una storia portata avanti per mesi se non per anni - è possibile che l'impossibilità di un amore carnale diventi possibile sulla base di un incontro fortuito e un calice di vino?
l'avevo rivista dopo due anni, nel frattempo era diventata mamma per la seconda volta. ero solo, mentre lei era con il compagno, che riconobbi perché la sua fotografia campeggiava nell'angolo della scrivania dell'ufficio di lei, lui che posava ginocchioni accanto alla prima bambina.
ero a tre quarti di un vino leggero, pizzicavo delle patatine da uno dei piattini del bancone, mi spostavo da questo al mio tavolino e viceversa, ma in ogni viaggio che intraprendevo aumentava la mia insuicurezza: oh nulla di che, solo un tremore incipiente, talvolta mi incastravo nelle persone, un po' di vino rovesciato, un po' di sbriciolamento.
incontratisi i nostri sguardi, avevamo accennato un muto saluto.
il giorno dopo l'avevo rivista. era da sola. mi disse che la sera prima il barman le aveva detto che non passava giorno che non mi facessi vedere. tutte le parole che poche ore prima non aveva potuto dirmi le riversò sul mio corpo. mi stringeva, mi accarezzava, pretese di sedere sulle mie ginocchia. ridevamo come bambini. bevevamo, si rovesciava il liquido dei calici.
volevamo fare l'amore, e di fatto avevamo già cominciato, pubblicamente.
che cosa successe, tempo dopo?
l'amore, se è autentico, non finisce, e non basta evirarlo con la compenetrazione dei corpi.
vi amo,
g.
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distruggiti con moderazione vecchio paper (Fet)