si domandava come avesse fatto fino a quel giorno, inspirando il fumo della marlboro che la faceva sentire così perfettamente bad girl.
nuda, sotto il piumone che sapeva di sesso e sudore, il posacenere sulla pancia e la penombra obbligatoria, visto che la finestra non aveva tende.
lui era in bagno. o forse a cucinarsi qualcosa. o a litigare con i coinquilini per qualche ragione che in quel momento a chiara sembrava del tutto futile.
aveva tempo, tempo per disegnarsi sulla pelle quelle due ore di sesso e amore, per inciderle, perchè non sapeva quante volte si sarebbe ripetuto quel rito magico e carnale, che la portava fuori da sè stessa, fuori dal tempo, fuori dalla logica e dalla paura.
era arrivata e lui la aspettava già nel letto.
l'aveva guardata spogliarsi, prendendola in giro.
-Fai in fretta.
e l'aveva accolta con un erezione che le aveva tolto ogni dubbio sul fatto di essere desiderata.
si era sdraiata alla sua destra, scivolando con la sua pelle contro il suo corpo e lo aveva baciato. baciarlo era già far l'amore. le loro bocche, le loro lingue percorrevano e si offrivano, le loro labbra si inumidivano e si fondevano.
la mano sinistra del suo uomo le aveva slacciato il reggiseno, con una confidenza che la lasciava ogni volta sorpresa ed eccitata.
come se ce ne fosse bisogno.
non c'era fretta, nessuna fretta, adesso che erano abbracciati.
e lei aveva continuato a baciarlo, bagnandogli il collo e marchiandolo, bevendo il suo sudore come nettare, mentre lui muoveva la mano tra le sue gambe, conoscendo il ritmo e la pressione, le fughe e i ritorni . raggiungeva l’orgasmo tra le sue dita. Il primo.
- Vieni sopra di me?
chiara aveva allungato la mano sul comodino e preso un elastico. poi si era seduta sopra di lui, la schiena eretta, e con calma ad occhi chiusi si era fatta la coda. sentiva il suo sguardo sul seno, sentiva il suo desiderio crescere, la tensione e la dolcezza diventare compagne.
dal collo, i baci avevano percorso una linea ideale, e dalle labbra era scappato un sorriso quando si erano incastrate, goffe, nei peli del suo torace.
poi aveva stretto il suo membro tra le mani e i baci si erano trasformati in un gioco diverso. conosceva i suoi gemiti, il suo sapore, i suoi tempi. lo baciava come fosse ancora la sua bocca, la sua lingua quella che sfiorava, succhiava, leccava.
Senza fretta. Ancora, fino a quando aveva sentito che lui non sapeva più cosa fare.
Allora era scivolata di nuovo alle sue labbra, spalmando il corpo sopra il suo, e lo aveva preso dentro di sé. Sapeva che non era affatto finita.
Lui l’aveva sbattuta, facendole saltare i seni e baciandoli, mentre i loro occhi si perdevano gli uni negli altri.
-Che occhi che hai.
Poi aveva rallentato ed era stata lei a scegliere il ritmo lento e profondo.
Con la mano le aveva chiesto di girarsi e l’aveva penetrata posando il suo peso sulla schiena, portando quella stessa mano ancora tra le sue gambe, fasciandola in un abbraccio che ogni volta la costringeva a gemere, le spezzava il respiro, la faceva impazzire.
-Chinati
Carponi, eppure nessun senso di sottomissione, nessun imbarazzo, nessun pensiero. lui si era perso nel suo orgasmo, violento, coinvolgente, profumato. lei aveva goduto del riflesso di quell’esplosione.
Si era sentita bellissima. E si era persa di nuovo nel suo abbraccio e nelle sue carezze. ancora e ancora
La sigaretta era spenta da un pezzo, i suoi occhi avevano ancora il riverbero dell’amplesso.
Pensava che non era stato sempre così, nemmeno con lui.
L’aveva aspettata, le aveva detto che andava tutto bene, che era perfetta. Che era bellissimo far l’amore con lei. E ora sapeva che aveva mentito, almeno omesso , perché ora era bellissimo. Non quando lei si concedeva senza godere senza giocare senza capire.
La porta si stava aprendo. stava tornando da lei. Il gioco forse ricominciava.
O forse avrebbero riso. O letto o discusso di lotte sociali e ambiente. di sicuro avrebbero riso
-Che bella che sei quando ridi
Quando si riveste, si domanda come farà da quel giorno in poi.
[Modificato da francesca.38 17/04/2009 18:43]