Torino Città Magica

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Strega della terra
00venerdì 22 luglio 2005 23:28


Il luogo dove sorge una città e il suo orientamento non sono mai scelti per caso, ma il fattore magico-religioso costituisce una parte importante per la nascita dell’insediamento. Torino ha una pianta romana, con il tracciato che apriva le quattro porte d’accesso sui quattro punti cardinali, mentre la via principale seguiva la linea ascendente del sole. La tradizione esoterica vuole Torino come uno dei tre vertici del triangolo della magia bianca, insieme con Praga e Lione, ma anche come punta di un altro triangolo, quello della magia nera, che tocca Londra e San Francisco. Non dimentichiamo che Torino è costruita sul 45° parallelo, segnalato dall’obelisco con in cima l’astrolabio situato in piazza Statuto (uno uguale si trova ad undici chilometri di distanza alla fine di corso Francia). Torino sorge anche alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora, che formano un anello d’acque attorno alla città. Il Po rappresenta il Sole, e quindi la parte maschile, la Dora è la Luna, quella femminile.



Proprio da piazza Statuto, a due passi dalla stazione di Porta Susa, parte il nostro viaggio nei misteri magici di Torino. Questa zona rappresenta il "cuore nero" della città per due motivi: perché si trova ad occidente e quindi, secondo i romani, in posizione infausta per il tramonto del sole, confine tra il Bene e il Male; e perché qui vi era la "vallis occisorum" (da cui prese il nome l’attuale quartiere Valdocco), luogo di uccisione e di sepoltura. La necropoli potrebbe essere vastissima ed estendersi sotto corso Francia, corso Principe Eugenio, via Cibrario e via San Donato, che si diramano a raggiera dalla piazza. Il patibolo rimase per secoli in piazza Statuto, poi i francesi lo spostarono dove ora c’è l’incrocio tra corso Regina Margherita e via Cigna, soprannominato " ‘l rondò della forca". Coincidenza vuole che dall’aiuola centrale di piazza Statuto, da un tombino, si acceda alla sala di comando dell’intero sistema di fogna nera della città; e leggenda vuole che proprio lì si trovi la cosiddetta Porta dell’Inferno. A poche centinaia di metri dalla piazza, superato corso Svizzera, si trova via Michele Lessona dove un tempo stava la “Domus Morozzo” – di cui non v’è più traccia –, ovvero la residenza torinese del più grande e più celebre esoterista di tutti i tempi: Nostradamus. Poco distante, in via Barbaroux, si trova la chiesa dove veniva data l’ultima benedizione ai condannati. E’ la chiesa della Misericordia - dal 1720 proprietà della confraternita della Misericordia – che tutt’oggi espone in alcune teche di vetro il registro con i nomi dei condannati, i cappucci neri, il “bicchierino” per un ultimo sorso e il crocefisso (e, sotto una lastra di marmo, un ossario). La Fontana del Frejus, in Piazza Statuto, ideata dal conte Marcello Panissera, presidente dell'Accademia Albertina, per ricordare l'inaugurazione dell’omonimo traforo (1871), è indicata dagli esoteristi come uno dei monumenti più inquietanti della Torino magica. Oltre a celare la porta dell’inferno, infatti, presenta un personaggio dalla dubbia identità. Si tratta dell’angelo che sovrasta il monumento… tanto affascinante da suggerire una natura maligna. In alcuni testi si legge che l’essere alato sarebbe la rappresentazione di Lucifero, in effetti l’angelo più bello.



Da piazza Statuto si percorre via Garibaldi fino all’incrocio con via degli Stampatori e dopo un isolato si raggiunge via Barbaroux, dove sotto la chiesa della Misericordia si racconta ci siano molte salme di giustiziati; da lì si arriva al vicolo Santa Maria, un altro luogo legato alla sacralità. Nella chiesa di Santa Maria di Piazza c’è un quadro della Madonna dipinto molto probabilmente da San Luca, dato che la tecnica pittorica è in stile di quella pompeiana, e se così fosse sarebbe l’unico ritratto della Vergine. In un palazzo vicino, di cui non si conosce l’esatta ubicazione per motivi di segretezza, si dice sia addirittura custodito il Velo della Madonna, un semplice panno nero come era di uso allora. La parte opposta di via Stampatori è via Sant’Agostino; percorrendola si raggiunge via Bonelli, una strada stretta e quasi mai assolata dove abitava il boia di Torino che, sempre vestito di nero, girava per tutta la regione portando una borsa con i suoi "ferri del mestiere".



Da via Bonelli si prende via Bellezia, che dopo via Garibaldi diventa via Botero, alla fine della quale si entra in una delle piazze di Torino, piazza Solferino. Al margine dell’aiuola alberata si trova la Fontana Angelica, luogo magico e misterioso ricco di significati allegorici, che rappresenterebbe la Porta verso l’Infinito.Per la legge della compensazione: non c’è male senza bene, e viceversa. A pochi passi da Piazza Statuto, infatti, nella bellissima Piazza Solferino si trova la Fontana Angelica che rappresenterebbe la “Porta verso l’Infinito”. In realtà è il frutto di un concorso indetto nel 1920 dal ministro Piemontese Pietro Bajnotti, per la costruzione di una fontana dedicata alla memoria dei genitori Angelica Cugiani e Tommaso Bajnotti. L’opera, ricca di significati allegorici, fu eseguita dallo scultore Giovanni Riva e risale al 1930 (ai tempi costò 150.000 lire). E’ in stile barocco piemontese e presenta settanta getti d’acqua, tra cui sembrano librarsi vari uccelletti, rondini e putti. La fontana è anche chiamata “delle quattro stagioni” per i gruppi statuari di bronzo che simboleggiano appunto le stagioni, ognuna contornata da tre amorini che rappresentano i mesi. Più in alto si trovano Autunno ed Inverno, rappresentati da figure maschili; più in basso Primavera ed Estate, in forma di figure femminili. E si torna nel campo dell’esoterismo... per esempio perché, pur trovandosi l’una di fronte all’altra, le due statue che rappresentano l'autunno e l'inverno fissano punti opposti: una stranezza cui sono stati attribuiti occulti significati
 


Imboccando via San Tommaso si arriva poi alla piccola piazzetta del Corpus Domini, sede dell’omonima chiesa, dove è ancora conservato il calice protagonista del miracolo più famoso avvenuto a Torino. La tradizione narra di un ladro che aveva rubato l’ostensorio nella chiesa di Exilles; il calice uscì dal sacco dove era stato nascosto e si librò in aria fino a che il vescovo non lo pregò di scendere. Una lapide all’interno della chiesa ricorda l’avvenimento. Dalla piccola piazza a piazza Castello la distanza è minima. Qui ci troviamo proprio al centro di Torino, il suo "cuore bianco", che gli studiosi dell’argomento localizzano tra la piazzetta Reale e i giardini, in particolare attorno alla fontana dei Tritoni. Il luogo è considerato tale anche perché non bisogna dimenticare che vicino sono custodite preziose reliquie, prima fra tutte per importanza la Santa Sindone, racchiusa nel Duomo. Un esoterista ha spiegato che essa "racchiude in sé i quattro elementi che compongono l’Universo: Terra, Fuoco, Aria e Acqua. E’ nata dalla Terra come un fiore di lino, è stata tessuta dall’uomo, ha viaggiato attraverso l’Acqua, attraverso l’Aria, ossia il tempo, mentre il Fuoco è Cristo medesimo, è la luce, la conoscenza... Nessun incendio potrà mai distruggerla, perché il fuoco è già in essa. Tante volte il fuoco l’ha sfiorata, ma la Sindone ha sempre vinto". La tradizione vuole che chi possiede una reliquia del Cristo le possegga tutte, così nei sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice si trova una croce fatta con il legno di quella su cui Gesù fu crocifisso, e la leggenda vuole che in un punto della collina torinese sia sepolto il Sacro Graal. Guarino Guarini progettò la cappella che custodisce la Sacra Sindone e anche la Chiesa di san Lorenzo .. ma qualcosa accadde e mutò in lui così pare sia impazzito e abbia lanciato una maledizione sulla città lasciandole otto diavoli. Molti furono quelli che li cercarono, questi si trovano all'interno della chiesa di san Lorenzo, nella cupola! Li vedete???



Per restare nella zona di piazza Castello, gli esperti individuano altri due motivi che accrescono la magia di Torino: la presenza del Museo Egizio e delle Grotte Alchemiche sotto Palazzo Madama, dove i Savoia avrebbero protetto chi fabbricava l’oro, meta in passato di maghi e di alchimisti molto famosi. Nella piazza è segnato anche il punto magico assoluto della città: la cancellata di Palazzo Reale, nello spazio compreso tra le due statue equestri dei Dioscuri, Castore e Polluce, che alcuni vedono come la divisione tra la Torino sacra e la Torino diabolica.



Da piazza Castello ci si incammina lungo via Po fino a piazza Vittorio. Oltrepassato il ponte Vittorio Emanuele I sul fiume Po si giunge alla chiesa della Gran Madre di Dio, sotto la quale la tradizione esoterica vuole ci sia sepolto il Sacro Graal. I due gruppi di statue di fronte all’entrata nascondono un significato riservato a pochi, che tante volte e in tanti modi si è cercato di interpretare e che alcuni collegano alle profezie di Nostradamus. Questo personaggio visse per qualche tempo a Torino, in un luogo che si sposta molto dal nostro itinerario e per trovare il quale dobbiamo tornare in piazza Statuto. Da qui si percorre tutta via Cibrario fino a corso Svizzera; piegando leggermente sulla sinistra si imbocca via Michele Lessona, al cui inizio si trovava la "Domus Morozzo", residenza di Nostradamus per tutto il tempo che si fermò a Torino, abbattuta qualche anno fa e di cui non è rimasto nulla; sull’area sorge ora un giardino pubblico.


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