I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Stéphane Mallarmé

  • Messaggi
  • (F@bry)
    00 11/11/2008 17:56
    La tomba di Edgar Poe

    Quale in Lui stesso alfine l'eternità lo muta
    il poeta desta con una spada nuda
    il secolo tremante che non ha conosciuto
    della morte il trionfo in quella voce inaudita

    Essi in un vil sussulto come l'idra che ha udito
    l'Angelo dare un senso più puro alle parole
    della tribù, gridando al sortilegio bevuto
    di qualche nero intruglio nel flutto senza odore.

    Se di terra e nube ostili, o dolore! la nostra
    idea non sa, scolpendone un bassorilievo
    ornare l'abbagliante tomba di Poe, che almeno
    calmo blocco caduto da un cataclisma oscuro
    questo granito il limite mostri per sempre ai neri
    voli della bestemmia sparsi per il futuro.
  • (F@bry)
    00 11/11/2008 17:57
    La tomba di Charles Baudelaire

    Il tempio sotterrato diffonde dalla bocca
    sepolcrale di fogna che sbava melma e rubini
    abominevolmente un qualche idolo Anubi
    che bestiale dal muso tutto avvampato latra
    o che il recente gas torca la losca miccia
    che ingoia come si sa l'onte subite
    esso spietato accende un pube immortale
    di fanale in fanale a vano s'appiccia;
    in città senza sera quale secco fogliame
    benedire potrà vanamente votivo
    sul marmo di Baudelaire, com'essa dentro il velo
    che brividi assente la circonda posare,
    l'Ombra sua stessa un tutelare veleno
    per sempre respirando e di cui noi moriamo.
  • (F@bry)
    00 11/11/2008 17:58
    Angoscia

    Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia
    Che i peccati d'un popolo accogli, né a scavare
    Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta
    Sotto il tedio incurabile che versa il mio baciare:

    Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni,
    Librato sotto il velo segreto dei rimorsi,
    E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne
    Nere, tu che del nulla conosci più che i morti.

    Poi che il Vizio, rodendomi l'antica nobiltà,
    M'ha come te segnato di sua sterilità;
    Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore

    Che crimine o rimorso mai potrà divorare,
    Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario,
    Sgomento di morire se dormo solitario.