I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Andrea Zanzotto

  • Messaggi
  • OFFLINE
    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 05/11/2008 19:58
    Da "Vocativo" di Andrea Zanzotto



    Esistere psichicamente



    Da questa artificiosa terra-carne
    esili acuminati sensi
    e sussulti e silenzi,
    da questa bava di vicende
    - soli che urtarono fili di ciglia
    ariste appena sfrangiate pei colli -
    da questo lungo attimo
    inghiottito da nevi, inghiottito dal vento,
    da tutto questo che non fu
    primavera non luglio non autunno
    ma solo egro spiraglio
    ma solo psiche,
    da tutto questo che non è nulla
    ed è tutto ciò ch'io sono:
    tale la verità geme a se stessa,
    si vuole pomo che gonfia ed infradicia.
    Chiarore acido che tessi
    i bruciori d'inferno
    degli atomi e il conato
    torbido d'alghe e vermi,
    chiarore-uovo
    che nel morente muco fai parole
    e amori.
    Image Hosted by ImageShack.us
    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros


  • OFFLINE
    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 05/11/2008 19:59
    Si, ancora la neve (La beltà, 1968)
    Che sarà della neve
    che sarà di noi?
    Una curva sul ghiaccio
    e poi e poi... ma i pini, i pini
    tutti uscenti alla neve, e fin l'ultima età
    circondata da pini. Sic et simpliciter?
    E perché si è - il mondo pinoso il mondo nevoso -
    perché si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci,
    perché si è fatto noi, roba per noi?
    E questo valere in persona ed ex-persona
    un solo possibile ed ex-possibile?
    Hölderlin: "siamo un segno senza significato":
    ma dove le due serie entrano in contatto?
    Ma è vero? E che sarà di noi?
    E tu perché, perché tu?
    E perché e che fanno i grandi oggetti
    e tutte le cose-cause
    e il radiante e il radioso?



    Il nucleo stellare
    là in fondo alla curva di ghiaccio,
    versi inventive calligrammi ricchezze, sì,
    ma che sarà della neve dei pini
    di quello che non sta e sta là, in fondo?
    Non c'è noi eppure la neve si affisa a noi
    e quello che scotta
    e l'immancabilmente evaso o morto
    evasa o morta.
    Buona neve, buone ombre, glissate glissate.
    Ma c'è chi non si stanca di riavviticchiarsi
    graffignare sgranocchiare solleticare,
    di scoiattolizzare le scene che abbiamo pronte,
    non si stanca di riassestarsi
    - l'ho, sempre, molto, saputo -
    al luogo al bello al bel modulo
    a cieli arcaici aciduli come slambròt cimbrici
    al seminato d'immagini
    all'ingorgo di tenebrelle e stelle edelweiss
    al tutto ch'è tutto bianco tutto nobile:
    e la volpazza di gran coda e l'autobus
    quello rosso sul campo nevato.
    Biancaneve biancosole biancume del mio vecchio io.
    Ma presto i bambucci-ucci
    vanno al grande magazzino
    - ai piedi della grande selva -
    dove c'è pappa bonissima e a maraviglia
    per voi bimbi bambi con diritto
    e programma di pappa, per tutti
    ferocemente tutti, voi (sniff sniff
    gran gnam yum yum slurp slurp:
    perché sempre si continui l'"umbra fuimus fumo e fumetto"):
    ma qui
    ahi colorini più o meno truffaldini
    plasmon nipiol auxol lustrine e figurine
    più o meno truffaldine:
    meglio là, sottomano nevata sottofelce nevata...
    O luna, ormai,
    e perfino magnolia e perfino
    cometa di neve in afflusso, la neve.
    Ma che sarà di noi?
    Che sarà della neve, del giardino,
    che sarà del libero arbitrio e del destino
    e di chi ha perso nella neve il cammino
    (e la neve saliva saliva - e lei moriva)?
    E che si dice là nella vita?
    E che messaggi ha la fonte di messaggi?
    Ed esiste la fonte, o non sono
    che io-tu-questi-quaggiù
    questi cloffete clocchete ch ch
    più che incomunicante scomunicato tutti scomunicati?
    Eppure negli alti livelli
    sopra il coma e il semicoma e il limine
    si brusisce e si ronza e si cicala-ciàcola
    - ancora - per una minima e semiminima
    biscroma semibiscroma nanobiscroma
    cose e cosine
    scienze lingue e profezie
    cronaca bianca nera azzurra
    di stimoli anime e dèi,
    libido e cupìdo e la loro
    prestidigitazione finissima;
    è così, scoiattoli afrori e fiordineve in frescura
    e "acqua che devia
    si dispera si scioglie s'allontana"
    oltre il grande magazzino ai piedi della selva
    dove i bambucci piluccano zizzole...
    E le falci e le mezzelune e i martelli
    e le croci e i designs-disegni
    e la nube filata di zucchero che alla psiche ne vie?
    E la tradizione tramanda tramanda fa passamano?
    E l'avanguardia ha trovato, ha trovato?
    E dove il fru-fruire dei fruitori
    nel truogolo nel buio bugliolo nel disincanto,
    dove, invece, l'entusiasmo l'empireirsi l'incanto?
    Che si dice lassù nella vita,
    là da quelle parti là in parte;
    che si cova si sbuccia si spampana
    in quel poco in quel fioco
    dentro la nocciolina dentro la mandorletta?
    E i mille dentini che la minano?
    E il pino. E i pini-ini-ini per profili
    e profili mai scissi mai cuciti
    ini-ini a fianco davanti
    dietro l'eterno l'esterno l'interno (il paesaggio)
    dietro davanti da tutti i lati,
    i pini come stanno, stanno bene?

    Detto alla neve: "Non mi abbandonerai mai, vero?"

    E una pinzetta, ora, una graffetta.
    [Modificato da chiaralapazza 05/11/2008 20:00]
    Image Hosted by ImageShack.us
    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros


  • OFFLINE
    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 05/11/2008 20:16
    Da "IX ECLOGHE"

    "L'attimo fuggente"

    "Le front comme un drapeau perdu"


    Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
    di coazione. Gli altri nell'incorposa
    increante libertà. Dal monte
    che con troppo alte selve m'affronta
    tento vedere e vedermi,
    mentre allegria irrita di lumi
    san Silvestro, sparge laggiù la notte
    di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
    E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
    Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
    In voi fui, sono, mi avete atteso,
    non mai dubbio v'ha offesi.
    Sarai, anima e neve,
    tu: colei che non sa
    oltre l'immacolato tacere.
    Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
    E' questo il sospiro che discrimina
    che culmina, "l'attimo fuggente".
    E' questo il crisma nel cui odore io dico:
    sì, mi hai raccolto
    su da me stesso e con te entro
    nella fonte dell'anno.
    Image Hosted by ImageShack.us
    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros


  • OFFLINE
    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 05/11/2008 20:16
    Da "Dietro il paesaggio"



    Elegia Pasquale



    Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
    con tutto il tuo pallore disperato,
    dov'è il crudo preludio del sole?
    e la rosa la vaga profezia?
    Dagli orti di marmo
    ecco l'agnello flagellato
    a brucare scarsa primavera
    e illumina i mali dei morti
    pasqua ventosa che i mali fa più acuti

    E se è vero che oppresso mi composero
    a questo tempo vuoto
    per l'esaltazione del domani,
    ho tanto desiderato
    questa ghirlanda di vento e di sale
    queste pendici che lenirono
    il mio corpo ferita di cristallo;
    ho consumato purissimo pane

    Discrete febbri screpolano la luce
    di tutte le pendici della pasqua,
    svenano il vino gelido dell'odio;
    è mia questa inquieta
    gerusalemme di residue nevi,
    il belletto s'accumula nelle
    stanze nelle gabbie spalancate
    dove grandi uccelli covarono
    colori d'uova e di rosei regali,
    e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario
    dei propri lievi silenzi.

    Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra
    le bocche non sono che sangue
    i cuori non sono che neve
    le mani sono immagini
    inferme della sera
    che miti vittime cela nel seno.
    Image Hosted by ImageShack.us
    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros