titolo: BIANCA e TENENTE storia di due colombi

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pamicka
00martedì 14 marzo 2006 17:52
SOTTOTITOLO: non mi passava nulla

so che con questa mi eliminerete dal forum, ma questo racconto l'ho scritto in un giorno in cui non avevo lavoro, dai non è colpa mia, con tutta la fabbrica in cassa integrazione ho dovuto trovare il modo di passare la mattinata no? e ora....

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Di fronte alla finestra dell’ufficio, c’è un grosso albero di more, esso fu piantato tanti e tanti anni fa, all’epoca era giovane e poco ramificato, ma negli anni è cresciuto sino ad avere lunghe e forti braccia; esso inoltre è ora completamente ricoperto da un’edera che gli fa spesso assumere un’aspetto sinistro e spaventoso agli occhi degli uomini, è forse proprio per questo motivo che molte coppie d’uccelli d’ogni dimensione e razza, desiderano costruire il loro nido ben protetto e riparato dalle intemperie all’interno della cascata di edera, su basi così solide e soprattutto difficilmente raggiungibili dall’uomo. Erano parecchi giorni che su quest’albero si vedevano svolazzare due colombi, essi si rincorrevano, giocavano, scherzavano e si accingevano, visto il loro matrimonio imminente, a preparare il nido. Un giovedì mattina firmarono le carne necessarie all’acquisto del ramo, è passato di qui il picciotaio e l’acquisto è stato formalizzato. Lo stesso pomeriggio, svolazzavano ormai attorno al ramo un beccaccitetto, un fringuelgnere e il gazzometra, tutti attrezzati, chi con cordelle metriche e bolle, chi con fogli da disegno e penna. La signora colomba, Bianca e il signor colombo, Tenente, erano felicissimi, il loro sogno di un nido accogliente dove poter stare insieme e allevare dei colombini si stava avverando. Bianca, desiderosa di creare un nido con ogni comodità e il più vicino possibile ai suoi sogni, continuava a proporre variazioni sul progetto, un rametto più a destra, tre rametti più a sinistra e tante altre ancora, così che, giovedì sera tornarono tutti ai loro nidi con ancora nulla di fatto. Il venerdì, Bianca Tenente e i tre progettisti, riuscirono finalmente ad arrivare a un progetto definitivo, sulla carta e ora si trattava di trovare un po’ di manodopera che cominciasse effettivamente a costruire il nido e a terminarlo preferibilmente prima del giorno delle nozze; così Tenente che grazie al suo lavoro, aveva un sacco di conoscenze, riuscì a breve ad assumere qualche corvo a nero, sperando di risparmiare qualche verme visto che già parecchi ne aveva sborsati per i tre professionisti. Purtroppo aveva si fatto bene ad assumere dei corvi che sono si bravi nel loro lavoro, ma con un campo di grano così vasto attorno all’albero, spesso si distraevano inventando gare di velocità, di raccolta di chicchi e di slalom tra i cavi della corrente. I giorni passavano e la sera, quando Bianca e Tenente terminati i loro impegni quotidiani (lavorativi l’uno e matrimoniali l’altra) passavano per vedere come procedeva il loro nido d’amore, rimanevano assai delusi del lento progredire di quest’ultimo. Fortunatamente, dopo un paio di settimane, Tenente che come suo padre e il padre di suo padre prima di lui, fa il piccione viaggiatore, grazie all’inaspettato sciopero dei controllori di volo riuscì a trascorrere qualche giorno controllando i corvuratori; questi , sotto l’attento controllo del padrone di casa, dovettero sgobbare non poco. Così nel giro di una settimana, vennero costruiti i muri portanti e quelli divisori delle stanze, venne piastrellato il pavimento, tinteggiate le pareti, montati i sanitari, intelaiate finestre e porte, vennero addirittura posate tegole e grondaie; insomma, venne fatto tutto il necessario per rendere la casa, non solo solida ma anche calda, sicura ed accogliente. Terminato lo sciopero, era terminato anche il lavoro dei tre che, con nel becco il loro compenso lasciarono i colombi e si diressero a nord. Il più era fatto, ora non restava che trovare un buon arredatore, sposarsi e andare a vivere nella loro nuova casa. Questo però era più facile a dirsi che a farsi, di questi tempi infatti, trovare un buon arredatore non è facile, specialmente in questa zona e in questo particolare periodo, infatti i migliori arredatori si sa, sono solo di tre specie: le rondini che dotano i loro nidi non solo di ottime e solide pareti, ma anche di ogni comfort esistente, ma che non sarebbero tornate però fino a primavera; i nibbi, che però, visto il loro carattere rapace e suscettibile, non è consigliabile avvicinare quando sono a stomaco vuoto o se non si è un falco o un’acquila; ed infine i pinguini che pur non facendo il nido per se stessi, riescono ad arredare qualsiasi cosa in modo sempre incantevole, ma anche qui si presenterebbero non poche difficoltà, essendo loro non solo abituati ad un freddo polare, ma anche lentissimi a camminare, i colombi avrebbero dovuto attendere il prossimo inverno, prima di averne uno a loro disposizione. Tirate le somme e abbastanza sconfortati, essi decisero di rivolgersi ad un picchio, arredatore molto più modesto, ma sicuramente superiore ai zigoli ed alle averle che si erano buttati in picchiata su quel possibile affare. Consultati alcuni amici di lunga data, sposatisi qualche mese addietro e la cui casa molto accogliente aveva sempre riscontrato l’ammirazione di tutti, decisero di chiamare il loro stesso piccredatore. L’appuntamento con il piccredatore fu fissato per un sabato mattina e fu davvero un successo, propose di richiamare i corvuratori per aggiungere una finestra che desse più luce alla cucina e terminata questa si mise subito all’opera. Ora appena entrati, sulla sinistra, si possono notare in salotto di fronte al mobile in legno massiccio soffici divani e una comoda poltrona per quando Tenente si distende a leggere il giornale o a guardare il palio in televisione (è infatti un gran tifoso della contrada dell’oca), proseguendo diritti, dalla porta d’entrata e attraversando la porta ad arco, un angolo cottura ultramoderno, il frigorifero con lo sportello del ghiaccio, un tavolo in mogano con una panca e delle sedie impagliate che farebbero invidia ad un pavone e sulla destra un mobile con tutte le chincaglierie preferite di Bianca. Tornando nel salotto, e svoltando a sinistra, passata la prima porta che porta al piano sottostante, si salgono tre gradini in legno, ai cui lati due schefflere fanno bella mostra di se, si passava alla zona notte; a sinistra si trova il bagno all’avanguardia dai toni rosa pastello, con un lavello doppio ed una doccia idromassaggio. Lasciato il bagno, oltre la porta successiva si trova la camera da letto matrimoniale, con un letto a baldacchino, 2 armadi in noce, una splendida toletta ad angolo e, tra i due armadi, un comò’ stava proprio di fronte al letto, sovrastato da uno specchio dorato. Le ultime due stanze, sarebbero diventate le camere dei bambini, ma non sapendo ancora se colombini o colombine, il piccredatore, promise che sarebbe tornato una volta che il lieto evento fosse giunto. Ridiscendendo ora i tre larghi gradini in legno e svoltando a destra, si può scendere al piano inferiore dove sono state ricavate, a sinistra un bagno con lavanderia e caldaia, dalla porta frontale si ha accesso alla taverna e da quella di destra ad una cantinetta/ripostiglio. La taverna è assai accogliente, fa bella mostra di se un caminetto sopra il quale è stato posato uno splendido trofeo di pesca, forse pescato da Tenente alla pesca di San Tiziano; il lungo tavolo per amici e parenti si intona perfettamente con lo stile dell’ambiente, una parete è completamente ricoperta dalla collezione di pentole in rame della signora Bianca, in fondo a sinistra il signor Tenente ha voluto appoggiare un tabellone elettronico per il gioco delle freccette e sopra la panca a destra, alcune copie di famosi dipinti di
completano il tutto. La casa ora era completa e, fortunatamente, in tempo per le nozze. Bianca aveva preparato tutto nei minimi dettagli, sempre aiutata e sostenuta dalla madre e dalla futura suocera, tanto per cominciare, si era fatta fare un vestito dagli stessi canarini che cucirono quello che Cenerentola mise per il ballo con il principe; avorio con lunghe maniche scampanate, larghe ai polsi, il corpetto in pizzo aveva lo scollo a V, la gonna era liscia e a ruota, sulla schiena all’incrocio dei bottoni del corpetto con la gonna c’era un fiocco con dei fiori, sullo chignon, con un pettinino il fagiano francese, amico della madre e famoso parrucchiere a Parigi, le aveva incastrato un lungo velo che due cardellini avrebbero sostenuto sino all’altare, la chiesa poi sarebbe stata addobbata di ghirlande di margherite intrecciate e mazzi di girasoli e spighe unite da coccarde color avorio ed era stato assunto il miglior fotografo della città perché quel momento tanto importante rimanesse negli anni immutato. Il giorno del grande passo, Colombo Tenente era abbastanza nervoso, si diresse alla chiesa con addosso il suo nuovo smoking grigio fumo, cravatta arancione e cilindro; la cravatta arancione è di per se molto importante, perché, nella tradizione colombiana, è di buon auspicio portare qualcosa di quel colore, come anche qualcosa di dorato (come i gemelli che portava ai polsi) e qualcosa di adoperato (ed erano 6 giorni che Colombo non si cambiava le mutande, per sicurezza). Quando arrivò, accompagnato dal fratello Cristoforo, che gli faceva da testimone, la chiesa era gremita; c’erano proprio tutti, colombi, tordi, ghiandaie, pigliamosche, un coro di cinciallegre accompagnato da un ciuffolotto violoncellista, un’allodola flautista e un fringuello violinista che stavano in quel momento accordando i loro strumenti ed estraendo gli spartiti. Quando Bianca arrivò, finalmente la cerimonia ebbe inizio, con la consueta (o almeno lo è per i colombi) marcia di Radetzski venne quindi accompagnata all’altare dal padre. Fu, al solito, il gallo pretone a celebrare le nozze, vennero scambiate le promesse di matrimonio e i due si scambiarono un lungo bacio per suggellare quel momento che fu accompagnato da fischi e applausi. Dopo le congratulazioni di rito e il lancio del riso fuori dalla chiesa, la coppia andò a fare le consuete foto all’antica piccionaia e poi si unì agli invitati per il pranzo alla “vecchia quaglia”. Questo fu proprio un vero successo, furono servite per prime, briciole di pane di segale, cinque cereali, integrale e di pane nero, seguiti da chicchi di grano, accompagnati con coppe ricolme di sesamo, avena e mais. Dopo una piccola pausa durante la quale Tenente fu costretto a forza a fare un discorso, vennero serviti lombrichi per tutti, ed infine, come dessert, chicchi d’uva gelati. La serata si protrasse fino alla mezzanotte passata, con balli, scherzi agli sposi e giochi di gruppo, quando furono tutti abbastanza stanchi e brilli, accompagnarono finalmente gli sposini alla loro nuova casa. Tutto questo è successo l’altro ieri e mi è stato riferito dalla gazza postina giusto stamani, ancora non li ho visti mettere il becco fuori di casa, ma considerando che sono barricati li dentro da ormai tre giorni, credo proprio di poter affermare che a primavera, Bianca e Tenente, avranno creato quella famiglia che tanto volevano.


[SM=x89560] CHIEDO PERDONO
kimberlyn
00martedì 14 marzo 2006 18:13
Pamela,
le storie a lieto fine sono sempre belle! [SM=g27791] [SM=g27791] [SM=g27791]
Ti auguro per il futuro un finale così... [SM=x89541] [SM=x89546]
Gatinha
00martedì 14 marzo 2006 18:56
Pam, che storiella divertente. Sei piena di fantasia [SM=x89546] .
G. [SM=x89570]
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