È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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posto 43 carrozza 6

Ultimo Aggiornamento: 08/08/2009 10:45
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07/08/2009 09:31
 
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POSTO 43 carrozza 6

L’essere stati ben educati è oggigiorno un grosso svantaggio:
ci taglia fuori da così tante cose !
O.Wilde – Una donna senza importanza


Eccolo. Ha come sempre sbagliato carrozza salendo sul treno, ma finalmente lo ha trovato: carrozza 6 posto 43. Per sedersi fa alzare una signora . Operazione lunga: la donna è appesantita da anni, chili e vestiti. Indossa una gonna di lana, rigida, grigia. Sopra al maglione violetto, uno scialle, nel quale sembra inciampare il seno. Ha un seno enorme, di quelli che sembrano non esistere più, che richiama lontane gravidanze e allattamenti.
L’accento è laziale, ma il treno si ferma a Firenze. Anna non può non notarla. Le ricorda la sua tata, al paese. Lo stesso volto segnato dal tempo e dalle emozioni, senza arroganza. Lo stesso atteggiamento protettivo, rassicurante. Indisponente.
Seduta, il suo sguardo è ancora catturato da lei, dalle sue mani sempre in movimento per spostare lo scialle sul seno, per toccare l’uomo che le viaggia di fronte - suo figlio?
Se ne ascoltasse le continue parole, lo saprebbe. Ma tata Evelina le sta sussurrando una storia e lei tra le dita palpa il lobo del suo orecchio morbido, donato, protettivo. Ogni sera, mille sere si è aggrappata a quel gesto per trovare il coraggio di addormentarsi: deve concentrarsi per non portare il pollice in bocca come una bambina. Puzzava di soffritto e crescentine. Ancora sente quell’odore. Profumava di talco e sapone di Marsiglia.
La bottiglia di the della vicina le colpisce lo stomaco. Per fortuna è chiusa.
- Scusi, scusi tanto. Ne gradisce, bella signorina?
Chi lo dice più- ne gradisce? - Le scappa un sorriso. Rifiuta l’offerta.
Prova a concentrarsi sul panorama. Milano è già andata via dal suo orizzonte.
Milano. Una parentesi ricorrente nella sua vita, le capita spesso di andarci. E non ha mai visto il Duomo.
Le hanno detto che in questi giorni è triste, fasciato nella pubblicità che ne paga il restauro. È contenta di non esserci andata.
Nel suo destino, le sembra non ci sia posto per vedere il Duomo.
Milano da bere - sorride al ricordo di una vecchia pubblicità, ma le sembra crudele: è il posto dei suoi sogni urbani, delle possibilità sfiorate. Le è sempre mancato il coraggio per bere quelle possibilità, fin da quand’era ragazza e non si è trasferita in città a studiare. Stupida brava bambina, saggia e responsabile.
- Scusi, ne gradisce? - Ha risposto di no anche a Milano.

Sente freddo, non riesce a stare comoda, nonostante di fronte non sieda nessuno. Vorrebbe togliersi le scarpe; non potrebbe mai farlo.
Prova a leggere, ma il vociare, l’odore dei suoi vicini non la lasciano un momento.
Posti 46-44, dall’altro lato del corridoio: sono occupati da una coppia. Può guardarli, loro non sanno nemmeno che esista.
Sembrano liberi- leggeri- precari. Sono ridicoli. L’amore le è sempre sembrato un po’ ridicolo. Ama, ha amato, ma mantenendo il controllo, in modo discreto. Calcolato?
Lui avrà 30 anni. Lei è più grande. Sono stonati. Le causano un senso di fastidio.
La mano di lui è sulla gamba della donna. Con quel gesto, la possiede. Sembra che lei nasca dal quella mano. Sensualità espressa e lanciata contro il mondo senza nemmeno baciarsi.
I vestiti del ragazzo sono sgualciti, consumati, casuali. Indossa gli occhiali da sole, come per respingere una paura. Lei è abbandonata contro la sua spalla. Abiti eleganti, capelli raccolti, borsa di marca non la rendono più forte, solo più incomprensibile. Le sembrano sempre più sbagliati. L’unico legame è quella mano, eppure sembra essere sufficiente.
Li vorrebbe toccare, vorrebbe sentire quella vibrazione che vede scorrere sulla loro pelle.
Cerca nella memoria. Deve essersi sentita così, almeno una volta. Le scorrono nella mente i volti dei ragazzi con cui è uscita. Il suo attuale compagno è perfetto per lei. Amano le stesse cose, il teatro, la danza, i lunghi week-end in beauty farm passati lasciandosi coccolare da mani esperte. Ed estranee. Sta bene con Luca, ma non gli permetterebbe mai di toccare le sue gambe in mezzo alla gente. Si porta la mano alla bocca e nasconde un sorriso: Umberto. Aveva diciotto, forse diciassette anni. Tornavano da Venezia, era carnevale, la giornata era stata bellissima, soleggiata, allegra, viva, passata con i loro amici tra maschere e turisti giapponesi. Il treno era pieno e non avevano trovato posto a sedere. Erano tutti - sei o sette ragazzi- accalcati nello stretto corridoio e Umberto le aveva infilato la mano sotto la giacca, dopo averla fatta appoggiare con il viso al finestrino, e le aveva toccato il seno. All’inizio con indifferenza, poi quasi con violenza baciandola sul collo, dondolando il bacino contro il suo. Non saprebbe dire per quanto era rimasta prigioniera di quelle mani, di quell’eccitazione. Ricorda solo che ad un certo punto qualcuno si è messo a ridere, chiedendo se doveva pagare il biglietto per lo spettacolo. E ricorda la vergogna. Aveva sepolto questa giornata sotto montagne di imbarazzo, la aveva completamente rimossa. Ora è contenta di essere stata capace di fregarsene di tutti, anche se solo una volta, solo per un momento.
Modena. Il viaggio è quasi finito. L’assale la stanchezza. È quasi addormentata quando arriva il controllore. Tutti sembrano colpevoli di qualcosa, si agitano, nonostante abbiano il loro bravo titolo di viaggio obliterato. La donna al suo fianco svuota una borsa che contiene ogni tipo d’oggetto sul minuscolo tavolino che le divide, l’uomo che siede di fronte continua a scusarsi senza motivo, anche lei sente una stupida ansia, come dovesse superare un esame. Solo quei due continuano a fregarsene, la mano non si sposta di un millimetro e i loro occhi non si perdono, mentre mostrano i biglietti.
Il controllore ha un tatuaggio sul collo. Anche questo la infastidisce, le sembra sconveniente, inopportuno.
A un tratto, si sente così sciocca…Sorride. Ride della sua normalità, fatta di apparenza e convenzioni e omologazione. Dei suoi piccoli banali pregiudizi.
Un angolo di lei avrebbe desiderato un tatuaggio. E un amore sbagliato, ma tanto grande da non lasciare che le importasse. Una mamma da ricordare, e una nuova possibilità di bersi Milano.
Forse tutto la aspetta sul prossimo treno.
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lo avevo già postato nell'altro forum

ieri è tornato fuori e ho pensato che fa parte dei vacui

molto strettamente legato a voi: mi sembrava giusto riproporlo

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07/08/2009 09:38
 
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me lo ricordavo diversamente, hai fatto bene a postarlo.
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07/08/2009 10:20
 
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Re:
francesca.38, 07/08/2009 9.33:

lo avevo già postato nell'altro forum

ieri è tornato fuori e ho pensato che fa parte dei vacui

molto strettamente legato a voi: mi sembrava giusto riproporlo





i Vacui sei anche tu o, se preferisci, i Vacui non siamo voi, ma noi
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paper., 07/08/2009 10.20:




i Vacui sei anche tu o, se preferisci, i Vacui non siamo voi, ma noi




[SM=x1761524] [SM=x1761524] [SM=x1761524]

non sarai mai un bravo capo marketing [SM=x1761524]
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Re: Re:
paper., 07/08/2009 10.20:




i Vacui sei anche tu o, se preferisci, i Vacui non siamo voi, ma noi



voi siete gli altri vacui
è ovvio che il racconto sia legato a me: io l'ho scritto [SM=x1761524]


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Re:
@Mimmi the Maneater@, 07/08/2009 11.12:




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non sarai mai un bravo capo marketing [SM=x1761524]




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07/08/2009 18:28
 
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Credo sia il primo racconto tuo che leggo. Mi piace come scrivi, per una come me che ama le storie della gente, è una bella storia.

E poi mi ha fatto venire un'ideuzza...magari domani la sviluppo.


Stasera ho voglia solo di andare a casa e farmi una doccia
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07/08/2009 18:45
 
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grazie

e speriamo che l'ideuzza diventi un racconto [SM=g1845971]

scrivo pochi racconti

2/3 qua ci sono

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08/08/2009 10:45
 
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Si, me lo ricordo, ma più corto. La memoria fa brutti scherzi. Brava Fra! [SM=g1843565]
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