Perche si dice cosí??

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BeatAurora
00sabato 3 dicembre 2005 11:27
A bizzeffe

Viene dalla lingua araba, dove bizzaf significa "molto".
E' anche interessante notare quanto dice il Minucci nelle "Note al Malmantile":
"Quando il sommo magistrato romano intendeva fare a un supplicante la grazia senza limitazione, faceva il rescritto sotto al memoriale, che diceva 'fiat, fiat' (sia sia) anziché semplicemente 'fiat', che scrivevasi quando la grazia era meno piena, dipoi per brevità costumarono di dimostrare questa pienezza di grazia con due sole 'ff', onde quello che conseguiva tal grazia diceva: Ho avuto la grazia a 'bis effe'".

A caval donato non si guarda in bocca

Il proverbio significa che dei regali dobbiamo sempre essere grati, anche se di scarso valore; e si dice così perché l'età di un cavallo si giudica guardando lo stato della sua dentatura, già 'lo stato' e non il numero dei denti. Non lo sapeva quel ragazzotto di campagna che andò al mercato ad acquistare un cavallo, e poiché il padre gli aveva raccomandato di osservare bene i denti dell'animale, si indignò nei confronti del mercante dicendogli: "Mi volete imbrogliare! Vendermi un cavallo di quarant'anni!". Tanti infatti sono i denti del cavallo adulto... e il ragazzotto li aveva contati...

Acqua in bocca

Il lessicografo Giacchi dà questa spiegazione. Si narra che una femminuccia, molto dedita alla maldicenza, ma anche devotissima, pregasse il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. Il confessore insinuava conforti e preghiere, ma inutilmente. Un bel giorno diede alla donna una boccetta d'acqua del pozzo raccomandandole di tenerla sempre con sé e quando sentiva la voglia di 'sparlare' ne mettesse alcune gocce in bocca e ve le tenesse ben chiuse finché non fosse passata la tentazione. La donna così fece, e negli atti ripetuti trovò tanto vantaggio, che alla fine si liberò dal vizio dominante, e come fosse femmina di poco levatura tenne poi quell'acqua per miracolosa.

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dal web
BeatAurora
00martedì 6 dicembre 2005 20:29
Alle calende greche

Nel calendario romano con la parola calende si indicava il primo giorno d'ogni mese, Ma questo era ignoto ai Greci. Perciò, fin da tempi remoti, si dice rimandare alle calende greche una faccenda, per intendere che essa non sarà fatta mai.

Andare a scopare il mare

Il senso di quest'espressione ­ anche se con molta probabilità è sconosciuta ai più ­ ci sembra intuitivo: cacciarsi in un'impresa che non avrà nessuna possibilità di successo; fare, insomma, un lavoro completamente inutile. Si adopera, per lo più, nella variante "mandare a scopare il mare" quando si vuole invitare una persona a togliersi di torno; mandandola, magari, a fare una cosa inutile ma eviterà ad altri di perdere tempo nel proprio lavoro. Si usa anche nei confronti di una persona che si invita a non dire sciocchezze o a farla desistere dal tenere comportamenti noiosi e, molto spesso importuni. Si usa, insomma, nei confronti di persone insistenti, noiose e fanfarone.

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Ale sorcina
00martedì 6 dicembre 2005 23:39
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BeatAurora
00mercoledì 7 dicembre 2005 13:09
Avere il mal del prete

Si adopera quest'espressione quando si viene a conoscenza di segreti che, naturalmente, non si possono rivelare a nessuno e si è tormentati come lo è il prete allorché viene a sapere di fatti delittuosi confidatigli in confessione. L'origine di questo modo di dire ­ forse poco conosciuto ­ ci è "raccontata" dal Poliziano in una ballata: "Donne mie, voi non sapete, / ch'io ho il mal ch'avea quel prete. / Fu un prete (questa è vera) / ch'avea morto el porcellino. / Ben sapete che una sera / Gliel rubò un contadino / Ch'era quivi suo vicino / (altri dice suo compare); / Poi s'andò a confessare / e contò del porco al prete. / El messere se ne voleva / Pur andare alla ragione: / Ma pensò che non poteva, / Ché l'avea in confessione. / Dicea poi tra le persone: / Oimè, ch'io ho un male, / ch'io non posso dire avale. / Et anch'io ho il mal del prete".

Avere la coda di paglia

Un'antica favola racconta che una giovane volpe cadde disgraziatamente in una tagliola; riuscì a fuggire ma gran parte della coda rimase nella tagliola. Si sa che la bellezza delle volpi è tutta nella coda, e la poveretta si vergognava di farsi vedere con quel brutto mozzicone. Gli animali che la conoscevano ebbero pietà e le costruirono una coda di paglia. Tutti mantennero il segreto tranne un galletto che disse la cosa in confidenza a qualcuno e, di confidenza in confidenza, la cosa fu saputa dai padroni dei pollai, i quali accesero un po' di fuoco davanti ad ogni stia. La volpe, per paura di bruciarsi la coda, evitò di avvicinarsi alle stie. Si dice che uno ha la coda di paglia quando ha commesso qualche birbonata ed ha paura di essere scoperto.

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BeatAurora
00martedì 13 dicembre 2005 16:46
Aver mangiato noci

Ecco uno dei tanti modi di dire della nostra lingua poco conosciuto ma "molto" adoperato da tutti coloro che nel corso della loro vita ­ loro malgrado ­ hanno avuto a che fare con i "mangiatori di noci" che, in senso figurato, si dice di persone che sono sempre mal disposte e di animo cattivo nei confronti di tutti quelli che, al contrario, cercano di assecondarle in tutto e per tutto. "Mangia noci", insomma, colui che parla sempre male di tutti. La locuzione è chiaramente una metafora, vale a dire un modo figurato: le noci ­ è noto a tutti ­ fanno l'alito cattivo e di conseguenza anche le ... parole che escono dalla bocca di coloro che le hanno mangiate. Il modo di dire, quindi, fuor di metafora o di sarcasmo, significa "possedere un animo cattivo" e "sparlare di qualcuno". Un bellissimo esempio di quest'espressione ­ ripetiamo, poco conosciuta ­ si può leggere nel Cecchi: "Be' Crezia / Tu ti sei risentita in mala tempra; / Oh sì, iersera tu mangiasti noci / Che t'ànno fatto sì cattiva lingua".


Bagnare il naso

L'origine dell'espressione è piuttosto brutta! Nelle antiche scuole torinesi, il maestro chiamava il discepolo più bravo perché bagnasse, col dito intinto nella saliva, il naso del compagno che aveva commesso un grave errore. Talvolta era lo stesso maestro che compiva questa bella funzione.

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EvaTheMoon
00venerdì 16 dicembre 2005 11:46
ahaha che forti queste curiosita'....non le conoscevo [SM=x660270]
BeatAurora
00sabato 17 dicembre 2005 13:36
...eccone altre.. [SM=x660206]

Calma e gesso!

Questo non è propriamente un modo di dire ma un'esclamazione con la quale si invita una persona a non prendere delle decisioni affrettate delle quali, in futuro, potrebbe pentirsi; ma, al contrario, valutare con la massima attenzione una determinata situazione per affrontarla nel modo migliore e "goderne", eventualmente, i benefici.
Gli appassionati del gioco del biliardo dovrebbero conoscerla bene. Prima di un tiro particolarmente difficile, i giocatori esperti valutano con la massima calma la posizione delle biglie e strofinano con il gesso la punta della stecca al fine di renderla "uniforme" ed essere sicuri, quindi, di riuscire ad effettuare al meglio il tiro studiato attentamente.

Campa cavallo

Si racconta che un povero diavolo portava a mano un cavallo vecchio, stanco, sfinito, per una strada sassosa dove si vedeva appena, di quando in quando, un misero filuccio d'erba. Il cavallo stava per cadere, sopraffatto dalla fame e il padrone cercava d'incoraggiarlo dicendogli: "Non morire, cavallo mio, tira avanti ancora per un po'; campa finché crescerà l'erba e potrai sfamarti".

[SM=x660216]

EvaTheMoon
00martedì 20 dicembre 2005 16:11
ah ah che spasso [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27824]
BeatAurora
00giovedì 22 dicembre 2005 21:53
Chi ha fatto trenta può fare trentuno

Papa Leone X, il 1º luglio 1517 creò trenta nuovi cardinali; poi gli parve che un altro prelato fosse pure degno di quell'onore e nomino cardinale anche lui. A coloro che si meravigliarono del fatto che il papa, che aveva deciso di fare trenta cardinali, ne avesse poi fatto uno di più, Leone X rispose "Chi ha fatto trenta può fare trentuno".

Ciao

In passato esisteva il saluto deferente schiavo (per dire: 'servo suo'); poi, specialmente nella regione veneta, si abbreviò la parola in s-cio. In seguito si è trasformata in ciao. Ma il saluto, che prima era ossequioso, è diventato, invece, il più confidenziale. Fino a circa un secolo fa, la parola era usata solo nell'Italia settentrionale.


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BeatAurora
00venerdì 30 dicembre 2005 19:57
Ciurlar nel manico

Se la lama di un coltello o di altro simile arnese non è ben inserita nel manico o se ne è staccata per il lungo uso, l'arnese diventa inservibile, perché la lama perde ogni resistenza girando (ciurlando) nel manico. Perciò quando una persona o una cosa risulta incerta e non affidabile si dice che ciurla nel manico.


Dare botte da orbi

Anche nell'ira, colui che picchia, può darsi che abbia qualche riguardo per non fare troppo male; ma un cieco, no! Lui non sa dove batte e colpisce senza pietà e misura.

[SM=x660216]
BeatAurora
00giovedì 2 febbraio 2006 22:55
Dar le mele a una persona.

Quest'espressione ­ forse non molto conosciuta ­ si adopera allorché si vuole dare una particolare rilevanza al fatto che due persone se le sono date di santa ragione e una, in particolare, è stata picchiata con un bastone. Ma cosa ha a che vedere il bastone? Semplice. Questo 'arnese' viene adoperato per "picchiare" l'albero allo scopo di far cadere le mele. In senso metaforico o figurato questa locuzione si usa quando si "picchia" moralmente una persona: in fatto di destrezza tuo fratello ti dà le mele.


Do ut des

Proverbio latino, che significa "do affinché tu dia". E' il proverbio degli egoisti.


Essere al verde

Significa "essere a corto di denaro". Per molto tempo si è usato appaltare i servizi pubblici per mezzo di un'asta. Il banditore accendeva una candela la cui base era tinta di verde. Finché la candela non era arrivata al verde, era lecito fare offerte; dopo, non più.
Secondo altra interpretazione, l'espressione si riferisce semplicemente al fatto che le candele avevano la base tinta di verde.

[SM=x660212]
Boypoe
00sabato 4 febbraio 2006 08:34
[SM=x660202]
BeatAurora
00domenica 5 febbraio 2006 13:08
mi sembra di capire che l'ultimo ti é mooolto famigliare.. [SM=g27828] e non solo a te.. [SM=g27825]

[SM=x660204]
Z.Cinzia
00domenica 5 febbraio 2006 21:53
e no..... [SM=x660197]
[SM=x660304] [SM=x660304] [SM=x660304]
soprattutto per adesso il verde mi è molto familiare [SM=x660204]

[SM=x660244]
BeatAurora
00sabato 4 marzo 2006 11:51
Fare fiasco

Anticamente c'era a Firenze un artista comico che, ogni sera, si presentava tenendo fra le mani un oggetto nuovo; e su questo oggetto improvvisava versi buffi che facevano ridere il pubblico. Una sera si presentò con un fiasco, ma i versi non piacquero e ci fu un concerto di fischi. Da allora in poi si disse far fiasco per non riuscire in qualche cosa.


Far forno

Gli amanti del teatro dovrebbero conoscere quest'espressione che è propria, appunto, del gergo teatrale. Per la spiegazione e l'origine della locuzione ricorriamo a un dialogo immaginario tra padre e figlio.
Peppino non era più in sé per la gioia: il padre gli aveva promesso che il giorno del suo compleanno lo avrebbe condotto a teatro e sarebbe stata la prima volta che il fanciullo avrebbe assistito, "dal vivo", a una rappresentazione del genere. L'attesa, quindi, era spasmodica. Quel giorno, finalmente, arrivò. "Sbrigati Peppino, oggi è il giorno in cui il teatro 'fa forno', la sala sarà tutta nostra, nessuno ci disturberà, vedrai come staremo bene. Il giovinetto, lì per lì, restò interdetto; pensò che il teatro in quel giorno si sarebbe trasformato in una ... pizzeria, e lui non aveva voglia di mangiare una pizza, voleva andare a teatro, come promessogli dal padre. Si fece coraggio e chiese spiegazioni. "Papà, veramente mi avevi promesso che saremmo andati a teatro, non a mangiare una pizza; perché hai cambiato idea?". "Sciocchino ­ ribattè il padre ­ andiamo a teatro, stai tranquillo, e la sala sarà tutta per noi perché 'fanno forno' ", appunto.
Nel gergo teatrale, dunque, "far forno" significa 'rappresentare a teatro vuoto'. Quest'espressione è un calco sul francese 'faire (un) four' e, pare, si adoperasse quando la sala era quasi vuota e, accomiatati i pochi spettatori presenti, si spegnevano le luci rendendola in tal modo scura, buia come un forno".


[SM=x660200] questa non la conoscevo... [SM=g27828]
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