Erbe: GRANO

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BoudicaEnergy
00martedì 6 luglio 2010 13:16
La pianta del sacrificio e della rinascità...
GRANO
(Triticum)

Il frumento era detto frumentum in latino, dal verbo fruor = godere, fruire di qualcosa. Triticum deriva anch'esso dal latino: dal verbo tero = strofinare, trebbiare, pestare, tritare.
Frumento è il nome comune delle piante appartenenti al genere Triticum, della famiglia Graminacee, indicate anche col nome di grano.
È il cereale di più antica coltura (vi sono tracce in Iraq, risalenti a 5000 anni fa).
Esso cresce ovunque, tranne che nelle fasce tropicali. La pianta produce infiorescenze in spighe. I frutti sono cariossidi e, se macinati, producono farina.
Il termine italiano viene usato per indicare sia la pianta che le cariossidi di tali piante.
Il genere Triticum comprende 6 specie classificate in base al livello di ploidia (ossia al numero di cromosomi che compongono il genoma) ed alla composizione genomica.
Del grano ci sono due distinzioni fondamentali: Grano duro e grano tenero. Il grano tenero è la specie di frumento che, per il suo largo impiego nella panificazione e nella produzione di paste alimentari fresche, assume maggior importanza fra i cereali in coltivazione oggi. Il grano duro invece è un frumento largamente coltivato per le qualità delle sue farine.



Proprietà e alimentazione

Il grano duro e il grano tenero sono utilizzati per l'alimentazione umana. Il grano duro contiene più proteine di quello tenero. Dal grano duro si producono semole e semolati dai granuli grossi con spigoli netti, mentre dal grano tenero si ottengono farine dai granuli sottili e tondeggianti.
Le farine di frumento, in generale, sono utilizzate per la panificazione, per la produzione di paste alimentari, di biscotti, di dolci, ecc. In particolare il grano duro è utilizzato per la produzione di pasta alimentare e di pane in alcune zone, quello tenero per la produzione di pane e altri prodotti da forno.
Dalle cariossidi si ricavano anche amido e, previa fermentazione, alcool.
I principali componenti della farina sono l'amido ed il glutine ed inoltre destrina, zuccheri, gomme, piccole quantità di sostanze grasse, sostanze minerali, fosfati, sostanze coloranti e vitamine.
Inoltre, dalla coltivazione del grano deriva anche la paglia, impiegata per le lettiere dei bovini nelle stalle e per la fabbricazione della carta, e la crusca utilizzata come alimento per gli animali.

Tradizioni e usi

Il grano, pianta sacra legata alla Dea Madre e simbolo solare, veniva festeggiato in tutte le culture probabilmente fin dal neolitico (attraverso la figura della Dea Uccello, dispensatrice di vita) in quanto ricco di significati. Il chicco di grano è simbolo di morte e rinascita. Il chicco di grano dell’ultima spiga del raccolto rappresenta simbolicamente lo spirito della divinità del grano o del Re sacrificale il cui sacrificio consente di sopravvivere durante il periodo oscuro. Il suo Spirito è nel grano e nel granturco e la sua linfa viene versata sui campi. Così come il Dio muore nella raccolta, lui rivive dai suoi stessi germogli. Ecco così la leggenda del Dio che si sacrifica e che giacerà nel freddo grembo della Madre Terra per tutto l’inverno, in modo da assicurare così un nuovo raccolto ad ogni giro di ruota in una danza eterna. Il grano è perciò un simbolo che contiene in ogni sua spiga, in ogni suo chicco, la promessa di una nuova vita. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell'orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali. In questo ciclo il Dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere. Inoltre se notate anche la maggior parte (se non tutte) le divinità maschili e femminile legate ai raccolti e al grano discendono negli inferi e poi ritornano in superficie (un esempio famoso è il mito di Demetra e Cerere).
Nel mondo celtico invece è interessante soffermarsi sulla figura di Taliesin, o meglio di Gwion che, iniziato dalla Dea Ceridwen, percorre varie trasformazioni sciamaniche negli elementi mutando forma per fondersi con essi, per finire trasformato in grano, mangiato dalla Dea sottoforma di gallina, per poi alla fine del mito rinascere da lei come Taliesin, e perciò illuminato, ha ricevuto la sua iniziazione.
Riguardo il ciclo del grano e delle divinità che lo rappresentano, Roberto Fattore scrive nel suo libro “Feste Pagane”:

"Uno dei più importanti eventi dell’anno agrario nell’antica Europa era ed è ancora il raccolto del grano. Risalente all’Età Neolitica, la coltivazione dei cereali ha letteralmente plasmato tutte le civiltà europee e mediterranee: la farina e il pane erano la vita per le antiche popolazioni. La mitologia più antica narrò di due entità femminili, madre e figlia, che rappresentavano forse il raccolto maturo e il futuro raccolto da seminare, entrambe simboleggiate dall’ultimo covone mietuto, quasi a raffigurare la loro somiglianza e identità. Il folklore europeo ne parlò come la Vecchia del Grano, il vecchio spirito o la vecchia divinità che moriva al momento del raccolto per incarnarsi nella Fanciulla del Grano, raffigurata come una bambola formata con le spighe dell’ultimo covone e conservata come un talismano per tutto l’anno. In epoche precristiane queste due figure venivano chiamate dai romani e greci Demetra e Persefone, o Cerere e Proserpina."


Questa pianta infatti è legata sopratutto alla festività di Lughnasadh perché nelle campagne del Nord Europa dava l’inizio alla maturazione del grano e in occasione di questo periodo, in Gallia con un mazzo di steli ai quali erano state tolte le spighe venivano confezionate bamboline di paglia, chiamate le "Figlie del Grano".
Queste bambole rappresentano la Terra pronta per il raccolto, la Dea Madre. Le "Figlie del Grano" rappresentano anche la rinascita, poiché nascono dal raccolto che abbiamo ottenuto, e diventano il simbolo della prosperità che permetterà alla terra di dare nuovi frutti durante il ciclo successivo.
Tengo a precisare una cosa: Lo spirito del Grano ha vari nomi a seconda delle zone, si parla della Strega, del vecchio o della vecchia del grano oppure della fanciulla del grano, ecc…Ma è bene ricordare che sono tutte denominazioni per lo stesso spirito che abita nell’ultimo covone di grano e che chi lo falcia sarà maledetto. Infatti visto che l’ultimo covone era il simbolo dello spirito del grano, la Madre o Dio del Grano, si usava scagliare addosso gli attrezzi tutti insieme, cosi che nessuno sapesse chi aveva ucciso lo spirito. Questa usanza fa parte di un antico rito chiamato “dell’ultimo covone” che vedremo meglio in seguito.
Ci sono varie tradizioni e pratiche legate al grano (oltre ad attività manuali come per l’appunto le Figlie del Grano o la tradizione appena vista sopra) vediamone alcune:
Il grano, simbolo dell’abbondanza, viene a volte portato addosso o mangiato per stimolare il concepimento e la fertilità. I mazzi di Grano in casa attirano il denaro. I chicchi di grano in sacchetti dorati o verdi hanno il medesimo scopo. Se una persona invece vuole essere sicura di conservare la buona fortuna tutto l’anno, deve prendere un mazzo di spighe dell’ultimo covone mietuto e intrecciarlo a corona (o legarlo con un nastrino di seta rosso). Andrà poi appeso dietro la porta come talismano per propiziare la fertilità e come detto anche prima la prosperità economica. Anche le pannocchie vengono legate in mazzetti di tre, benedette in nome della Madre e conservate come simbolo di abbondanza. Oltre a ciò il grano veniva usato anche in riti d’amore e divinazioni. Si prende un pugno di grano secco (le cariossidi ovvero il frutto) e lo si getta sul tavolo pensando all’oggetto del vostro desiderio. A questo punto si interpreta poi la figura ottenuta dal grano: dovrete osservare con sincerità se il disegno ottenuto rappresenta un si o un no.
In molte parti d’Europa, ma in particolare in Scozia, vi è un rito antichissimo di origine celta, chiamato "dell’ultimo covone": i mietitori non tagliano un grosso ciuffo di spighe, che lasciano sul campo e vestono da donna, dandole il nome di Madre del Grano o Madre del Raccolto. Tutti gli abitanti della zona un tempo danzavano attorno a questo covone, che veniva lasciato sul campo come offerta di ringraziamento alla Madre Terra.
Un'usanza antichissima, diffusa in tutti i popoli, che persiste ancora oggi in alcuni paesi (come la Bretagna e la Scozia), era di lasciare incolto un pezzo di ogni campo, a disposizione dello spirito della Terra; al momento della mietitura gli si offriva un fascio di spighe, che veniva posato sul pezzo di terreno incolto. Il fascio veniva prelevato dall'ultimo covone dal quale si toglieva un pugno di chicchi, da mescolare alla nuova semina autunnale come simbolo di continuità tra la vita e la morte. Poiché il raccolto dava di che vivere, la mietitura era vissuta con grande sacrilità e attenzione.

La ballata di Jonh Barleycorn

Per approfondire il tema del Grano è interessante leggere e riflettere sulla storia del ciclo annuale dell'orzo e del grano o meglio la storia del suo spirito, Jonh Barleycorn.

In Irlanda, Inghilterra e Scozia spesso si canta una ballata popolare, intitolata John Barleycorn must die,incentrata su questo personaggio popolare, che è poi lo spirito dell'orzo, che narra del ciclo annuale dell'orzo, della sua trasformazione in farina e poi in birra e Wisky, che è molto simile al ciclo annuale dello spirito del Grano. Del testo della canzone esistono diverse versioni, raccolte in varie epoche, a partire dal 1600, da tradizioni orali precedenti, tra cui una versione più ampia curata dal poeta nazionale scozzese Robert Burns. Di seguito si può leggere la traduzione del brano nella versione più comune:

C'erano tre uomini che venivano da occidente, per tentare la fortuna
e questi tre uomini fecero un solenne voto
John Barleycorn deve morire
loro avevano arato, avevano seminato, loro avevano dissodato
e avevano gettato zolle di terra sulla sua testa
e questi tre uomini fecero un solenne voto
John Barleycorn era morto
lo lasciarono giacere per un tempo molto lungo, fino a che scese la pioggia dal cielo
e il piccolo sir John tirò fuori la sua testa e lasciò tutti di stucco
loro l'avevano lasciato steso fino al giorno di mezza estate e fino ad allora lui era sembrato pallido e smorto
e al piccolo Sir John crebbe una lunga lunga barba e così divenne un uomo
loro avevano assoldato uomini con falci veramente affilate per tagliargli via le gambe
l'avevano avvolto e legato tutto attorno, trattandolo nel modo più brutale
avevano assoldato uomini con i loro forconi affilati che avevano conficcato nel (suo) cuore
e il carrettiere lo trattò peggio di così
perché lo legò al carro
e andarono con il carro tutto intorno al campo finché arrivarono al granaio
e fecero un solenne giuramento sul povero John Barleycorn
assoldarono uomini con bastoni uncinati per strappargli via la pelle dalle ossa
e il mugnaio lo trattò peggio di così
perché lo pressò tra due pietre
e il piccolo Sir John con la sua botte di noce e la sua acquavite nel bicchiere
e il piccolo sir John con la sua botte di noce dimostrò che era l'uomo più forte dopo tutto
il cacciatore non può suonare il suo corno così forte per cacciare la volpe
e lo stagnaio non può riparare un bricco o una pentola senza un piccolo (sorso) di grano d'orzo.


John Barleycorn è la impersonificazione dello "spirito del grano", che si trova in tutte le società agricole fino dalla preistoria, a volte in forma maschile a volte in forma femminile (la madre del grano). Lo spirito del grano è la spiegazione mitica del mistero contenuto nel continuo rinnovarsi della vita: dai semi del grano vecchio (che muore) nascerà l'anno successivo il nuovo raccolto. E la nascita del grano nuovo, e quindi del cibo, fonte principale e quasi unica di sostentamento e vita nella civiltà contadina, non era certo un fatto secondario, e giustificava attenzioni particolari, fino in alcuni casi a sacrifici propiziatori rituali, o, più tardi, a rappresentazioni allegoriche degli antichi sacrifici.

Perché lo spirito del grano doveva morire? Era una metafora del ciclo della mietitura, il grano crescente doveva essere mietuto, quando finiva era finito il raccolto, il mietitore che mieteva l'ultimo covone simbolicamente uccideva il raccolto di quell'anno, e quindi uccideva lo spirito del grano, e quindi in qualche modo prendeva su di sé la sventura della fine della vita, della morte.
Ma lo spirito sarebbe rinato l'anno dopo, bastava sincerarsi che morisse in modo certo per garantirne la rinascita, e quindi doveva essere inscenata una uccisione simbolica e inappellabile (nella canzone è il "voto solenne"), con le forme e la brutalità del sacrificio.
Le modalità simboliche dell'uccisione descritte nella canzone sono proprio quelle in uso nelle campagne inglesi del Devonshire e della Scozia fino ai primi decenni del '900.

Fonti:
www.wikipedia.it
www.musicaememoria.altervista.org
I giardini incantati di Devon Scott
Enciclopedia delle piante magiche di Scott Cunningham
Il Vischio e la Quercia di Riccardo Taraglio
Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev
Feste pagane di Roberto Fattore
La magia dei Celti di Laura Rangoni.
Incantesimi, presagi e filtri d’amore, antichi riti della civiltà latina e celtica di Paul Sébillot
Ripreso e rielaborato da un mio testo personale di cui posso quindi usufruire liberamente in quanto creato da me
BoudicaEnergy
00martedì 6 luglio 2010 15:58
Cancellate pure quest'ultimo messaggio, dopo aver aggiunto tra le fonti questo libro che ho dimenticato XD. Scusate il disturbo.

"La medicina celtica" di Marc Questin

Grazie. [ [SM=x728026]
Tana81
00venerdì 5 novembre 2010 22:42
Ma quante usanze che hai riscoperto?! [SM=g27837] sono preziosissime e credo fondamentali per poter tornare a guardare i campi di grano con gli occhi di una volta... [SM=g27836]
Grazie di queste bellissime informazioni...
[SM=g27817]



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