Questa è l'unica cosa che presumo di saper fare decentemente, per cui è un piacere condividerla con qualcuno. Quando sono scazzato, imbrigliato a strapensare ai nodi instricabili della vita è un toccasana senza paragoni... scrivere fino ad imbrattarsi le mani, come da piccoli, tornare piccoli, umili, spensierati, svincolati dalle stupide ansie che strozzano il piacere di vivere...
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Esame di demenza 1
Si aggroviglia, si contorce, ti contorce, piega, squarcia il ventre, lo colma, e di pressione indotta ascende…
con un secco, netto e ondulatorio colpo di frusta nel midollo, risuona e si dipana nella gabbia toracica, serra i polmoni in spasmi, a contrizioni limitate….
sale ancora…
irrobustisce il gozzo, lo gonfia da esalare l’incontenibile dilatazione, ora solo rimandata, sospinta ai centri nevrotici, agli opachi schermi sulla vaga percezione del compensante groviglio esterno…
tambureggiano le tempie, imbeve di capillari la vista, la irrora di ferina riprovevole censura… scarlatta confusione pulsa nel cranio, un surrogato d’anima, di cuore…
ecco il culmine, l’inossidabile vetta dei capelli irti prossima al collasso, via il tappo ed emissione incontrollata di non controllo, esplosione accecante d’ira…
eccolo, sul filo di lana, in punta di piedi su un affilato rasoio di una sinapsi scheggiata, impazzita,
scende quasi di grazia dalla guglia appuntita come atavico fendente rudimentale,
uno strenuo rinculo fin giù nella gola, risuona nel palato,
vibra sui denti ed incontenibile
l’aria scaccia l’aria,
il groviglio
contorto
esplode…
VAFFANCULO!
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Esame di demenza 2
Pelle. Epidermide che dir si voglia.
Non fin quando l’ammiccante schiettezza di un tessuto mancante scopre, rivela un ulteriore substrato tessile, il manto epidermico, fine, pregiata tessitura erogena; allettante e vestibile sull’altrui, propria pelle nelle intenzioni, nell’ingorda attitudine di uno sguardo inquisitorio…
L’imperscrutabile nero delle pupille, come cataclisma cosmico, assorbe ed inghiotte il lembo inesplorato… antecedenza alla ruminazione, la codifica nel viscoso oliarsi degli ingranaggi; il crepitio della saliva distaccata nello sbalordito schiudersi di fauci, che stemperano, seppur già latenti, i primi fuochi…
Il buco nero stesso collassa, precipita deglutito, gli occhi si distraggono a pensare alle circostanze del richiamo in quella mistica “V” dilatata, aderente e prosperosa… il segreto trafugato dal sapiente squarcio di femminilità esalta, amplifica in un grumo di bava la peccaminosa esclusiva maschile del pomo d’Adamo…
E’ l’ultimo cenno visibile dello scompiglio, ora svanito al di sotto di un plausibile e compensante girocollo, costrizione da allentare con le dita per traspirare desiderio… smania tattile repressa nel fervore tremulo del serrare i pungi per richiamare la passionalità del sangue recluso …
Prematuro parlarne ora, nello stento di respiri densi, scanditi dall’infinitesimale ridisporsi dei sequenziali fotogrammi del subbuglio… il sobbalzo gravitazionale del “mammifero”; ad ogni su, ad ogni giù della portatrice di mammelle, nuove disposizioni e ribellioni a cui obbedire…
Impulsi aggrovigliati, sommossa popolare congestionante nell’arena dove mormora lo stomaco, l’agorà tumultuosa… da cui l’agorafobico pioniere rivoltoso si rifugia in un capovolgimento dantesco, cercando il proprio epilogo nel gorgogliante calderone degli inferi…
Dove un mutilato Cerbero con una sola testa lucida mi istruisce a suo modo, con esigue e misurate parole di scale graduate, di barometri, termometri e righelli volti ad osannare il lembo di pelle ampliato dalla strategica V convessa…
IL CXXXO MI GONFIA LE MUTANDE!