Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

I vacui amici del tiglio - Spazio libero

leopardi

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    francesca.38
    Post: 2.804
    Sesso: Femminile
    00 08/11/2008 18:09
    quello che amo di più tra i suoi Canti
    IL PENSIERO DOMINANTE

    Dolcissimo, possente
    Dominator di mia profonda mente;
    Terribile, ma caro
    Dono del ciel; consorte
    Ai lùgubri miei giorni,
    Pensier che innanzi a me sì spesso torni.
    Di tua natura arcana
    Chi non favella? il suo poter fra noi
    Chi non sentì? Pur sempre
    Che in dir gli effetti suoi
    Le umane lingue il sentir proprio sprona,
    Par novo ad ascoltar ciò ch'ei ragiona.
    Come solinga è fatta
    La mente mia d'allora
    Che tu quivi prendesti a far dimora!
    Ratto d'intorno intorno al par del lampo
    Gli altri pensieri miei
    Tutti si dileguàr. Siccome torre
    In solitario campo,
    Tu stai solo, gigante, in mezzo a lei.
    Che divenute son, fuor di te solo,
    Tutte l'opre terrene,
    Tutta intera la vita al guardo mio!
    Che intollerabil noia
    Gli ozi, i commerci usati,
    E di vano piacer la vana spene,
    Allato a quella gioia,
    Gioia celeste che da te mi viene!
    Come da' nudi sassi
    Dello scabro Apennino
    A un campo verde che lontan sorrida
    Volge gli occhi bramoso il pellegrino;
    Tal io dal secco ed aspro
    Mondano conversar vogliosamente,
    Quasi in lieto giardino, a te ritorno,
    E ristora i miei sensi il tuo soggiorno.
    Quasi incredibil parmi
    Che la vita infelice e il mondo sciocco
    Già per gran tempo assai
    Senza te sopportai;
    Quasi intender non posso
    Come d'altri desiri,
    Fuor ch'a te somiglianti, altri sospiri.
    Giammai d'allor che in pria
    Questa vita che sia per prova intesi,
    Timor di morte non mi strinse il petto.
    Oggi mi pare un gioco
    Quella che il mondo inetto,
    Talor lodando, ognora abborre e trema,
    Necessitade estrema;
    E se periglio appar, con un sorriso
    Le sue minacce a contemplar m'affiso.
    Sempre i codardi, e l'alme
    Ingenerose, abbiette
    Ebbi in dispregio. Or punge ogni atto indegno
    Subito i sensi miei;
    Move l'alma ogni esempio
    Dell'umana viltà subito a sdegno.
    Di questa età superba,
    Che di vote speranze si nutrica,
    Vaga di ciance, e di virtù nemica;
    Stolta, che l'util chiede,
    E inutile la vita
    Quindi più sempre divenir non vede;
    Maggior mi sento. A scherno
    Ho gli umani giudizi; e il vario volgo
    A' bei pensieri infesto,
    E degno tuo disprezzator, calpesto.
    A quello onde tu movi,
    Quale affetto non cede?
    Anzi qual altro affetto
    Se non quell'uno intra i mortali ha sede?
    Avarizia, superbia, odio, disdegno,
    Studio d'onor, di regno,
    Che sono altro che voglie
    Al paragon di lui? Solo un affetto
    Vive tra noi: quest'uno,
    Prepotente signore,
    Dieder l'eterne leggi all'uman core.
    Pregio non ha, non ha ragion la vita
    Se non per lui, per lui ch'all'uomo è tutto;
    Sola discolpa al fato,
    Che noi mortali in terra
    Pose a tanto patir senz'altro frutto;
    Solo per cui talvolta,
    Non alla gente stolta, al cor non vile
    La vita della morte è più gentile.
    Per còr le gioie tue, dolce pensiero,
    Provar gli umani affanni,
    E sostener molt'anni
    Questa vita mortal, fu non indegno;
    Ed ancor tornerei,
    Così qual son de' nostri mali esperto,
    Verso un tal segno a incominciare il corso:
    Che tra le sabbie e tra il vipereo morso,
    Giammai finor sì stanco
    Per lo mortal deserto
    Non venni a te, che queste nostre pene
    Vincer non mi paresse un tanto bene.
    Che mondo mai, che nova
    Immensità, che paradiso è quello
    Là dove spesso il tuo stupendo incanto
    Parmi innalzar! dov'io,
    Sott'altra luce che l'usata errando,
    Il mio terreno stato
    E tutto quanto il ver pongo in obblio!
    Tali son, credo, i sogni
    Degl'immortali. Ahi finalmente un sogno
    In molta parte onde s'abbella il vero
    Sei tu, dolce pensiero;
    Sogno e palese error. Ma di natura,
    Infra i leggiadri errori,
    Divina sei; perché sì viva e forte,
    Che incontro al ver tenacemente dura,
    E spesso al ver s'adegua,
    Né si dilegua pria, che in grembo a morte.
    E tu per certo, o mio pensier, tu solo
    Vitale ai giorni miei,
    Cagion diletta d'infiniti affanni,
    Meco sarai per morte a un tempo spento:
    Ch'a vivi segni dentro l'alma io sento
    Che in perpetuo signor dato mi sei.
    Altri gentili inganni
    Soleami il vero aspetto
    Più sempre infievolir. Quanto più torno
    A riveder colei
    Della qual teco ragionando io vivo,
    Cresce quel gran diletto,
    Cresce quel gran delirio, ond'io respiro.
    Angelica beltade!
    Parmi ogni più bel volto, ovunque io miro,
    Quasi una finta imago
    Il tuo volto imitar. Tu sola fonte
    D'ogni altra leggiadria,
    Sola vera beltà parmi che sia.
    Da che ti vidi pria,
    Di qual mia seria cura ultimo obbietto
    Non fosti tu? quanto del giorno è scorso,
    Ch'io di te non pensassi? ai sogni miei
    La tua sovrana imago
    Quante volte mancò? Bella qual sogno,
    Angelica sembianza,
    Nella terrena stanza,
    Nell'alte vie dell'universo intero,
    Che chiedo io mai, che spero
    Altro che gli occhi tuoi veder più vago?
    Altro più dolce aver che il tuo pensiero?


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    @Mimmi the Maneater@
    Post: 4.534
    Sesso: Femminile
    00 10/11/2008 09:45
    ci voleva!
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    Il foro di Settecolori
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    chiaralapazza
    Post: 2.561
    Sesso: Femminile
    00 10/05/2009 19:14

    Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
    e questa siepe, che da tanta parte
    dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
    Ma sedendo e mirando, interminati
    spazi di là da quella, e sovrumani
    silenzi, e profondissima quïete
    io nel pensier mi fingo, ove per poco
    il cor non si spaura. E come il vento
    odo stormir tra queste piante, io quello
    infinito silenzio a questa voce
    vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
    e le morte stagioni, e la presente
    e viva, e il suon di lei. Così tra questa
    immensità s'annega il pensier mio:
    e il naufragar m'è dolce in questo mare



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    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
    richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
    Martha Medeiros