00 24/12/2010 15:48
insetti cardiaci è il titolo di un mio racconto. il titolo non è mio ma di V.
quando andai a trovarlo per farglielo leggere aveva un titolo differente che ora non rammento. il titolo mi piacque ma mio fratello, che all'epoca era il mio "agente" letterario disse:
fa cagare.
la cosa curiosa è che in seguito smarrii il racconto ma il titolo, facilmente memorizzabile, restò, luminoso e tetro a un tempo, a ricordarlo a futura e poco memorabile memoria.
eh sì, amici cari, non si trattava certo di un capolavoro (en passant specifico che non sono mai stato in grado e mai lo sarò di scriverne) ma il destino di questo racconto si intreccia con quello della mia storia d'amore con Paola.
insetti cardiaci è la storia di un amore finito, che finisce. e quando, del tutto casualmente, Paola lo ebbe tra le mani ne trasse un'impressione sgradevole.
dopo poco mi notificò telefonicamente che "ci lasciavamo", e quando il sottoscritto tentò di farle notare che giudicavo improprio l'utilizzo del riflessivo reciproco: "lasciarsi", perse letteralmente il lume della ragione, per fortuna sempre solo telefonicamente.
di rimando e per ritorsione strippai alla stracazzo contro il mio valente amico nonchè "compagno di merende" V., che aveva avuto la dabbennagine di farle leggere la mia cosa.

Paola è una ragazza cara ma impulsiva, e benché amasse riferisi a me con la purpurea e tibutaria frase: "il mio artista", se c'era una cosa che in me non tollerava era per l'appunto che lo fossi, o che mi considerassi tale.
eppure doveva amarmi davvero tanto se - solo perché leggendo un mediocre racconto aveva creduto di ravvisare i prodromi di una crisi imminente - aveva d'improvviso rivalutato la mia arte prendendola maledettamente sul serio.
circuito logico davvero peculiare quello per cui in base alla ripercussione negativa dell'espressione artistica è dato scorgere una certa qual valenza in essa stessa.
oh, mica mi monto la testa per questo!
so bene i limiti della mia presunta arte scrittoria. ma se c'è una cosa che non farei mai è utilizzare il discorso ai fini del raggiro, della mistificazione.
per tutto il resto bè, penso di avere pagato a sufficienza.
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