Sono fiera di appartenere a quella categoria di persone, ritenute fredde, concrete epoco affettuose, nell'altra ci sono quelli che io sento lontani, immaturi e poco stabili. Non che io sia stabile, ma so che significa esserlo. So che sono cinica a volte
: io preferisco definirmi realista.
Squilla il telefono, sono le otto di mattina e la mia sveglia è suonata da 5 minuti. Rispondo sentendo ancora il tepore della primavera tra le lenzuola. Finalmente il sole, ci voleva, ci voleva proprio. La voce dall'altra parte è
acuta e felice, io sento i
miei muscoli stirasi come quelli di un gatto che ha poltrito per ore. Biascico un buongiorno, e mi allungo su un come va. Le conversazioni iniziano sempre così anche la mattina presto. So già che arriverò al lavoro tardi, non
riesco mai a interrompere la chiamata quando
si tratta di lui.
E mi chiedo come mai visto che appartiene a quella categoria che stimo così poco.
Parliamo per una decina di minuti e va tutto liscio...bello questo risveglio penso dentro di me...poi mi infilo in discorsi
di cui so che mi pentirò.
Fino a quando quello che c'era tra di noi lo definivo amore,
credevo anch'io a quello che dicono tutti...invece mi ha portato via i sogni e ho capito che i sognatori non fanno per me. Per un po'
mi ha fatto vivere in quel pianeta, mi ha riempita di idee e utopie.
E' stato bello, fino a quando ho scoperto che loro sognano e non concretizzano. Che scappano davanti alle difficoltà
, che non sanno cosa sia la vita reale
E così ci infiliamo in una conversazione senza mai fine,
io la stronza cinica e lui l'eterno sognatore. Ti fa sentire bene fino a quando sei sua, poi ti svegli e il suo entusiasmo e la sua incostanza ti feriscono.
mi fermo qua
prima di tutto perchè sono cotta
secondo perchè vorrei parlarne con te.
la storia sembra più autobiografica di altre, perchè non ha la tua solita pulizia espressiva. e questo la rende meno fruibile, meno universale. mentre in realtà lo sarebbe...