CAMPECHE
“Cammino per la strada, e ogni stella è come un fiore” (Caetano Veloso)
Campeche è nel sud dell’Isola di Santa Catarina. Si arriva al mare percorrendo una lunga strada diritta chiamata Avenida Pequeno Principe. In un piccolo chiosco domando perché. Un uomo anziano e gentile mi spiega che questa era la pista di atterraggio di Antoine de Saint-Exupery quando giungeva in sudamerica partendo da Parigi. Atterrava e si fermava una notte a riposare in spiaggia. La mattina dopo si riforniva e partiva per Buenos Aires.
Praia do Campeche è una lunghissima striscia di sabbia semi-deserta, dove il tempo si è fermato a molti secoli fa e la natura è sovrana, ma accogliente. L’uomo è un ospite discreto e rispettoso.
Quando arrivo in spiaggia vedo di fronte l’isola di Campeche, lussureggiante di vegetazione tropicale. Qui, migliaia di anni fa, su un costone roccioso orientato ad est, una sconosciuta popolazione preistorica ha inciso misteriosi segni (
rupestres) di probabile significato astronomico.
La spiaggia è riparata da ampie dune e costeggiata da lagune alimentate da sottili corsi d’acqua. Passeggiando sono spiato dalle pavoncelle (qui chiamate
quero-quero, “voglio-voglio”, che è ciò che sembra dire il loro canto), che hanno nidificato attorno ad una laguna. Cammino e con me ci sono solo le persone che porto nel cuore. Una beccaccia di mare mi accompagna per un paio di chilometri, passeggiando fiduciosa accanto a me:
ha capito che fra i due il più indifeso sono io. Fra le dune trovo una splendida orchidea azzurra.
Sono piccole felicità, o forse solo illusioni di una pace interiore che non saprò conservare. Mi nutro ingenuamente di questi sogni e di queste visioni come la cicala del suo canto, cercando di non pensare all’inverno.
"é melhor ser alegre que ser triste / alegria é a melhor coisa que existe..." (samba da bençao)