francesca.38, 16/03/2012 15.22:
interessante. e fuorviante. nel senso che il significato dei testi è il risultato del lavoro del lettore, che dovrebbe essere instradato verso un'univoca interpretazione dall'autore, attraverso la "vita propria" del testo stesso. ora leggerò diversamente i pezzi che hai postato, alla luce di un'informazione bibliografica in realtà non inerente. anche se dove inizia e finisce un testo è argomento di dibattito scientifico mai sedato. ma io voglio emozioni da ciò che leggo, quindi la contestualizzazione posso usarla solo in fase di rilettura. mi sto incartando?:)))
incartando? per nulla! se non esistessi bisognerebbe inventarti. qui sul forum sei assolutamente imprescindibile, ma immagino anche altrove.
tornando alla tua argomentazione sottolinerei l'importanza delle riletture, e non solo per un fatto di contestualizzazione, come dici, ma proprio per un fatto relativo al testo nudo e puro, alla percentuale della sua intelligibilità, alla sua coloritura reale eccetera.
con Damo non ho inventato nulla in quanto a plot narrativo, ma non ho inventato nulla nemmeno per quello che riguarda lo stile. ho trasposto il personaggio in ambito epico religioso con un abbondante sostrato di tematiche crepuscolari, come puoi evincere dai termini sostanzialente antiquati e dimessi che ho utilizzato. in virtù di ciò, riferendomi alla saga di Damo, parlo appunto di testi crepuscolari, a tratti addirittura derivativi (Corazzini, Martini, Gianelli).
narrativamente non sono uno scrittore ingegnoso, nel senso che non invento nulla. ciò che racconto è accaduto davvero, ma ovviamente filtrato dal meccanismo della narrazione e delle metafore. sono più reticente che conversativo. almeno credo.
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