Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
a Londra non fui sobrio, mai. e durante peregrinazioni sessuali e sollecitazioni alcoliche, attraversai la nera disperazione meditando sul vizio abissale!
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mentre gli altri lavorano

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2009 09:42
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19/02/2009 11:10
 
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di fronte a casa mia si estende un parco denominato "Lunetta Gamberini". dicasi Lunetta perchè...non lo so. ma la spiegazione ci sarebbe, e la si legge nei cartelli ovoidali affissi in più parti del reticolato del parco. che io non ho mai avuto la pazienza di soffermarmi a leggere.
per un'infinità di mattine della scorsa estate mi ci sono addentrato camminando con la testa sgombra e un libro sotto il braccio. pochi bambini, poche badanti, pochi anziani. non altro che il sole cocente e gli olezzi dei prati. qualche insetto, calabroni e libellule.
tutti gli altri al lavoro, a portare avanti i loro giorni.
qualche volta passeggiavo con Stefano, un amico. ci siedevamo, chiacchieravamo, bevevamo qualcosa, fumavamo. capitava che non avessi molta voglia di colloquiare, per cui leggevo il mio libro e Stefano rispettava quest'atto, assorto nei suoi ossesivi pensieri. a 16 anni aveva visto morire tra le fiamme il suo fratellino, da allora aveva maturato la complessa astrusità dei suoi mal riposti sensi di colpa.
tuttavia io e lui ci trovavamo alla grande perchè entrambi ci consideravamo degli scampati. per lui ogni giorno era un quadro che era in grado di apppendere, era la salvezza dal vortice della malattia, era la quotidiana razionalità di quella insondabile conquista che si potrebbe definire con giusta approssimazione: tirare avanti. quanto a me lo ero in quanto sfuggito, in almeno due occasioni, al plotone di esecuzione dei soldati di Dio. proprio all'ultimo, proprio quando la benda mi era già stata apposta sugli occhi dai solerti sacerdoti al servizio dell'Onnipotente.
ma il senso intrinseco di quei nostri incontri paralleli e pacificatori andava cercato in qualcosa di più terra terra, banale. era la strada percorsa, il viottolo nascosto, la scelta di smarcarsi dal fiume autostradale della vita consueta, ricca ma consueta, agiata ma mortifera.
oh, non si pensi che il mio sia stato un cammino scevro di lutti. oh no. assolutamente no. d'altronde per partire bisogna lasciare, e io sono partito innumerevoli volte, e ancora lo farò.
Stefano l'ho frequentato durante le mie soste. lo ricordo bene, gli sono affezionato. una solo volta è voluto partire con me, molto prima della scorsa estate. mi aveva assicurato che avrebbe saputo cavarsela. ma io avevo il sospetto che non avrebbe saputo badare a se stesso ed ebbi terribilmente ragione. rischiai una querela per circonvenzione di incapace, ma alla fine lo riportai a casa sano (non troppo) e salvo, e di quell'avventura non ne facemmo mai più menzione, tacito accordo e vicendevole.
recentamente ho saputo che si è sposato, lo scorso mese, inaspettatamente. e io non vedo l'ora di risentirlo (ma non voglio essere io a chiamare per primo) per dirgli che è un gran bastardo e che avrebbe potuto benissimo invitarmi o quanto meno dirmi qualcosa.
ma gli voglio bene lo stesso.
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