00 12/09/2013 14:43
così mi chiedo il motivo per cui mi abbia cercato un'altra volta, eppure gli era nota la mia incostanza, ero andato da lui perché lo sapevo in casa, ero certo di trovarlo e difatti era lì con la porta aperta che vagheggiava un pensiero ossessivo fissando la credenza, questo grosso e scuro mobile bolognese, però mi aveva sentito entrare e così mi sfruttò al meglio, mi disse che aveva bisogno di ricapitolare gli ultimi avvenimenti, lui se non avesse effettuato questo ripasso e se io non l'avessi coadiuvato nell'intento non avrebbe in alcun modo potuto uscire completamente dalla sua catalessi; per cui insieme con lui ripassammo gli ultimi futili avvenimenti della sua super controllata vita, finché si smosse e potemmo pianificare la giornata; avevo idea di portarlo con me da Massimo, che sapevo in grosse difficoltà giudiziarie, era sottoposto al regime degli arresti domiciliari e questo comportava la necessità di andare da lui se si voleva sapere come se la passasse, anche se andare ed entrare da lui non era consentito dalla legge. così partimmo, la mia vetusta e candida BMW 320 beccheggiava paurosamente lungo le strade della bassa, ma nonostante ciò andavamo spediti nella direzione giusta, campi rossastri si alternavano a quelli grigi, il sole era invernale, freddo, il mio amico era silente, fumava, sereno. entrammo nel cortile: botti, assi, fili di bucato non steso, la casa aveva le imposte verdi e serrate, il recluso probabilmente dormiva, o forse no, sentimmo un grattare come di pallini tintinnanti contro una vetrata, e su, sotto la cimasa, spalancarsi la persiana, intonaco staccato, esagerato fragore, la testa del recluso che ci guarda: aveva udito la vettura, lo scricchiolio dei sassi (segue)
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