I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Edgar Allan Poe

  • Messaggi
  • (F@bry)
    00 15/12/2008 16:03
    Romanza


    Romanza, che ami annuire e cantare
    col capo assonnato e le ali ripiegate,
    tra verdi fronde, quali agita
    nel suo fondo un ombroso lago,
    fu per me un variopinto pappagallo
    -oh, a me familiare uccello -
    che m' apprese a dir l' alfabeto
    e a balbettare le prime parole,
    qundo nel bosco selvaggio io giacevo,
    fanciullo - dall' occhio sagace.

    Ma da un pezzo, del Condor gli eterni anni
    cosi' scuotono il cielo stesso la' in alto,
    con tumulto di tuoni mentre passano,
    che non ho io piu' tempo per oziose cure,
    mentre spio l' inquieto cielo.
    E quando un' ora con piu' lievi ali
    getta su di me le sue morbide piume,
    dissipar quel breve tempo con lira e rime
    (vietate cose!) - delittuoso parrebbe al mio cuore:
    a meno che con le corde non vibri anch' esso.
  • (F@bry)
    00 15/12/2008 16:04
    Un sogno


    In visioni di notturna tenebra
    spesso ho sognato svanite gioie -
    mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce
    m' ha lasciato col cuore implacato.

    Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno
    per colui il cui sguardo si posa
    su quanto a lui è d' intorno con un raggio
    che, a ritroso, si volge al tempo che non è più?

    Quel sogno beato - quel sogno beato,
    mentre il mondo intero m' era avverso,
    m' ha rallegrato come un raggio cortese
    che sa guidare un animo scontroso.

    E benchè quella luce in tempestose notti
    cosi' tremolasse di lontano -
    che mai può aversi di più splendente e puro
    nella diurna stella del Vero? .
  • (F@bry)
    00 15/12/2008 16:07
    Solo


    Fanciullo, io gia' non ero
    come gli altri erano, ne' vedevo
    come gli altri vedevano. Mai
    derivai da una comune fonte
    le mie passioni - nè mai,
    da quella stessa i miei aspri affanni.
    Nè il tripudio al mio cuore
    io ridestavo in accordo con altri.
    Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
    Allora - in quell'età - nell'alba
    d'una procellosa vita - fu derivato
    da ogni più oscuro abisso di bene e male
    il mistero che ancora m'avvince -
    dai torrenti e dalle sorgenti -
    dalla rossa roccia dei monti -
    dal sole che d'intorno mi ruotava
    nelle sue dorate tinte autunnali -
    dal celeste baleno
    che daccano mi guizzava -
    dal tuono e dalla tempesta -
    e dalla nuvola che forma assumeva
    (mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
    d'un demone alla mia vista
  • (F@bry)
    00 16/12/2008 10:31
    Canto

    Ti vidi nel tuo giorno nuziale
    e t' invase una vampata di rossore,
    quantunque felicita' ti brillasse d' intorno
    e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.
    E il baleno che s' accese nei tuoi occhi
    (quale ch' esso fosse per me),
    fu quando alla Belta' di piu' conforme
    potesse svelarsi alla mia vista dolente.
    Fu quel rossore, credo, pudore di fanciulla -
    e ben si comprende che cosi' fosse.
    Ma un piu' fiero incendio quel baleno
    sollevo' - ahime'! - nel petto di colui
    che ti vide nel tuo giorno nuziale,
    allorche' ti sorprese quell' acceso rossore,
    quantunque felicita' ti brillasse d' intorno
    e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.
  • (F@bry)
    00 16/12/2008 10:33
    Il giorno piu' felice


    Il giorno piu' felice - l' ora piu' felice
    questo mio inaridito cuore ha gia' conosciuto;
    ogni piu' alta speranza di trionfo e d' orgoglio
    sento ch' e' fuggita via.
    Trionfo? oh si', cosi' fantasticavo;
    ma da gran tempo svanirono ormai
    le visione di quel mio giovanile tempo -
    e sia pur cosi'.
    E quanto a te, orgoglio, che dirti?
    Erediti pure un' altra fonte
    quel veleno che approntasti per me -
    Ora acquietati, o mio spirito.
    Il giorno piu' felice - l' ora piu' felice -
    che quest' occhi avrebbero visto - hanno gia' visto,
    il rifulgente sguardo di trionfo e d' orgoglio
    sento che e' spento ormai.
    Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
    di trionfo e d' orgoglio, e con la pena
    che allora avvertivo - quella fulgente ora
    io non vorrei riviverla:
    giacche' oscure scorie erano su quelle ali
    e, al loro agitarsi, una maligna essenza
    ne pioveva - fatale per un' anima
    che gia' l' ha conosciuta.
  • (F@bry)
    00 17/01/2009 21:32
    Una stella della sera


    L'estate era al suo meriggio,
    e la notte al suo colmo;
    e ogni stella, nella sua propria orbita,
    brillava pallida, pur nella luce
    della luna, che più lucente e più fredda,
    dominava tra gli schiavi pianeti,
    nei cieli signora assoluta -
    e, col suo raggio, sulle onde.
    Per un poco io fissai
    il suo freddo sorriso;
    oh, troppo freddo - troppo freddo per me!
    Passò, come un sudario,
    una nuvola lanuginosa,
    e io allora mi volsi a te,
    orgogliosa stella della sera,
    alla tua remota fiamma,
    più caro avendo il tuo raggio;
    giacché più m'allieta
    l'orgogliosa parte
    che in cielo svolgi a notte,
    e di più io ammiro
    il tuo fuoco distante
    che non quella più fredda, consueta luce.
  • (F@bry)
    00 21/01/2009 10:20
    Imitazione


    Un cupo insondabile mare
    di sconfinato orgoglio -
    mistero e sogno
    m' appare quella mia prima eta';
    un sogno, dico, che un estroso pensiero
    popolo' di strani esseri mai vissuti,
    che il mio spirito non ha mai veduto.
    Oh, li avessi lasciati in passare,
    col mio occhio sognante!
    Nessuno al mondo erediti
    quella mia visione d' allora;
    quei pensieri io controllerei,
    come per magia, nella sua mente:
    giacche' quella fulgente speranza
    e quel lieto tempo sono svaniti,
    con essi ando' via, con un sospiro:
    ma non m' importa che siano periti,
    benche' cosi' cari li avessi allora.
  • (F@bry)
    00 21/01/2009 10:22
    Il lago


    Nel fior di giovinezza, ebbi in sorte
    d' abitar del vasto mondo un luogo
    che non poteva ch' essermi caro e diletto -
    tanto m' era dolce d' un ermo lago
    la selvaggia bellezza, cinto di nere rocce,
    con alti pini torreggianti intorno.
    Ma poi che Notte, come su tutto,
    aveva li' disteso il suo manto,
    e il mistico vento e melodioso
    passava sussurrando - oh, allora,
    con un sussulto io mi destavo
    al terrore di quel solitario lago.
    Pure, non mi dava spavento quel terrore,
    ma anzi un tiepido diletto -
    un diletto che ne' miniere di gemme
    ne' lusinghe o donativi mai potrebbero
    indurmi a definir qual era -
    e neanche Amore - fosse anche l' Amor tuo.
    Morte abitava in quelle acque attossicate,
    e una tomba nel profondo gorgo
    era disposta per chi sapesse ricavarne
    un sollievo al suo immaginare:
    il solingo spirito sapesse fare
    un Eden di quell' oscuro lago.