Al era nato proprio così, con questo nome anagrafico: Al. ma i genitori, pentitisi subitamente della loro inavvedutezza, avevano preso a chiamarlo con questo nome: Alberto.
Alberto era un ragazzo timido, ma i suoi impacci furono ampiamente compensati dal suo esteriore femmineo e succulento. le donne, specie se non giovanissime, andavano pazze per lui. quando prese a curarsi l'aspetto, divenne semplicemente irresistible: la pelle diafana femminea, i capelli biondissimi, lucenti e a boccoli, la statura da granatiere ma mitigata da una corporatura tutto sommato esile, i modi distinti, la parlata secca, sintetica, corretta e morbida nella voce.
Alberto amava anche gli uomini. la scoperta della sua bisessualità fu come un fulmine a ciel sereno per lui, per i genitori, per noi tutti. lui non ne fece mistero. però la cosa che lo preoccupava era la mutazione cui i suoi appetiti sessuali parevano andare soggetti: sempre di meno desiderava le morbide curve delle "morbidi macchine", sempre più sbavava per il ruvido atletismo dei "bei fusti".
"respingo la mia alterità" mi disse
quando gliene domandai il motivo ribattè:
"è tutto troppo complicato."
cominciò la discesa. cercava le donne, ma la sua bellezza non era sufficiente. la percezione di un piano diverso inibiva ogni sbocco concreto: rimediò una ventina di secchi rifiuti consecutivi. l'intoppo arrivava all'inizio, oppure dopo una breve frequentazione, oppure dopo una sottospecie di storia. ma l'esito era sempre quello, ogni volta. il fatto è che lui non se ne rammaricava abbastanza, e la volta dopo la sua tattica distaccata e svogliata, non mutando, portava al medesimo vacuo risultato.
i suoi genitori lo pressavano.
mi chiesi di partire. voleva partire. conosceva il mio modus vivendi. sapeva che ero un senza patria. vene da me un pomeriggio domenicale. ossevava i miei libri, i dischi. non parlava.
(fine prima parte)
******
distruggiti con moderazione vecchio paper (Fet)