mentre gli altri lavorano

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paper.
00giovedì 19 febbraio 2009 11:10
di fronte a casa mia si estende un parco denominato "Lunetta Gamberini". dicasi Lunetta perchè...non lo so. ma la spiegazione ci sarebbe, e la si legge nei cartelli ovoidali affissi in più parti del reticolato del parco. che io non ho mai avuto la pazienza di soffermarmi a leggere.
per un'infinità di mattine della scorsa estate mi ci sono addentrato camminando con la testa sgombra e un libro sotto il braccio. pochi bambini, poche badanti, pochi anziani. non altro che il sole cocente e gli olezzi dei prati. qualche insetto, calabroni e libellule.
tutti gli altri al lavoro, a portare avanti i loro giorni.
qualche volta passeggiavo con Stefano, un amico. ci siedevamo, chiacchieravamo, bevevamo qualcosa, fumavamo. capitava che non avessi molta voglia di colloquiare, per cui leggevo il mio libro e Stefano rispettava quest'atto, assorto nei suoi ossesivi pensieri. a 16 anni aveva visto morire tra le fiamme il suo fratellino, da allora aveva maturato la complessa astrusità dei suoi mal riposti sensi di colpa.
tuttavia io e lui ci trovavamo alla grande perchè entrambi ci consideravamo degli scampati. per lui ogni giorno era un quadro che era in grado di apppendere, era la salvezza dal vortice della malattia, era la quotidiana razionalità di quella insondabile conquista che si potrebbe definire con giusta approssimazione: tirare avanti. quanto a me lo ero in quanto sfuggito, in almeno due occasioni, al plotone di esecuzione dei soldati di Dio. proprio all'ultimo, proprio quando la benda mi era già stata apposta sugli occhi dai solerti sacerdoti al servizio dell'Onnipotente.
ma il senso intrinseco di quei nostri incontri paralleli e pacificatori andava cercato in qualcosa di più terra terra, banale. era la strada percorsa, il viottolo nascosto, la scelta di smarcarsi dal fiume autostradale della vita consueta, ricca ma consueta, agiata ma mortifera.
oh, non si pensi che il mio sia stato un cammino scevro di lutti. oh no. assolutamente no. d'altronde per partire bisogna lasciare, e io sono partito innumerevoli volte, e ancora lo farò.
Stefano l'ho frequentato durante le mie soste. lo ricordo bene, gli sono affezionato. una solo volta è voluto partire con me, molto prima della scorsa estate. mi aveva assicurato che avrebbe saputo cavarsela. ma io avevo il sospetto che non avrebbe saputo badare a se stesso ed ebbi terribilmente ragione. rischiai una querela per circonvenzione di incapace, ma alla fine lo riportai a casa sano (non troppo) e salvo, e di quell'avventura non ne facemmo mai più menzione, tacito accordo e vicendevole.
recentamente ho saputo che si è sposato, lo scorso mese, inaspettatamente. e io non vedo l'ora di risentirlo (ma non voglio essere io a chiamare per primo) per dirgli che è un gran bastardo e che avrebbe potuto benissimo invitarmi o quanto meno dirmi qualcosa.
ma gli voglio bene lo stesso.
francesca.38
00giovedì 19 febbraio 2009 11:48
prima di tutto, potrei averti incrociato...abitiamo ( o abitavamo molto vicini...

il racconto è scritto in tono leggero, anche se aprirebbe le porte ad approfondimenti dolorosi, che vengono solo accennati, quasi a non disturbare un rapporto rispettoso e posato su un equilibrio precario ( i tuoi amici sono tutti un po' oltre le righe...e non è un giudizio, ma un'osservazione)

in sest'ultima riga scrivi solo al posto di sola ( riferito a volta)


cmq, era ora scrivessi qualcosa [SM=g1744972]
chiaralapazza
00giovedì 19 febbraio 2009 11:56
Senza offesa, è solo una constatazione....
La tua vita è stata ed è molto intensa, complice il tuo carattere e le tue esperienze, e le persone che incontri. Esperienzialmente spesso molto dolorosa e faticosa, ma a livello letterario ti consente di scrivere cose (complice anche la tua grande bravura) di immensa profondità, anche se solo accennata e sottile.

Anche se questo non fosse autobiografico, credo che la base, anche se incoscia, è sempre la tua vita e i tuoi incroci-incontri-relazioni.

I grandi scrittori, sono sempre quelli più tormentati.

Grande Paper! [SM=g1744972]
@Mimmi the Maneater@
00giovedì 19 febbraio 2009 12:29
lo aggiungiamo all'elenco degli scrittori maledetti
sperando vivamente che non faccia la stessa fine
paper.
00giovedì 19 febbraio 2009 13:10
grazie davvero, mie dolci e amorevoli fanciulle.

devo precisare che come (quasi)sempre ho scritto improvvisando, senza effettuare nessuna correzione. ma a costo di fare un torto alla mia fantasia devo dire che è completamente autobiografico tranne il nome del mio amico

|Denilson|
00giovedì 19 febbraio 2009 13:27
mi piace. devo dire che le prime due righe sono le mie preferite.
paper.
00giovedì 19 febbraio 2009 13:28
bè sì, Francesca, può darsi ci sia visti. ho abitato in via Dagnini, poi a Borgo Panigale, poi, per via sentimentale, di nuovo dalle parti di via Dagnini, anche se non proprio residente.
paper.
00giovedì 19 febbraio 2009 13:42
Re:
|Denilson|, 19/02/2009 13.27:

mi piace. devo dire che le prime due righe sono le mie preferite.




grazie Denilson, e ti ricordo che attendo (e non credo soltanto io) una tua cosa, si sente il bisogno della tua penna vespertina
paolarolly
00sabato 14 marzo 2009 12:15
Re:
paper., 19/02/2009 11.10:

di fronte a casa mia si estende un parco denominato "Lunetta Gamberini". dicasi Lunetta perchè...non lo so. ma la spiegazione ci sarebbe, e la si legge nei cartelli ovoidali affissi in più parti del reticolato del parco. che io non ho mai avuto la pazienza di soffermarmi a leggere.
per un'infinità di mattine della scorsa estate mi ci sono addentrato camminando con la testa sgombra e un libro sotto il braccio. pochi bambini, poche badanti, pochi anziani. non altro che il sole cocente e gli olezzi dei prati. qualche insetto, calabroni e libellule.
tutti gli altri al lavoro, a portare avanti i loro giorni.
qualche volta passeggiavo con Stefano, un amico. ci siedevamo, chiacchieravamo, bevevamo qualcosa, fumavamo. capitava che non avessi molta voglia di colloquiare, per cui leggevo il mio libro e Stefano rispettava quest'atto, assorto nei suoi ossesivi pensieri. a 16 anni aveva visto morire tra le fiamme il suo fratellino, da allora aveva maturato la complessa astrusità dei suoi mal riposti sensi di colpa.
tuttavia io e lui ci trovavamo alla grande perchè entrambi ci consideravamo degli scampati. per lui ogni giorno era un quadro che era in grado di apppendere, era la salvezza dal vortice della malattia, era la quotidiana razionalità di quella insondabile conquista che si potrebbe definire con giusta approssimazione: tirare avanti. quanto a me lo ero in quanto sfuggito, in almeno due occasioni, al plotone di esecuzione dei soldati di Dio. proprio all'ultimo, proprio quando la benda mi era già stata apposta sugli occhi dai solerti sacerdoti al servizio dell'Onnipotente.
ma il senso intrinseco di quei nostri incontri paralleli e pacificatori andava cercato in qualcosa di più terra terra, banale. era la strada percorsa, il viottolo nascosto, la scelta di smarcarsi dal fiume autostradale della vita consueta, ricca ma consueta, agiata ma mortifera.
oh, non si pensi che il mio sia stato un cammino scevro di lutti. oh no. assolutamente no. d'altronde per partire bisogna lasciare, e io sono partito innumerevoli volte, e ancora lo farò.
Stefano l'ho frequentato durante le mie soste. lo ricordo bene, gli sono affezionato. una solo volta è voluto partire con me, molto prima della scorsa estate. mi aveva assicurato che avrebbe saputo cavarsela. ma io avevo il sospetto che non avrebbe saputo badare a se stesso ed ebbi terribilmente ragione. rischiai una querela per circonvenzione di incapace, ma alla fine lo riportai a casa sano (non troppo) e salvo, e di quell'avventura non ne facemmo mai più menzione, tacito accordo e vicendevole.
recentamente ho saputo che si è sposato, lo scorso mese, inaspettatamente. e io non vedo l'ora di risentirlo (ma non voglio essere io a chiamare per primo) per dirgli che è un gran bastardo e che avrebbe potuto benissimo invitarmi o quanto meno dirmi qualcosa.
ma gli voglio bene lo stesso.




La tua è una scrittura magica, anche quando, come in questo caso, si vede lontano un miglio che hai composto senza troppo rifinire o pensare.. E' incredibile come nelle tue frasi tu riesca a trovare quella precisione che è invece totalmente assente nel tuo modus vivendi.
celine.r
00domenica 15 marzo 2009 09:20
Il mio giudizio su questo racconto non è positivo. Secondo il mio parere l'autore ha rimescolato un 2 o 3 idee senza elaborare nulla. Dico questo non per senso di critica fine a se stessa, ma perchè credo che la scorciatoia di attingere al reale senza mediazioni sia un grande difetto per un autore che avrebbe tutti gli strumenti per concretare. In questo senso condivido l'analisi di Paola, ma giungo a conclusioni opposte: questo racconto è così proprio perchè G.M. è così. Va detto che occorre non dimenticare che in un forum, per quanto di letteratura alternativa, non si può pretendere di "fare" letteratura, ma di esemplificare la creazione poetica e narrativa.
francesca.38
00domenica 15 marzo 2009 09:26
Re:
celine.r, 15/03/2009 9.20:

Va detto che occorre non dimenticare che in un forum, per quanto di letteratura alternativa, non si può pretendere di "fare" letteratura, ma di esemplificare la creazione poetica e narrativa.



un laboratorio? un luogo in cui sfruttare la presenza degli altri per costringersi a scrivere e a ripensare a ciò che si scrive e a come lo si fa?


celine.r
00domenica 15 marzo 2009 09:33
Re: Re:
francesca.38, 15/03/2009 9.26:



un laboratorio? un luogo in cui sfruttare la presenza degli altri per costringersi a scrivere e a ripensare a ciò che si scrive e a come lo si fa?






Proprio così. Non credo molto agli "aiuti" degli altri, nel senso che si parte dal presupposto che un forum non sia uno strumento di editing, restando come giusto che sia l'espressione di un'istanza popolare e non professionale. Ma "costringere" a scrivere credo sia una dinamica assolutamente vera, reale. Sì Francesca, concordo con quanto hai detto.
francesca.38
00domenica 15 marzo 2009 09:34
ragazzi, visto come scrive il nostro celine?
cavoli, fa impressione, si sente che lui è del mestiere...


ironizzo, ma lo penso davvero [SM=g8336]
celine.r
00domenica 15 marzo 2009 09:42
Re:
francesca.38, 15/03/2009 9.34:

ragazzi, visto come scrive il nostro celine?
cavoli, fa impressione, si sente che lui è del mestiere...


ironizzo, ma lo penso davvero [SM=g8336]




Grazie Francesca, un mestiere molto poco remunerativo, ormai. Ahi.
Grazie.
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