I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Eugenio Montale

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  • (F@bry)
    00 19/11/2008 09:17
    Meriggiare pallido e assorto

    Meriggiare pallido e assorto
    presso un rovente muro d'orto,
    ascoltare tra i pruni e gli sterpi
    schiocchi di merli, frusci di serpi.

    Nelle crepe del suolo o su la veccia
    spiar le file di rosse formiche
    ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
    a sommo di minuscole biche.

    Osservare tra frondi il palpitare
    lontano di scaglie di mare
    mentre si levano tremuli scricchi
    di cicale dai calvi picchi.

    E andando nel sole che abbaglia
    sentire con triste meraviglia
    com'è tutta la vita e il suo travaglio
    in questo seguitare una muraglia
    che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
  • (F@bry)
    00 19/11/2008 09:20
    A mia madre

    Ora che il coro delle coturnici
    ti blandisce nel sonno eterno, rotta
    felice schiera in fuga verso i clivi
    vendemmiati del Mesco, or che la lotta
    dei viventi più infuria, se tu cedi
    come un'ombra la spoglia
    (e non è un'ombra,
    o gentile, non è ciò che tu credi)
    chi ti proteggerà? La strada sgombra
    non è una via, solo due mani, un volto,
    quelle mani, quel volto, il gesto d'una
    vita che non è un'altra ma se stessa,
    solo questo ti pone nell'eliso
    folto d'anime e voci in cui tu vivi;

    e la domanda che tu lasci è anch'essa
    un gesto tuo, all'ombra delle croci.
  • (F@bry)
    00 19/11/2008 09:21
    Felicità raggiunta, si cammina

    Felicità raggiunta, si cammina
    per te su fil di lama.
    Agli occhi sei barlume che vacilla,
    al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
    e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

    Se giungi sulle anime invase
    di tristezza e le schiari, il tuo mattino
    è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
    Ma nulla paga il pianto del bambino
    a cui fugge il pallone fra le case.
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    00 19/11/2008 09:59
    Amo Montale!
    Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

    Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
    e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
    Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
    Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
    le coincidenze, le prenotazioni,
    le trappole, gli scorni di chi crede
    che la realtà sia quella che si vede.

    Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
    non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
    Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
    le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
    erano le tue.


    (Eugenio Montale, Satura, Xenia II)
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    00 19/11/2008 10:00



    Piccolo testamento

    Questo che a notte balugina
    nella calotta del mio pensiero,
    traccia madreperlacea di lumaca
    o smeriglio di vetro calpestato,
    non è lume di chiesa o d'officina
    che alimenti
    chierico rosso, o nero.
    Solo quest'iride posso
    lasciarti a testimonianza
    d'una fede che fu combattuta,
    d'una speranza che bruciò più lenta
    di un duro ceppo nel focolare.
    Conservane la cipria nello specchietto
    quando spenta ogni lampada
    la sardana si farà infernale
    e un ombroso Lucifero scenderà su una prora
    del Tamigi, dell'Hudson, della Senna
    scuotendo l'ali di bitume semi-
    mozze dalla fatica, a dirti: è l'ora.
    Non è un'eredità, un portafortuna
    che può reggere all'urto dei monsoni
    sul fil di ragno della memoria,
    ma una storia non dura che nella cenere
    e persistenza è solo l'estinzione.
    Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato
    non può fallire nel ritrovarti.
    Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio
    non era fuga, l'umiltà non era
    vile, il tenue bagliore strofinato
    laggiù non era quello di un fiammifero.

    (Eugenio Montale, La bufera; Parte settima)
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    00 19/11/2008 10:01



    Spesso il male di vivere ho incontrato

    Spesso il male di vivere ho incontrato:
    era il rivo strozzato che gorgoglia,
    era l'incartocciarsi della foglia
    riarsa, era il cavallo stramazzato.

    Bene non seppi, fuori del prodigio
    che schiude la divina Indifferenza:
    era la statua nella sonnolenza
    del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


    (Eugenio Montale, Ossi di seppia)
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    00 19/11/2008 10:02
    È ridicolo credere

    È ridicolo credere
    che gli uomini di domani
    possano essere uomini,
    ridicolo pensare
    che la scimmia sperasse
    di camminare un giorno
    su due zampe

    é ridicolo
    ipotecare il tempo
    e lo é altrettanto
    immaginare un tempo
    suddiviso in piú tempi

    e piú che mai
    supporre che qualcosa
    esista
    fuori dall'esistibile,
    il solo che si guarda
    dall'esistere.


    (Eugenio Montale, Satura; Satura II)
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    00 19/11/2008 10:03
    Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
    l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
    lo dichiari e risplenda come un croco
    perduto in mezzo a un polveroso prato.

    Ah l'uomo che se ne va sicuro,
    agli altri ed a se stesso amico,
    e l'ombra sua non cura che la canicola
    stampa sopra uno scalcinato muro!

    Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
    sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
    Codesto solo oggi possiamo dirti,
    ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


    (Eugenio Montale, Ossi di seppia)
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    00 19/11/2008 10:04
    Ho tanta fede in te

    A C.

    Ho tanta fede in te
    che durerà
    (è la sciocchezza che ti dissi un giorno)
    finché un lampo d'oltremondo distrugga
    quell'immenso cascame in cui viviamo.
    Ci troveremo allora in non so che punto
    se ha un senso dire punto dove non è spazio
    a discutere qualche verso controverso
    del divino poema.

    So che oltre il visibile e il tangibile
    non è vita possibile ma l'oltrevita
    è forse l'altra faccia della morte
    che portammo rinchiusa in noi per anni e anni.

    Ho tanta fede in me
    e l'hai riaccesa tu senza volerlo
    senza saperlo perché in ogni rottame
    della vita di qui è un trabocchetto
    di cui nulla sappiamo ed era forse
    in attesa di noi spersi e incapaci
    di dargli un senso.

    Ho tanta fede che mi brucia; certo
    chi mi vedrà dirà è un uomo di cenere
    senz'accorgersi ch'era una rinascita.


    (Eugenio Montale, Altri versi, parte seconda)



    C. presumo sia Clizia.
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