Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
a Londra non fui sobrio, mai. e durante peregrinazioni sessuali e sollecitazioni alcoliche, attraversai la nera disperazione meditando sul vizio abissale!
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La encerrada, di Rafael Alberti

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2008 18:18
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09/12/2008 20:17
 
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LA ENCERRADA

¿Por qué no quieres
que yo te vea la cara?

Tu padre
es el que, dicen, te encierra.
Tu madre
es la que guarda la llave
Ninguno quiere
que yo te vea
que yo te hable
que yo te diga que estoy
muriéndome...

Una mano, solo una mano...


¿Por qué no quieres
que yo te vea la cara?

¿Para qué tanto esconderte
y siempre esa mano sola,
como una mano cortada,
para regar los claveles?

¿Por qué no quieres
que yo te vea la cara?

Sin que te sienta tu madre...
Te enseñaré los caminos
que van rondando a los mares,
amor, si vienes conmigo.

Si vienes, amor, si vienes
Sin que lo sepa tu madre,
sin que tu padre se entere.

Todas las piedras del pueblo
las traigo en los pies clavadas.

Vengo
de allá arriba...
de rondar tu calle,
de guardar tu casa
¡Y nadie!
¿En dònde te escondes tù?


¿Por qué no quieres
que yo te vea la cara?

¡Yo sé que estás prisionera!

De la calle suben sombras,
ya sin habla, la escalera
verde de tu enredadera.

¡Yo sé que estás prisionera
y que intentan liberarte
gentes que yo no quisiera!

¿Por qué no quieres
que yo te vea la cara?

Por eso, solito,
para guardarte,
me paso aqui la noche entera...






Trad.

LA RINCHIUSA


Perché non vuoi
che io ti veda il viso?

È tuo padre
che, a quanto dicono, ti rinchiude.
Ed è tua madre
che custodisce la chiave.
Nessuno vuole
che io ti veda
che ti parli
che ti dica che sto
morendo...

Una mano, solo una mano…


Perché non vuoi
che io ti veda il viso?

Perché tanto nasconderti
e sempre quella mano sola,
come una mano tagliata
per annaffiare i garofani?

Perché non vuoi
che io ti veda il viso?

Senza farti sentire da tua madre…
T’insegnerò i sentieri
che arrivano fino al mare,
amore, se vieni con me.

Se vieni, amore, se vieni
Senza che se ne accorga tua madre
O che tuo padre lo sappia

Tutte le pietre del paese
le ho conficcate nei piedi

Vengo
di lassù…
dopo aver girato e rigirato nella tua via,
dopo aver guardato verso casa tua
E nessuno!

Dov’è che ti sei nascosta?


Perché non vuoi
che io ti veda il viso?

Lo so che sei prigioniera!

Senza parlare, dalla strada
ombre salgono la scala
verde del tuo rampicante.

Lo so che sei prigioniera
e che cercano di liberarti
persone che io non vorrei

Perché non vuoi
che io ti veda il viso?

Per questo, da solo,
per poterti guardare,
passo qui tutta la notte…
[Modificato da chiaralapazza 10/12/2008 18:18]
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Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Medeiros


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10/12/2008 11:22
 
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L'angelo buono

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile.
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10/12/2008 11:50
 
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Amaranta

Biondi, lucidi seni di Amaranta,
limati da una lingua di levriero.
Portico di limoni, dal sentiero
disviati che alla tua gola monta.

Rosso, un ponte di riccioli sormonta
il volto e incendia i tuoi ondulati avorii.
Morde e ferisce dei denti il biancore,
curvo, per aria, ti innalza nel vento.

Solitudine dorme in ombratura,
calza il suo piede di zeffiro e scende
dall'alto olmo al mar della pianura.

E il corpo in ombra, oscuro, le si accende,
e gladiatrice, come brace impura,
tra Amaranta e il suo amante si distende.
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Sesso: Maschile
10/12/2008 11:54
 
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Re:
(F@bry), 10/12/2008 11.22:

L'angelo buono

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile.



ma è sempre di R.Alberti ?
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10/12/2008 12:00
 
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Re: Re:
Nightline, 10/12/2008 11.54:

(F@bry), 10/12/2008 11.22:

L'angelo buono


ma è sempre di R.Alberti ?




Ho sotto gli occhi tutte le sue poesie,e c'è anche questa [SM=g8271]
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10/12/2008 17:39
 
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Rendermi l'anima navigabile....stupenda!!!
sono stupende!!!
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Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Medeiros


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10/12/2008 17:48
 
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Prologo (tre ricordi dal cielo)
Non aveva la rosa compleanni o l'arcangelo.
Tutto, anteriore al pianto e al belato.
Quando ancora la luce non sapeva
se il mare nascerebbe maschio o femmina.
Quando il vento sognava chiome da pettinare
e garofani il fuoco e gote da infiammare
e l'acqua, delle labbra ferme a cui abbeverarsi.
Tutto, anteriore al corpo, al nome e al tempo.

Allora io ricordo che una volta nel cielo...
[Modificato da chiaralapazza 10/12/2008 17:51]
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10/12/2008 17:49
 
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Primo ricordo
"Passeggiava con l'abbandono di giglio che mediti,
o quasi d'uccello che sappia di dover nascere.
Senza vedersi si guardava in una luna a cui il sogno faceva da
specchio,
in un silenzio di neve che innalzava i passi.
Affacciata a un silenzio.
Era anteriore all'arpa, alle parole, alla pioggia.
Non sapeva.
Bianca alunna dell'aria,
tremava con le stelle, con il fiore e con gli alberi.
Il suo stelo, la verde sua cintura.
Con le mie stelle
che, di tutto ignoranti,
per scavar nei suoi occhi due lagune
lei in due mari annegarono.
E ricordo...
niente più: morta, sparire. "
[Modificato da chiaralapazza 10/12/2008 17:51]
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secondo ricordo
Anche prima,
molto prima della rivolta delle ombre,
e che nel mondo cadessero piume incendiate
e un uccello potesse essere ucciso da un giglio.
Prima,
prima che tu mi domandassi
il numero e il sito del mio corpo.
Assai prima del corpo.
Nell'epoca dell'anima.
Quando tu apristi nella fronte non coronata, del cielo,
la prima dinastia del sogno.
Allorché,
contemplandomi nel nulla,
inventasti la prima parola.
Allora,
il nostro incontro.
[Modificato da chiaralapazza 10/12/2008 17:52]
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Terzo ricordo
Ancora i valzer del cielo non avevano sposato il gelsomino e la neve,
né i venti riflettuto la possibile musica dei tuoi capelli,
né decretato il re che la violetta fosse sepolta in un libro.
No.
Era l'età nella quale viaggiava la rondine
senza le nostre iniziali nel becco.
Quando convolvoli e campanule
morivano senza balconi da scalare né stelle.
L'età
nella quale sull'omero di un uccello non c'era fiore che posasse
il capo.
Allora, dietro al tuo ventaglio, la nostra prima luna.
[Modificato da chiaralapazza 10/12/2008 17:53]
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NOCTURNO

Toma y toma la llave de Roma,
porque en Roma hay una calle,
en la calle hay una casa,
en la casa hay una alcoba,
en la alcoba hay una cama,
en la cama hay una dama,
una dama enamorada,
que toma la llave,
que deja la cama,
que deja la alcoba,
que deja la casa,
que sale a la calle,
que toma una espada,
que corre en la noche,
matando al que pasa,
que vuelve a su calle,
que vuelve a su casa,
que sube a su alcoba,
que se entra en su cama,
que esconde la llave,
que esconde la espada,
quedándose Roma
sin gente que pasa,
sin muerte y sin noche,
sin llave y sin dama.

Trad.

NOTTURNO

Tieni, tieni la chiave di Roma,
perché in Roma c'è una via,
nella via c'è una casa,
nella casa c'è una stanza,
nella stanza c'è un letto,
nel letto c'è una dama,
una dama innamorata,
che prende la chiave,
che lascia il letto,
che lascia la stanza,
che lascia la casa,
che va per la via,
che prende una spada,
che corre di notte
e uccide chi passa,
che torna nella via,
che torna nella casa,
che sale alla stanza,
che entra nel letto,
che nasconde la chiave,
che nasconde la spada,
e Roma resta
senza gente che passa,
senza morte e senza notte,
senza chiave e senza dama.
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