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I vacui amici del tiglio - Spazio libero

Remigio Zena

  • Messaggi
  • (F@bry)
    00 16/02/2009 09:00
    Remigio Zena fu lo pseudonimo usato da Gaspare Invrea.


    Euterpe

    Come i monelli van dei bersaglieri
    Seguendo la fanfara,
    Marcando il passo pettoruti e fieri,
    Così a voi vanno dietro volentieri,
    A voi, madonna Clara,
    Birichini e orgogliosi i miei pensieri.
    Siete tutta una musica d'argento,
    Un sospiro di vento
    Tra le piante di rosa, un'armonia
    Di baci e poesia.
    E dietro a voi mi trascinate, o mia
    Limpida sinfonia,
    In fondo al precipizio e son contento
    Perché sol io vi sento.
  • (F@bry)
    00 16/02/2009 09:00
    Profano

    Perché, signora, sempre me chiamate
    A voltarvi la musica sul piano?
    Le vostre dita bianche e affusolate,
    Saltellanti sui tasti in modo strano
    Da parer salamandre indiavolate,
    Le ammirai da vicino e da lontano:
    Sulla faccia e nel cuor porto stampate
    Le morbidezze della vostra mano!
    È effetto della musica tedesca
    Se la vista si annebbia, o dell'amore
    Se confondo i dïesis coi bemolle?
    Ch'io rimanga a seder non vi rincresca:
    È meno turca, udendola in panciolle,
    La sonata di Bach in la minore.
  • (F@bry)
    00 16/02/2009 09:01
    Susanna D'Ange

    Anche a voi manderò l'ultimo addio
    A voi che foste la mia fata buona,
    Ma del cuor riluttante si sprigiona
    Perché ancor non so intendere l'oblio.
    Col corpo e la coscienza sul velluto
    Rompete fede al cener di Sicheo
    Tutti i giorni ed io - ultimo venuto -
    Credevo in Imeneo!
    Oh non verrò a turbar la vostra festa
    Col lugubre gridìo della cornacchia;
    Troppo sapete ben coprir la macchia
    Perché la gente non vi creda onesta,
    E a scorno del maligno che sospetta
    Vi fabbricate il pudore ufficiale.
    Susanna d'Ange ha l'arte e la ricetta
    Del cold-cream verginale.
  • (F@bry)
    00 16/02/2009 09:02
    Rimpianto

    Rammenti ancor che un brivido
    Mi guizzò nello vene
    Quando te, donna, udii, te, mia vainiglia,
    Dirmi: ti voglio bene?
    Oh non furono allor più per me solo,
    Né ignudi e monchi i versi come prima.
    Candide strofe mie, spiccate il volo,
    Ho trovato la rima!
    T'amavo! i tuoi capelli
    Eran per me una bionda poesia,
    Il firmamento dei tuoi occhi belli
    Un'armonia,
    Ed abbruciavan come nuovo olibano
    I desideri profumati d'ambra
    Che salivano a te, sultana splendida
    Nel tuo piccolo Alhambra.
    Te ne ricordi?
    ubriaco di sole
    M'eran l'ore fugaci
    Bevendo l'onda delle tue parole,
    L'aroma dei tuoi baci,
    Ed, assorto nel tuo magico nimbo,
    Dimenticando le cose terrene,
    Ti rispondevo sempre come un bimbo:
    Ti voglio bene.
    Oh tu sai perché ho l'anima sì negra,
    Perché sono vigliacco e perché piango,
    Donna cui fece desolata ed egra
    La nostalgia del fango.