Vi presento DINGHY!
DINGHY 180:
Minibarchino divergente da canna,
con finale "diretto e scorrevole"
(BREVETTATO)
Cari amici pescatori, vi è mai capitato, quando decidete di spostarvi, di lanciare un artificiale e quindi incamminarvi verso un altro tratto di spiaggia, lasciando lo stesso “in pesca” trascinandolo dietro, con la segreta speranza che possa interessare qualche pesce?
Io lo faccio spesso, anche perché non avendo il fuoristrada sono spesso costretto a fare lunghi tratti a piedi fino allo spot prescelto.
Qual’è il comportamento di questo artificiale così “trascinato”?
Semplice, percorrerà un tragitto obliquo che lo porterà inesorabilmente a riva il che ci obbliga, se si vuole continuare, ad effettuare un altro lancio e poi ancora un altro e così via...
Non vi nascondo che personalmente questa specie “usanza” mi ha dato, anche se solo in un paio di occasioni, dei risultati positivi, infatti una volta ho avvertito una tremenda “botta” in canna, ma avendomi preso alla sprovvista non ho fatto in tempo a ferrare ed ho perso quasi subito la preda, mentre un’ altra volta un bel serra non ha avuto scampo ed ha allietato la mia altrimenti magra giornata di pesca!
Questi episodi mi hanno fatto mettere in moto quei due neuroni che ho in testa e da allora ho cercato di pensare come poter migliorare questa mia specie di pratica e l’idea finale mi è venuta osservando, un giorno, un signore che trascinava faticosamente uno “zatterino divergente”.
A beneficio di chi non lo conosce spiego che si tratta di una tecnica di pesca, praticata in passato dai pescatori calabresi e siciliani i quali non potendo permettersi una barca, idearono questo attrezzo che permetteva loro di portare lontano le esche.
In pratica è una traina da riva che si svolge a piedi lungo la spiaggia, trainando una sorta di piccolo catamarano a mezzo di una lunga sagola alla quale sono collegati, solidalmente, diversi finali dotati di esche artificiali e/o naturali. Questo zatterino è costituito da due tavolette in legno delle quali una più grande ed una più piccola e sono tenute insieme da due assicelle. Sulla tavoletta più piccola vi è una sbarra a cui viene agganciata, tramite moschettone, la sagola per la traina.
ll principio “divergente” è dato dal fatto che durante il trascinamento in acqua la maggiore pressione della stessa contro la paletta più grande fa sì che la direzione sarà falsata e quindi lo zatterino tenderà inevitabilmente a... “divergere”, verso il largo.
Lungo la sagola di traino, tenuta in mano da riva, ad intervalli regolari sono collegati i vari finali, che variano da 10 a 20 e quando si avverte l’abboccata bisogna iniziare a raccogliere a forza di braccia la sagola sull’apposito sughero e trascinare la preda a riva cercando di contrastare oltre che la resistenza del pesce stesso, anche quella che offre lo stesso zatterino. E non è cosa da poco!
Si può quindi trarre la conclusione che il suddetto strumento, oltremodo ingombrante e voluminoso durante il trasporto (pur essendo smontabile), si dimostra molto valido in quanto ai risultati che si ottengono, ma se non si è molto esperti nell’uso, oltre che dotati anche di una certa prestanza fisica per via dello sforzo richiesto, si dimostra abbastanza macchinoso nell’impiego oltre che faticoso.
Il mio “Dinghy” è in pratica un “minibarchino divergente da canna con finale diretto e scorrevole” (brevetto depositato) e può anche essere definito una sorta di "galleggiante divergente mobile" che ha il pregio di essere notevolmente più piccolo e leggero di quello da cui prende spunto, ma si prefigge principalmente lo scopo di consentire al pescatore, senza sforzo alcuno e per mezzo di una normalissima canna da pesca dotata di mulinello, di “stare in pesca” sulla fascia di mare prescelta parallela alla costa, in genere il gradino di risacca che è poi proprio la zona in cui si nasconde “la regina”.
Il particolare sistema ideato, permette alla lenza-madre di scorrere liberamente durante la trazione, fermandosi opportunamente prima dell’attaccatura del finale a un punto di “stop” costituito da una pallina di diametro leggermente superiore a quello degli anellini, consentendo così di poter trainare il “Dinghy”.
Subito dopo la pallina di “stop”, mediante una girella con moschettone viene collegato il terminale con relativa esca, che può essere artificiale, come piccoli minnows, snodati, siliconici, totanare o naturale, che si muoverà quindi liberamente.
Da il meglio di se con il "vivo".
La possibilità di scorrimento fa sì che l’eventuale abboccata venga percepita immediatamente consentendo così di poter “ferrare” subito la preda, operazione questa indispensabile per assicurarsi che la stessa non si slami. Il conseguente recupero della preda diventerà un gioco da ragazzi grazie alla presenza del mulinello che darà la possibilità di cedere e/o riavvolgere il filo a seconda della sua combattività.
Ovviamente è possibile svolgere l'azione di pesca sia in una direzione che nell’altra, semplicemente invertendo l’aggancio del finale.
“Dinghy” è realizzato in multistrato marino e protetto da specifiche vernici, dato l’uso prevalentemente marino.
Ha anche un galleggiante segnalatore in dotazione, che ha lo scopo oltre che di renderlo ulteriormente visibile anche quello di fare da stabilizzatore in caso di ribaltamento.
Il suo ingombro massimo montato è di mm.180 per mm.110 con un’altezza di mm.60, da smontato è mm.180 per mm.60 per mm.30. Il peso totale è di soli 80 gr.
Quando è montato, entra benissimo nella borsetta porta artificiali della SHIMANO, mentre smontato sta in un taschino!
Si usa preferibilmente con mare calmo o poco mosso.
DINGHY non c'era, adesso c'è.
DINGHY: un WTB!
Walking the bait! (Passeggiando con l'esca!)
DINGHY sarà una delle novità presenti al:
"FISHING SHOW" di Bologna 11/14 febbraio 2011
Realizzato nella versione: DINGHY180 adatto al sottocosta, mentre è in avanzata fase di test DINGHY270, specifico per distanze maggiori e per la traina con la barca.
La mia cerchia di amici che l’ha visto all’opera è rimasta sbalordita dalla potenzialità che dimostra di avere e spero tanto che anche Voi possiate apprezzare questo mio originale sistema del quale comunque, dopo tante ricerche, non ho trovato niente che gli somigli, se non quello da cui prende origine che è dieci volte più grande, molto pesante nel trasporto e nell’uso poi risulta macchinoso oltre che faticoso.