11 Capitolo!!!
PS: UN MEGA SALUTONE A TUTTI ED IN PARTICOLARE A TORU ;-)
War without end
No remorse no repent
We don't care what it meant
Another day another death
Another sorrow another breath
No remorse no repent
We don't care what it meant
Another day another death
Another sorrow another breath
Blood feeds the war machine
As it eats its way across the land
We don't need to feel the sorrow
No remorse is the one command
(Metallica – No remorse)
CAPITOLO 11 – IL DELITTO PERFETTO (prima parte) - I VANGELI SCARLATTI
Aspettare, attendere senza posa un’opportunità; trascinarsi negli angoli bui a scippare frammenti di conversazioni tentando di mimetizzarsi nel nulla; stabilmente in agguato alla ricerca d’informazioni. Su questo aveva ricomposto le ceneri fumanti della sua vita, dandogli nuova foggia e nuovo aspetto, nuovi fini e nuove priorità e, soprattutto, una novella morale nera.
Spiare e valutare, ogni giorno, ogni minuto, ogni qualvolta fosse possibile. Ascoltare figurando di non esistere, ostentando di non udire. Sottraendosi allo sguardo indagatore di coloro che gli stavano vicini, occultandosi alla loro invadenza.
Non esistere non è difficile come si potrebbe credere, ne è doloroso come si potrebbe immaginare; la gente è sempre pronta ad ignorarsi, ad ignorarti; è di gran lunga più semplice e comodo, va solo incoraggiata adeguatamente. Serve impegno e tenacia per manifestare la propria invisibilità ma quando molti o tutti l’avranno accreditata, non importa quanto si possa esser loro vicino, continueranno a parlare e discutere e ridere, poiché sei divenuto meno di un fantasma; non hai più sembiante nel loro universo e se non esisti nel mondo che la gente crea ogni giorno investendolo di significato, dove altro puoi vivere? Si può sparire senza alcun mantello dell’invisibilità, basta essere dimenticati; la risoluzione dell’amletico non essere.
“To be or not to be…” Harry aveva scelto.
Certo, per un ragazzo come lui, con il bacio della morte e della fama impresso in fronte, con la nomea delle sue gesta a rincorrerlo come segugi, non poteva essere così semplice. Non bastava ignorare tutti per essere ignorato; quando sei famoso, quando sei un personaggio, c’è sempre qualcuno che sbava alle tue ginocchia in attesa di qualche avanzo; i suoi presunti amici, ad esempio, attendevano la gloria riflessa di lui assillandolo di continuo, varcando instancabilmente il limite della sua meditabonda solitudine, pretendendo di introdursi ed allontanarsi dalla sua vita, quale grottesca bettola di periferia in cui ognuno entra e sporca e sbraita, per poi uscire sputando sull’impiantito.
Il suo piano era l’unica cosa che lo tratteneva, che tuttora lo legava a quei luoghi e quelle persone di cui si sarebbe ben volentieri sbarazzato, strascichi putrescenti della sua estinta infanzia.
Doveva agire con perizia ma al contempo la rapidità era essenziale e tuttavia essa non dipendeva da lui; quella piccola, misera, occasione che mancava a completare la sua sentenza, pareva non volersi concedere nonostante indagasse costantemente, seguendo e bramando la preda che fiutava e che pure non poteva far sua.
Malocchio, in quei giorni, non andava fuori dal palazzo per alcun motivo e non perdeva occasione per controllare il comportamento di Harry intuendo ciò che ad altri, troppo amandolo, era sfuggito. Ciò nondimeno qualcosa di ben più fondamentale era sfuggito al vecchio Auror; credendo di esser lui a tenere d’occhio le azioni del ragazzo, non si era reso conto che quest’ultimo esaminava, e con maggior profitto, le sue.
Harry era ormai riuscito a sviare da se quasi tutte le attenzioni degli adulti, complice anche il prolungarsi dell’assenza di Lupin che certo non avrebbe potuto eludere con avveduti silenzi. Perfino la signora Weasley si era rassegnata a rendergli pace, convintasi, probabilmente, che la cosa migliore fosse il solo aiuto dei suoi coetanei. Proprio questi erano il suo peggior problema che, se da un lato non lo assillavano più come prima, pure, tentavano di non lasciarlo mai solo abbastanza a lungo perché potesse respirare aria che non fosse appestata da altri fetidi fiati e discorsi. In particolare, aveva preso realmente in odio le due ragazze, di fatto le sue più assidue aguzzine della parola.
Ginny ed Hermione, agli occhi di Harry, passavano il tempo baloccandosi fra i loro fitti e imperscrutabili colloqui, la metodica persecuzione ai suoi danni e le recrudescenze di quel fantomatico affetto per Tonks che asserivano provare. Insopportabile, oltretutto, il pensiero che Hermione fosse sostenuta dalla ragazzina che fino a qualche anno fa arrossiva fuggendo alla sua sola vista ed ora, allorché avrebbe davvero ben fatto a scampare la sua persona, lo piantonava instancabilmente. Frustrante.
Solo Ron, lasciato a se stesso, pareva essersi persuaso, più d’ogni altro, che l’amico fosse davvero inesistente, ignorandolo onde possibile e mai rivolgendogli per primo la parola. Ciò non poteva che far piacere ad Harry che, tuttavia, nutriva dei dubbi sul compagno. Sovente ebbe a chiedersi se lo sprovveduto Ronald Weasley non avesse immaginato e indovinato troppo sul suo conto. In tal caso, sarebbe stato probabile che i Grifondoro avrebbero avuto bisogno di un nuovo portiere quell’anno. Non poteva, comunque, permettersi ancora di distrarsi dal suo attuale scopo, per altri che non fossero Malocchio, aveva a disposizione tutto un anno scolastico.
Alla fine aveva deciso di tornare ad Hogwards, non per studiare chiaramente, non per la gente che frequentava quel posto e che gli era estranea o invisa, bensì per cercare indizi sulla porta. Forse era proprio li che era venuto in contatto con essa. Possibile?
I gemelli tornarono a trovarlo altre volte, come aveva scoperto, dietro suggerimento di Hermione la quale, per qualche sua irrazionale ragione, riteneva che questi fossero i soli a metterlo di buon umore. Harry, si limitava a tollerali graziandoli, di quando in quando, di un artificioso sorriso per le loro battute e ciò era dovuto unicamente al fatto che i due erano stati gli unici ad essergli utili, e per ben due volte, senza neppure rendersi conto di averlo fatto.
Alle orecchie estensibili doveva, infatti, alcune delle informazioni che aveva acquisito e, soprattutto, ad esse andava attribuito il merito per la sua onniscienza di ogni cosa accaduta all’interno della stanza delle riunioni dell’Ordine. Ovviamente, alla soglia di questa, era stato posto un incantesimo di imperturbabilità ma nessuno aveva tenuto conto della finestra che, essendo posta ad una notevole altezza e non avendo altre ne al di sopra ne al di sotto, pareva fuori dalla portata dei giovani curiosi. Oltretutto, dopo la notte del suo arrivo, Harry, aveva notato che la porta che conduceva al tetto era tenuta ben serrata con qualche incantesimo, sicuramente a prova di Alohomora. All’inizio si era trovato in difficoltà, non avendo alcuna apertura o balcone dal quale calare l’invenzione di Fred e George per ascoltare la conversazione; aveva pensato che, poiché i conciliaboli dell’Ordine si tenevano generalmente la notte, avrebbe potuto uscire dalla finestra della sua stanza con la Firebolt e avvicinarsi, coperto dal mantello dell’invisibilità, quel tanto che bastava per infilare un capo dell’orecchie estensibili sotto le imposte. Poi si rese conto che avrebbe dovuto continuare ad ascoltare la discussione fuori e che la scopa non poteva esser coperta tutta dal mantello. Avrebbe potuto far un incantesimo non autorizzato sulla sua scopa, ma non poteva corre il rischio che il ministero ne venisse a conoscenza, rischiando così di far sfumare ad un tempo i suoi piani e concretizzare i sospetti di Malocchio.
La soluzione gliela fornirono i gemelli, venendogli in aiuto per la seconda volta, beatamente ignari di aver dato anch’essi una stretta al cappio attorno al collo di un uomo.
Tre giorni esatti da che si era trasferito al quartier generale, Fred e George gli si presentarono con nuovi scherzi da provare ed Harry, fingendosi interessato a compiere un qualche tiro birbone a scuola, domandò se avessero qualcosa che rendesse invisibili gli oggetti. “Magari si potrebbe organizzare uno scherzetto ai danni di Malfoy…” spiegò, ammiccando. Era sicuro che non avrebbero mai resistito ad una proposta del genere e che certamente avrebbero trovato, anche a costo d’inventarlo lì per lì, un articolo magico che fosse atto allo scopo. Come previsto, infatti, i due si gettarono anima e cuore nell’impresa, illustrando al ragazzo tutta la loro collezione di gadget “Vedi, dipende da che cosa vuoi far sparire; ad esempio avremmo il Capello Senza Testa, ma serve a far scomparire solo la testa appunto o, comunque, una cosa che può entrarci dentro…” iniziò ad illustrare George.
Alla fine, dopo aver proposto le soluzioni più assurde, dagli Anelli Mozza Mano a gli Occhiali Cava Occhi, Fred tolse di tasca un piccola fascia di stoffa nera “Beh, se proprio non sai di preciso che oggetto vuoi far sparire abbiamo il Nastro Scomparente” Un lampo attraversò la mente di Harry, ricolma adesso di nuove aspettative “Come funziona?” “Oh, beh è semplice” rispose Fred “si prende questo pezzo di stoffa e lo si annoda all’oggetto e questo si dissolve. Ovviamente l’effetto è temporaneo, un ora e mezza massimo due, ma lo stiamo perfezionando…” e così Harry ebbe la sua copia omaggio del Nastro Scomparente, “Il miglior modo per far perdere una cosa a chi vi sta antipatico!” come avevano recitato i gemelli a mo di slogan. Proprio ciò che Harry si proponeva di operare, far perdere qualcosa a qualcuno, anche se l’oggetto in questione era la vita.
La sera stessa Harry saggiò le possibilità della sua idea. Aveva notato che molti componenti dell’ordine erano riapparsi al palazzo ed aveva dedotto che in serata, certamente dopo che i ragazzi si fossero allontanati per dormire, avrebbero iniziato a parlamentare delle loro missioni. Nottetempo, dunque, dopo essersi assicurato che Ron fosse profondamente addormentato, sgattaiolò fuori dalla finestra a cavallo della sua scopa resa invisibile dal nastro. Lentamente, per non far scivolare il mantello dell’invisibilità che aveva indossato, si diresse verso la luce che indicava la sala, quindi fece scivolare sotto un battente un’estremità dell’orecchio estensibile, anch’esso reso invisibile, e si fermò a mezz’aria premuto alla parete circostante. Il dibattimento si protrasse per parecchie ore, ma Harry se ne era andato via già da un pezzo, non appena s’era avveduto che i presenti non avevano affatto intenzione di discutere degli incarichi da assegnare ma solo raccontarsi i nuovi sviluppi circa le mosse del nemico.
Le indagini notturne si protrassero per una settimana senza che Harry riuscisse a sapere nulla di utile, era ormai sul punto di rassegnarsi a procedere diversamente, quando la situazione volse finalmente in suo favore.
Quella mattina erano stati svegliati molto presto dall’inatteso rientro di Remus Lupin. Trafelato, era giunto nel salone principale e la confusione che aveva ingenerato la sua venuta era la cagione dell’assieparsi di gente attorno all’uomo. Lupin indossava degli abiti terribilmente logori, stracciati in più punti che lasciavano intravedere vari graffi e contusioni e si mostrava agitato, molto diverso dalla persona riflessiva e quieta quale era; visibilmente aveva avuto uno scontro con qualcuno e ne era sfuggito fortunosamente.
Il signor Weasley prese in mano la situazione, calmando i presenti e scortando personalmente il Mago nell’infermeria che avevano allestita in uno degli scantinati, rimandando a più tardi ogni eventuale spiegazione. Con la stessa efficienza, i ragazzi furono prontamente rispediti di sopra; prima di risalire le scale, Harry notò, con la coda dell’occhio, che una figura ammantata d’azzurro era apparsa nel grande camino.
Appena fu sera, come aveva supposto, i membri dell’Ordine si radunarono nella solita stanza per apprendere i fatti che Lupin aveva riportato. Questi sedeva a capotavola, le ferite erano state curate e si era ripulito e cambiato, non per questo appariva più in salute, tutt’altro. Il suo volto aveva l’aria d’essere invecchiato di parecchi anni e nello sguardo che ogni tanto svagava vacuo per la sala, il tormento traspariva lampante. Quando i convenuti presero posto, il mago diede principio alla sua storia.
“Pochi di voi sanno dove sono stato in questo periodo; beh, naturalmente, la missione era segreta anche se non era stata ritenuta di primaria importanza” si schiarì la voce “si trattava più che altro di seguire delle strane voci che ci segnalavano delle attività sospette nel cuore di Praga e, per la precisione, in alcuni siti storici molto importanti a livello magico”
Nel budello di sotterranei e cupi ipogei che si ramificano, ignoti pressoché a tutti, sotto la città medioevale, una cripta in particolare è degna d’attenzione. Attorno ad essa miti e terrorizzanti vicende s’intrecciano in spirali di storia oscura ed ivi si narra che creature senza nome veglino incessantemente nel buio, fra i ragni e gli esseri dai grandi occhi cechi che brancicano raspando nella polvere, facendo la guardia alla più aberrante delle biblioteche che mente umana abbia concepita. Essa fu il frutto della maniaca opera di Thanos Itzamnar il Negromante, egli stesso artefice dei più orribili quanto leggendari grimori di magia nera, oggetto di mille cerche e di sconsiderate speranze di potere, favoloso lascito di anni remoti e senza legge: i Vangeli Scarlatti.
Harry notò che a quell’ultimo appellativo alcuni erano rabbrividiti lievemente come erano soliti fare al sentir nominare il Signore Oscuro.
Tra i molti tomi di negromanzia e arti oscure che si dicevano celati in quel luogo, essi soli rappresentavano ciò che Voldemort avrebbe maggiormente desiderato, seppure fosse stato così folle da confidare nella loro realtà.
A questo proposito Remus non disse altro, lasciando il ragazzo con un penetrante desiderio di sapere soffocato, suo malgrado, dal bisogno più urgente, d’ascoltare quanto si continuava a dire.
Seppe che una volta giunto a Praga, Lupin s’era dedicato alla ricerca dell’esatta ubicazione dell’ingresso al sepolcro e, una volta localizzato, aveva notato l’effettiva presenza di quella che gli era stata definita come “strana attività”. Si trattava, indubbiamente, di Mangiamorte che dovevano essere intenti allo studio della cripta e dei suoi intricati ambienti sotterranei; ed era altrettanto assiomatico che si trattasse di una spedizione per un compito secondario, una semplice costola nel grande scheletro dei disegni di Voldemort.
La squadra dei mangiamorte era composta da pochi individui e questi sembravano più intellettuali che spietati assassini. Guidato da questa apparenza, Remus aveva deciso di rimanere a sorvegliarli da solo nel caso avessero davvero scoperto qualcosa. Così era avvenuto che il giorno prima, gli Archeologi, come li aveva soprannominati fra se, avevano davvero individuato un passaggio protetto che doveva condurre ad un ulteriore sotterraneo. Proprio allora, mentre lui s’affaticava per seguirli, l’avevano individuato e se li era immediatamente ritrovati addosso. “La battaglia è stata terribile ma, alla fine, un po’ per mia abilità, un po’ perché i miei avversari erano davvero più ricercatori che criminali, sono riuscito a cavarmela quasi tutto intero”
Lupin smise di parlare e tutti tacquero come aspettassero il responso di qualcuno. Harry, incuriosito, s’avvicinò alla finestra e adocchiò, nell’angolo più lontano della stanza, seduto su una grande poltrona, il suo vecchio preside. Era dunque lui che aveva intravisto quella mattina, avvolto nel suo mantello azzurro. Perché non si era fatto vedere per tutta la giornata? Non ebbe il tempo di formulare ipotesi che già l’uomo aveva preso a parlare “Qualcuno deve tornare lì al più presto, anche se sarà necessario prestare la massima attenzione, dato che avranno certamente intensificato la sorveglianza”
I discorsi che seguirono resero finalmente soddisfatto Harry. Fu stabilito che già l’indomani mattina Alastor Moody, che possedeva notevole esperienza nel campo delle arti oscure, e altri tre membri dell’ordine si sarebbero recati a Praga per verificare la situazione e riferire immediatamente. Il ragazzo prese nota mentalmente di ogni dettaglio, ore e luoghi gli erano essenziali.
A quel punto molti, spinti dalla serietà con cui Silente prestava fede a quella che si era sempre ritenuta come una chimera, si accinsero a porgli domande sulla natura di questi Vangeli. Harry, malauguratamente, non poté ascoltare i chiarimenti del vecchio mago, poiché il tempo dell’invisibilità del suo nastro stava per finire e, in ogni caso, aveva d’assolvere un lavoro per conto della sua amata.