltato le spalle, questo deve fargli piacere, ce l'abbiamo messa tutta". Sono i "Davide di Udine" che hanno sfidato il Golia romano.

Lo ascolta il sindaco Honsell, altro personaggio determinante per far uscire dalla clinica di Lecco la paziente, rispettarne le decisioni e i sentimenti. Parla del "coraggio civile della città". E aggiunge subito una frase che resta nel suo cuore: "Ringrazio papà madre e figlia per lezione di dignità umana che ci hanno dato, sì anche la figlia, che non voleva questa vita. Ho letto la sentenza della corte milanese, bisognerebbe farla studiare nelle scuole, si capisce chi era Eluana", questa ragazza che sta a poche decine di metri da noi che parliamo, che cerchiamo di sapere, che viviamo.

Solo Eluana, che aveva il colore di una candela, le braccia anchilosate, lo sguardo perso nel nulla, sembra restare se stessa, anche in questa morte. Una povera figlia, una vittima. Una donna senza più parole, senza sorrisi, senza gratitudine, affetto, dolore, sapore, dolore. Una ragazza scippata dalla vita, dalla famiglia, dai sogni. Ma, adesso, una ragazza che finalmente può riposare in pace, lontano da candele, chiacchiere, bugie. Purtroppo, anche lontana dalla pietà di molti.
"Il destino sa essere una beffa. Sapete che cosa mi diceva la suora di Lecco? "Sta quieta, Beppìn, sta quiet", stai quieto. E la mia Eluana - diceva Beppino nei giorni scorsi - va a morire proprio in un posto che si chiama "La Quiete?"". Un posto dove la quiete vera tornerà, ma chissà quando.
version
00martedì 10 febbraio 2009 15:24
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riporto quanto scritto sul blog di vittorio zucconi

"Se c’è un Paradiso, la signorina Eluana Englaro ora sicuramente ci abita. Se c’è un Purgatorio, è già stata rinchiusa là dentro per 17 anni, senza colpa. Se c’è un Inferno, spero che ci vadano i farabutti che hanno speculato e speculeranno sul suo corpo."

il blog è questo
zucconi.blogautore.repubblica.it/

e secondo me è molto interessante...ovviamente non è l'unico post sul caso di eluana...


ma personalmente dico solo Alleluja...

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mara rebel
00giovedì 12 febbraio 2009 20:27
Re:
version, 10/02/2009 15.24:

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ma personalmente dico solo Alleluja...

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QUOTO [SM=g1436928]
marmaduk
00martedì 17 febbraio 2009 17:26
quando ho appreso della sua morte paradossalmente sono stata molto contenta per lei ma sopratutto per la sua famiglia.
Per tutte le polemiche che sono state fatte sul caso sono rimasta davvero schifata, no commet.
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