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La tomba di Edgar Poe
Quale in Lui stesso alfine l'eternità lo muta
il poeta desta con una spada nuda
il secolo tremante che non ha conosciuto
della morte il trionfo in quella voce inaudita
Essi in un vil sussulto come l'idra che ha udito
l'Angelo dare un senso più puro alle parole
della tribù, gridando al sortilegio bevuto
di qualche nero intruglio nel flutto senza odore.
Se di terra e nube ostili, o dolore! la nostra
idea non sa, scolpendone un bassorilievo
ornare l'abbagliante tomba di Poe, che almeno
calmo blocco caduto da un cataclisma oscuro
questo granito il limite mostri per sempre ai neri
voli della bestemmia sparsi per il futuro. |
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La tomba di Charles Baudelaire
Il tempio sotterrato diffonde dalla bocca
sepolcrale di fogna che sbava melma e rubini
abominevolmente un qualche idolo Anubi
che bestiale dal muso tutto avvampato latra
o che il recente gas torca la losca miccia
che ingoia come si sa l'onte subite
esso spietato accende un pube immortale
di fanale in fanale a vano s'appiccia;
in città senza sera quale secco fogliame
benedire potrà vanamente votivo
sul marmo di Baudelaire, com'essa dentro il velo
che brividi assente la circonda posare,
l'Ombra sua stessa un tutelare veleno
per sempre respirando e di cui noi moriamo. |
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Angoscia
Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestia
Che i peccati d'un popolo accogli, né a scavare
Nei tuoi capelli impuri una triste tempesta
Sotto il tedio incurabile che versa il mio baciare:
Chiedo al tuo letto il sonno pesante, senza sogni,
Librato sotto il velo segreto dei rimorsi,
E che tu puoi gustare dopo le tue menzogne
Nere, tu che del nulla conosci più che i morti.
Poi che il Vizio, rodendomi l'antica nobiltà,
M'ha come te segnato di sua sterilità;
Ma mentre nel tuo seno di pietra abita un cuore
Che crimine o rimorso mai potrà divorare,
Io pallido, disfatto, fuggo col mio sudario,
Sgomento di morire se dormo solitario. |
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