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Marok » Marok » PGR » PGR
apapaia
00venerdì 17 aprile 2009 21:53
Chi c'è stato? E soprattutto com'è stato???
Francy.net
00sabato 18 aprile 2009 14:06
mmmmmhhhh......devo ancora capacitarmi.....
IoAnnarella
00lunedì 20 aprile 2009 18:03
Qualcuno mi ha detto: “Ci siamo tutti trasferiti su face book”. Mi ha fatto sorridere, mi ha ricordato di quando gli amici cambiavano muretto.
Se ripassi di qua, sappi che è stato bello incontrarti. Te e tutti gli altri.

“Il nostro disco migliore”: così lo hanno definito Gianni, Giorgio e Giovanni. “Il migliore anche rispetto a quelli fatti con altri”.

Forse è vero ma io ancora non riesco a parlarne.

Giovanni ha parlato di parole “scortecciate”, di accetta quale strumento per definire contorni, anche i suoi.
Ha parlato della sua vita con semplicità. Dopo averla descritta, ha detto (più o meno): “forse qualcuno penserà che la mia sia una vita povera, che una vita così non valga la pena di essere vissuta. Io vi garantisco che, invece, è una vita intensa e bellissima”.

Ho pensato alla fatica che compio ogni mattina per recarmi al lavoro, rinunciando a un supplemento di sonno e a tutte le cose che mi piacerebbe fare per fare, invece, un lavoro insensato e arido. Ho pensato allo zelo con il quale tuttavia lo eseguo. Ho pensato a tutte le cose che avrei voluto e non ho e a tutte quelle che ho senza averle chieste e mi sono venuti in mente quell’uomo semplice che non mangia la carne di capretto perché guardare un capretto negli occhi è come leggere nel suo cuore e tutte persone che scambiano la sua semplicità per incapacità. Ho pensato a quanto sia bello dormire nel letto con mamma mia, aiutarla a fare tutte le cose che l’età non le consente più di fare da sola. Ho pensato agli ultimi giorni di mio padre, a Nannina mia. E ho pensato che per me non è insensata neanche la vita di un barbone accasciato su una panchina. E’ insensato solo ciò che reca danno agli altri. Perciò come potrebbe essere insensato “ritornare a casa”, qualunque cosa questo significhi?

Le parole di Giovanni, come sempre, hanno riaperto il baratro dentro di me.

Giovanni utilizza l’accetta per cesellare. Altroché! Ascoltarlo parlare è come spalancare le finestre al mattino presto, quando l’aria fuori è pulita. Le parole sono importanti. Delle sue, non una è fuori posto, non una è ambigua o vagamente incoerente, non una è inutile.

Ci sono persone che hanno gli occhi belli, ma guardarli è come cercare di sbirciare da finestre socchiuse su stanze buie.

E poi ci sono persone che hanno gli occhi belli e guardarli è come guardare dalla strada dentro finestre spalancate su stanze illuminate.

“Guardare” Giovanni, Gianni e Giorgio e i loro occhi pieni di occhi (e non è cosa frequente) è un po’ come sentirsi invitati ad entrare in una casa calda accogliente e piena di luce.

Questo non significa idolatrare. Significa solo percepire che alcune persone “si offrono” al mondo con semplicità disarmante. G, G e G, ciascuno a suo modo, ancora una volta hanno fatto leva sui miei sentimenti e lo hanno fatto con la consueta spontaneità.

Ero innamorata del disco prima ancora di averlo ascoltato. E avevo ragione di esserlo.

Vorrei ricordare tutte ma proprio tutte le parole SENTITE venerdì pomeriggio ma mi volano davanti come lucciole e non riesco ad acchiapparne che poche.

Una volta qualcuno mi disse “di fronte a te devo abbassare lo sguardo per la vergogna di vederti quasi nuda”. Ma io dico che essere nudi è la condizione primordiale. La vergogna arriva dopo, quando arriva la necessità di coprirsi. Io, venerdì, ero nuda, non ho provato alcuna vergogna e mi sembrava di essere nell’incanto del paradiso.

A Gianni, che mi ha detto “io non sono bravo con le parole”, vorrei dire che lo è almeno quanto lo è con la musica. Di rado ho ascoltato persone così sorprendenti. Niente mi affascina più della semplicità.

A Giorgio vorrei dire che parla poco ma quando parla si accende e mi accende.

A Giovanni vorrei dire che per me incarna il POTERE della parola, quello in grado di scardinare gli ostacoli senza sovvertire le regole.

E grazie alla cara M., ammiratrice dei PGR più moderata di me, che ha riassunto un’ora di emozioni che a mala pena riuscivo a contenere, con un efficace: “E’ stato bellissimo”.


Questa è stata la prima che ho conosciuto. La cantava un gruppetto di ragazzi davanti all'università una mattina di luglio. Mi risuonò nelle tempie per tutto il viaggio tra Napoli e Caserta e per alcune ore dopo. Per così dire, mi tenne in vita.

Un rapimento un’estasi
Su un punto delicato questa non è una replica
Facile e leggera non è una mossa tattica
Mi ami?
Mi ami?
Mi ami?
L’affinità elettiva è orfana di futuro
Disturba i progetti rapisce la quiete
Svela i conti in sospeso
)mozzill'o re(
00lunedì 20 aprile 2009 18:40
Re:
IoAnnarella, 20/04/2009 18.03:

Qualcuno mi ha detto: “Ci siamo tutti trasferiti su face book”. Mi ha fatto sorridere, mi ha ricordato di quando gli amici cambiavano muretto.
Se ripassi di qua, sappi che è stato bello incontrarti. Te e tutti gli altri.

“Il nostro disco migliore”: così lo hanno definito Gianni, Giorgio e Giovanni. “Il migliore anche rispetto a quelli fatti con altri”.

Forse è vero ma io ancora non riesco a parlarne.

Giovanni ha parlato di parole “scortecciate”, di accetta quale strumento per definire contorni, anche i suoi.
Ha parlato della sua vita con semplicità. Dopo averla descritta, ha detto (più o meno): “forse qualcuno penserà che la mia sia una vita povera, che una vita così non valga la pena di essere vissuta. Io vi garantisco che, invece, è una vita intensa e bellissima”.

Ho pensato alla fatica che compio ogni mattina per recarmi al lavoro, rinunciando a un supplemento di sonno e a tutte le cose che mi piacerebbe fare per fare, invece, un lavoro insensato e arido. Ho pensato allo zelo con il quale tuttavia lo eseguo. Ho pensato a tutte le cose che avrei voluto e non ho e a tutte quelle che ho senza averle chieste e mi sono venuti in mente quell’uomo semplice che non mangia la carne di capretto perché guardare un capretto negli occhi è come leggere nel suo cuore e tutte persone che scambiano la sua semplicità per incapacità. Ho pensato a quanto sia bello dormire nel letto con mamma mia, aiutarla a fare tutte le cose che l’età non le consente più di fare da sola. Ho pensato agli ultimi giorni di mio padre, a Nannina mia. E ho pensato che per me non è insensata neanche la vita di un barbone accasciato su una panchina. E’ insensato solo ciò che reca danno agli altri. Perciò come potrebbe essere insensato “ritornare a casa”, qualunque cosa questo significhi?

Le parole di Giovanni, come sempre, hanno riaperto il baratro dentro di me.

Giovanni utilizza l’accetta per cesellare. Altroché! Ascoltarlo parlare è come spalancare le finestre al mattino presto, quando l’aria fuori è pulita. Le parole sono importanti. Delle sue, non una è fuori posto, non una è ambigua o vagamente incoerente, non una è inutile.

Ci sono persone che hanno gli occhi belli, ma guardarli è come cercare di sbirciare da finestre socchiuse su stanze buie.

E poi ci sono persone che hanno gli occhi belli e guardarli è come guardare dalla strada dentro finestre spalancate su stanze illuminate.

“Guardare” Giovanni, Gianni e Giorgio e i loro occhi pieni di occhi (e non è cosa frequente) è un po’ come sentirsi invitati ad entrare in una casa calda accogliente e piena di luce.

Questo non significa idolatrare. Significa solo percepire che alcune persone “si offrono” al mondo con semplicità disarmante. G, G e G, ciascuno a suo modo, ancora una volta hanno fatto leva sui miei sentimenti e lo hanno fatto con la consueta spontaneità.

Ero innamorata del disco prima ancora di averlo ascoltato. E avevo ragione di esserlo.

Vorrei ricordare tutte ma proprio tutte le parole SENTITE venerdì pomeriggio ma mi volano davanti come lucciole e non riesco ad acchiapparne che poche.

Una volta qualcuno mi disse “di fronte a te devo abbassare lo sguardo per la vergogna di vederti quasi nuda”. Ma io dico che essere nudi è la condizione primordiale. La vergogna arriva dopo, quando arriva la necessità di coprirsi. Io, venerdì, ero nuda, non ho provato alcuna vergogna e mi sembrava di essere nell’incanto del paradiso.

A Gianni, che mi ha detto “io non sono bravo con le parole”, vorrei dire che lo è almeno quanto lo è con la musica. Di rado ho ascoltato persone così sorprendenti. Niente mi affascina più della semplicità.

A Giorgio vorrei dire che parla poco ma quando parla si accende e mi accende.

A Giovanni vorrei dire che per me incarna il POTERE della parola, quello in grado di scardinare gli ostacoli senza sovvertire le regole.

E grazie alla cara M., ammiratrice dei PGR più moderata di me, che ha riassunto un’ora di emozioni che a mala pena riuscivo a contenere, con un efficace: “E’ stato bellissimo”.


Questa è stata la prima che ho conosciuto. La cantava un gruppetto di ragazzi davanti all'università una mattina di luglio. Mi risuonò nelle tempie per tutto il viaggio tra Napoli e Caserta e per alcune ore dopo. Per così dire, mi tenne in vita.

Un rapimento un’estasi
Su un punto delicato questa non è una replica
Facile e leggera non è una mossa tattica
Mi ami?
Mi ami?
Mi ami?
L’affinità elettiva è orfana di futuro
Disturba i progetti rapisce la quiete
Svela i conti in sospeso




grazie Annarella.
DAVVERO.

questo disco ha aperto in me dei silenzi.
c'era come ancora uno spazio vuoto dentro di me, e lì si è andato ad incastonare.
forse era lo spazio che una volta colmato chiude i conti in sospeso.

non sò che sto dicendo.

sò che ogni tanto mi affaccio su questo o quel muretto per sbirciare qualcosa, per cercare un appiglio, o qualcosa comunque.

non è un disco.
e dopo questo continueranno invece ad esserci di certo tanti dischi.

grazie giovanni
grazie gianni
grazie giorgio


ps
...e poi mi viene da ridere, e mi fermo a pensare: "non è che siamo, come si diceva quando avevo 18 anni, una massa di "flesciati"???"

ongii
00martedì 21 aprile 2009 23:08
Comunque la "Parete Vynil/CCCP" di casa Ferretti deve essere entusiasmante

Scrivo volutamente qui, perchè il disco non l'ho ascoltato e forse non mi interessa farlo, nonostante la frase spiazzante di Giorgio
"è il disco più bello".
Ho visto degli strascichi di presentazione milanese su tutubo, e alla fine mi sono portato quaggiù come per un viottolo obbligato, alla parete sporcata più di quattromila volte, al muro musicale dove ho condiviso con voi tutti i murales che abbiamo dipinto.
Devo passare un momento di fragilità se ho compiuto questi piccoli gesti, a cominciare dall'andare a cercare questi tre uomini in rete, a vedere cosa raccontavano del loro disco, se in questo esatto momento ho sparato in cuffia " guarda la vita che vola via, Sofia " come non faccio da un triennio ormai.
Aspè, adesso inizia Paxo.
Dunque non sono in me, ma quella presentazione mi piace. Mi piace perchè odora di amicizia, non credo e non voglio credere che questi tre si siano messi a fare un disco solo per onorare un contratto (il cattolicissimo e antitecnologico ferretti si sarebbe opposto con tutto il suo spilungone corpo) ma perchè hanno voluto provare a condividere ancora qualcosa, hanno voluto liberarsi assieme da un incombenza logistica e questo è molto bello. L'unione deve aver fatto la forza.
[lui mi rapisce il cuore, onorevole Ossicini]
Mi piace perchè la sincerità di Ferretti è lampante. Quindi ti ascolto, cerco di ascoltarti. Ti ho preso anche a male parole qui sopra, lo so, e la sostanza dei discorsi non cambierebbe, perchè preferisco l'impeto arrabbiato di Nostra Signora della Dinamite a qualsiasi discorso reazionario cattolicomediterraneo anacronistico privatistico fideoclericale.
[campestre mi calma sempre, anche ora anche qui]

Ma sento una cosa dentro, credo di averla capita, a freddo forse rispetto ai discorsi tumultuosi di qualche mese o anno fa. E cioè: Ferretti non sta parlando più a me, alla mia persona. Le sue parole e la mia vita sono distanti. Riesco a rispettare molto le scelte ultime di uomo di montagna dedito alla madre e alla montagna e alla Natura, che adesso lo avvolge come una coperta calda. Capisco, comprendo. Penso di comprendere le dinamiche che ad un certo punto dell'esistenza ti portano verso il mistero, verso quel concentrato di religione-femminile-dolore-estasi che prende le persone quando non riescono a dare spiegazioni logiche e troppo lineari alle cose che accadono. La vita ascetica serve a questo, a coltivare questo inebrio che ti sconvolge dentro. Per chi crede in un dio, io non sono tra questi, è un anticipo della visione sfolgorante che verrà ( "ammettili a godere la luce del Tuo volto" ). Intima forma eccelsa.

[Ma non per me, che credo il cattolicesimo una pestilenza, anzi La pestilenza. E che cammino verso altre destinazioni. Più battagliere, con più sconfitte alle spalle e ancora davanti a me. Ma l'utopia mi fa camminare, altrimenti mi darei alla progettazione del suicidio.]

So per certo, per esperienza, che quando i corpi si fanno fragili, quando ci si sente distanti dal mondo, quando non si ha più volontà di sporcarsi le mani in Società, quando chi ti ha generato e voluto bene ha bisogno di te, quando la finitezza della vita ti sta addosso
quando succede tutto questo, forse sentirò le parole di Ferretti vicine.

Ma non adesso, non è il tempo. Non è il tempo di chiudersi in contemplazione.

[i più ricchi ancor di più, i più poveri di più]

Siamo precari, e un piano quinquennale di quelli fatti bene, alla Tito, ci starebbe bene. Altro che.

alla
Illustrissima e NitroFosforosa

Nostra Signora della Dinamite
ivich
00mercoledì 22 aprile 2009 13:52
)mozzill'o re(
00mercoledì 22 aprile 2009 14:30
Re: Comunque la "Parete Vynil/CCCP" di casa Ferretti deve essere entusiasmante
ongii, 21/04/2009 23.08:


Scrivo volutamente qui, perchè il disco non l'ho ascoltato e forse non mi interessa farlo, nonostante la frase spiazzante di Giorgio
"è il disco più bello".
Ho visto degli strascichi di presentazione milanese su tutubo, e alla fine mi sono portato quaggiù come per un viottolo obbligato, alla parete sporcata più di quattromila volte, al muro musicale dove ho condiviso con voi tutti i murales che abbiamo dipinto.
Devo passare un momento di fragilità se ho compiuto questi piccoli gesti, a cominciare dall'andare a cercare questi tre uomini in rete, a vedere cosa raccontavano del loro disco, se in questo esatto momento ho sparato in cuffia " guarda la vita che vola via, Sofia " come non faccio da un triennio ormai.
Aspè, adesso inizia Paxo.
Dunque non sono in me, ma quella presentazione mi piace. Mi piace perchè odora di amicizia, non credo e non voglio credere che questi tre si siano messi a fare un disco solo per onorare un contratto (il cattolicissimo e antitecnologico ferretti si sarebbe opposto con tutto il suo spilungone corpo) ma perchè hanno voluto provare a condividere ancora qualcosa, hanno voluto liberarsi assieme da un incombenza logistica e questo è molto bello. L'unione deve aver fatto la forza.
[lui mi rapisce il cuore, onorevole Ossicini]
Mi piace perchè la sincerità di Ferretti è lampante. Quindi ti ascolto, cerco di ascoltarti. Ti ho preso anche a male parole qui sopra, lo so, e la sostanza dei discorsi non cambierebbe, perchè preferisco l'impeto arrabbiato di Nostra Signora della Dinamite a qualsiasi discorso reazionario cattolicomediterraneo anacronistico privatistico fideoclericale.
[campestre mi calma sempre, anche ora anche qui]

Ma sento una cosa dentro, credo di averla capita, a freddo forse rispetto ai discorsi tumultuosi di qualche mese o anno fa. E cioè: Ferretti non sta parlando più a me, alla mia persona. Le sue parole e la mia vita sono distanti. Riesco a rispettare molto le scelte ultime di uomo di montagna dedito alla madre e alla montagna e alla Natura, che adesso lo avvolge come una coperta calda. Capisco, comprendo. Penso di comprendere le dinamiche che ad un certo punto dell'esistenza ti portano verso il mistero, verso quel concentrato di religione-femminile-dolore-estasi che prende le persone quando non riescono a dare spiegazioni logiche e troppo lineari alle cose che accadono. La vita ascetica serve a questo, a coltivare questo inebrio che ti sconvolge dentro. Per chi crede in un dio, io non sono tra questi, è un anticipo della visione sfolgorante che verrà ( "ammettili a godere la luce del Tuo volto" ). Intima forma eccelsa.

[Ma non per me, che credo il cattolicesimo una pestilenza, anzi La pestilenza. E che cammino verso altre destinazioni. Più battagliere, con più sconfitte alle spalle e ancora davanti a me. Ma l'utopia mi fa camminare, altrimenti mi darei alla progettazione del suicidio.]

So per certo, per esperienza, che quando i corpi si fanno fragili, quando ci si sente distanti dal mondo, quando non si ha più volontà di sporcarsi le mani in Società, quando chi ti ha generato e voluto bene ha bisogno di te, quando la finitezza della vita ti sta addosso
quando succede tutto questo, forse sentirò le parole di Ferretti vicine.

Ma non adesso, non è il tempo. Non è il tempo di chiudersi in contemplazione.

[i più ricchi ancor di più, i più poveri di più]

Siamo precari, e un piano quinquennale di quelli fatti bene, alla Tito, ci starebbe bene. Altro che.

alla
Illustrissima e NitroFosforosa

Nostra Signora della Dinamite




ciao amico (se facebook avesse anticipato qualche anno probabilmente saremmo amici, proprio per definizione)

SI...
però potresti anche non aspettare, e nutrire l anima prima, portarti avanti col lavoro và, e così potresti anche contaminare la ragione e le ragioni sociali, che comunque vanno avanti uguale...

buon cammino, viandante
o forse demiurgo?

PS
in ogni caso, il disco compralo, e tienilo lì, sulla parete della virtù.

PPS
grazie Ivic (ti vedo meno estremista e più saggio, sai?) [SM=g27822]

ciausss

CorContritumQuasiCinis
00lunedì 18 maggio 2009 18:49
Re:
IoAnnarella, 20/04/2009 18.03:

Qualcuno mi ha detto: “Ci siamo tutti trasferiti su face book”. Mi ha fatto sorridere, mi ha ricordato di quando gli amici cambiavano muretto.
Se ripassi di qua, sappi che è stato bello incontrarti. Te e tutti gli altri.





Capisci perché ti adoro?

Sul resto commenterò quando avrò un po' di tempo.

E mi fai sorridere di/col cuore.

Grazie.

Gio.



IoAnnarella
00giovedì 21 maggio 2009 16:39
CorContritumQuasiCinis, faisbùk e la metafora delle api
[POSTQUOTE][QUOTE:93988123=CorContritumQuasiCinis, 18/05/2009 18.49]

Capisci perché ti adoro?

Sul resto commenterò quando avrò un po' di tempo.

E mi fai sorridere di/col cuore.

Grazie.

Gio.

[/QUOTE][/POSTQUOTE]

Oggi sono molto più ubriaca di te, perciò ti dico che, dietro la tua pelliccia di peli di pitecantropo, tu sei un vero Poeta e perciò non ti accorgi che in questo mondo modern(izzat)o è tutta una questione di pilu. In subordine, di stitichezza.
Ma più di pilu che di stitichezza.

Perciò, chi più pilu ha più ne metta!



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