Il G8 a Castelbrando, la scelta più sicura
Cison di Valmarino capitale, per tre giorni, del G8 dell’agricoltura, in programma dal 18 al 20 aprile. E non a caso. Castelbrando, i trevigiani lo sanno, costituirebbe uno sfondo suggestivo per qualsiasi evento. Ma con i grandi del mondo che arriveranno nella Marca, ministri dell’agricoltura e forse anche capi di Stato, come il presidente brasiliano Lula, quello che davvero contava, nella scelta di una sede, era il grado di sicurezza. La conferma arriva direttamente dall’artefice del prestigioso appuntamento, il ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia.
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inistro Zaia, la questione della sicurezza ha pesato sulla scelta di Castelbrando.
«Sì, Cison in questo senso ci dava delle garanzie. I ministri dell’agricoltura dei Paesi del G8 che arriveranno nella Marca, ma anche quelli del G5 e i rappresentanti delle istituzioni che interverranno alloggeranno nel castello: questo consentirà alla macchina della sicurezza di fare affidamento su un presidio non vulnerabile. É uno dei motivi per i quali, dopo decine di sopralluoghi, la scelta è caduta su Castelbrando. Le delegazioni al seguito dei ministri alloggeranno invece nelle strutture ricettive a valle, fino a Treviso».
Cison capitale mondiale dell’agricoltura, quindi?
«Cison, la Marca, il Veneto e l’Italia. Il G8 dell’agricoltura costituirà un palcoscenico planetario: è previsto l’arrivo di 400 giornalisti stranieri. Sarà l’evento degli eventi».
Non teme di essere accusato di favorire il territorio da cui proviene?
«No. Il G8 agricolo doveva svolgersi innanzitutto in un territorio agricolo. Treviso è la California d’Europa, con oltre 100 prodotti tipici, vini, eccellenze enogastronomiche. E poi è consuetudine che quando un ministro riesce ad aggiudicarsi grandi eventi a livello mondiale, e ne capitano pochi, li porti nel proprio territorio».
Le questioni su cui vi confronterete?
«I temi che ci sono stati assegnati sono prezzi agricoli, disponibilità alimentare nel mondo, etica produttiva e mantenimento delle identità e delle tipicità produttive».
Da dove nasce l’idea di organizzare questo summit?
«Dal vertice Fao dello scorso giugno. Lì ho iniziato a mettere in piedi delle “bilaterali”, dei confronti “one to one”, con i ministri stranieri. E questo grazie anche al buon rapporto con il collega agli Esteri Frattini».
Sarà l’occasione per incontrare il suo collega americano. Cosa pensa della politica agricola del neopresidente Obama?
«Ci sono linee del suo programma in materia di agricoltura che ci piacciono. Obama dice quello che a livello di governo diciamo da mesi e a livello politico da anni: difesa delle identità produttive, del territorio e solo a quel punto spazio all’importazione».
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