È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
a Londra non fui sobrio, mai. e durante peregrinazioni sessuali e sollecitazioni alcoliche, attraversai la nera disperazione meditando sul vizio abissale!
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Georg Trakl

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2009 18:24
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Le poesie di Deni
ANIMA DELLA VITA

Sfacimento che molle il fogliame oscura,
dimora nel bosco il suo vasto silenzio.
Un borgo sembra quasi spettralmente chinarsi.
Della sorella la bocca sussurra in neri rami.

Il solitario presto scivolerà via,
forse un pastore per sentieri oscuri.
Una fiera esce lieve dalle arcate degli alberi,
mentre i cigli si ampliano dinnanzi al Divino.

L'azzurro fiume scorre dolcemente,
nuvole si mostrano a sera;
anche l'anima in silenzio angelico.
Tramontano immagini passeggere.
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Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Medeiros


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ROMANZA A NOTTE

Un solitario sotto la volta stellata
va per la silenziosa mezzanotte.
Il fanciullo da sogni confuso si sveglia,
il suo volto grigio nella luna si sfa.

La folle piange con sparsa chioma
alla finestra che irrigidisce inferriata.
Lungo lo stagno in dolce viaggio
passano amanti mirabilmente.

L'assassino pallido nel vino sorride,
orror della morte gli ammalati afferra.
La monaca prega ferita e nuda
dinnanzi al Salvatore crocefisso.

La madre sommessa nel sonno canta.
Quietamente a notte il bimbo
guarda con occhi che sono veraci.
Nel bordello risuonan risate.

Alla luce di sego giù in cantina
il morto traccia con bianca mano
un ghignante silenzio alla parete.
Il dormiente sussurra nel sonno.
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Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
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MUSA SERALE

Alla finestra fiorita ritorna del campanile l'ombra
e l'oro. La fronte ardente si spegne in silenzio e pace.
Una fonte sgorga nell'oscurità del castagno -
e tu senti: tutto è bene! nel doloroso sfinimento.

Il mercato è vuoto di frutti estivi e ghirlande.
Concorde appare dei portali la nera pompa.
In un giardino risuonano di un soave concerto i toni,
dove amici si ritrovano dopo il pasto.

La favola del bianco mago l'anima volentieri ascolta.
Intorno sussurra il grano che al pomeriggio falciatori tagliarono.
Paziente tace nelle capanne la dura vita;
delle mucche il mite sonno rischiara la lanterna.

Ebbri d'aria presto i cigli calano
e si aprono lievi a stranieri stellari segni.
Endimione sorge dall'oscurità di querce antiche
e si china su acque di lutto grevi.
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SFACIMENTO

A sera quando le campane pace suonano,
seguo i meravigliosi voli degli uccelli,
che in lunghe schiere, come pii cortei di pellegrini,
dileguan nell'autunnali chiare lontananze.

Vagando pel giardino immerso nel crepuscolo
inseguo in sogno le lor più chiare sorti
e sento appena muovere gli indici dell'ore.
Così seguo i lor viaggi al di là delle nuvole.

Ed ecco un alito mi fa tremar di sfacimento.
Il merlo lamenta negli sfogliati rami.
Ondeggia la vite rossa su rugginosi cancelli,

mentre come ridda macabra di pallidi bambini
intorno a oscuri margini di fonti che si logorano,
rabbrividendo al vento si piegano astri azzurri.
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IL GREMBO BENEDETTO

Tu incedi fra le tue donne
e spesso sorridi affannata:
sono giunti i giorni dell'ansia.
Bianco sfiorisce alla siepe il papavero.

Come il tuo corpo così bene incurvato
dorata matura la linea al colle.
Lontano risplende dello stagno lo specchio
e la falce tintinna nel campo.

Nelle siepi rotola la rugiada,
rosse le foglie scorrono giù.
Per salutare la sua cara donna
si avvicina a te un moro bruno e rude.
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LA BELLA CITTÀ

Antiche piazze assolate in silenzio.
Immerse in filamenti di azzurro e oro
come in sogno si affrettano miti monache
di afosi faggi entro il silenzio.

Dalle brune illuminate chiese
guardano della morte le pure immagini,
di grandi principi le belle insegne.
Corone scintillano nelle chiese.

Destrieri emergono dalle fonti.
Sanguinanti minacciano dagli alberi artigli.
Ragazzi giocano confusi da sogni
a sera sommessi là presso la fonte.

Fanciulle stanno alle porte,
guardano timide nella varia vita.
Le loro umide labbra tremano
ed esse attendono presso le porte.

Tremanti vibrano di campane i suoni,
tempo di marcia e richiami di guardia.
Stranieri ascoltano sugli scalini.
Alti nell'azzurro sono d'organo i suoni.

Chiari strumenti cantano.
Dei giardini entro il fogliame
trema il riso di belle donne.
Sommesse giovani madri cantano.

Segreto alita a fiorite finestre
profumo d'incenso, catrame e lillà.
Argentei scintillano stanchi cigli
attraverso i fiori alle finestre.
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IN UNA STANZA ABBANDONATA

Finestre, variopinte aiuole,
un organo vi alterna il suono.
Ombre danzano sui parati,
una bizzarra folle ridda.

Fiammeggianti i cespugli alitano
e vibra di moscerini uno sciame,
lontano mietono sul campo le falci
e un'acqua antica canta.

Di chi è il respiro che m'accarezza?
Rondini tracciano confusi segni.
Lieve verso lo sconfinato scorre
laggiù la dorata regione dei boschi.

Fiamme vacillano nelle aiuole.
Confusa ed estatica la folle ridda
su pei giallastri parati.
Qualcuno guarda entro la porta.

Incenso dolce profuma ed il pero
e imbruniscono cassapanca e bicchiere.
Lentamente si china l'ardente fronte
verso le bianche stelle.
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CANZONE SPIRITUALE

Segni, rari ricami
dipinge svolazzante aiuola.
Di Dio l'azzurro respiro alita
entro la sala-giardino,
entro il giardino sereno.
S'innalza una croce nel selvaggio vino.

Ascolta nel bosco rallegrarsi molti,
un giardiniere presso al muro falcia,
sommesso un organo va,
mescola suono e dorato splendore,
suono e splendore.
Benedice amore pane e vino.

Anche ragazze entrano dentro
e per ultimo il gallo canta.
Piano un cancello fradicio va
e in corona di rose e cornice,
cornice di rose
Maria bianca e fine riposa.

Un mendicante sulla pietra antica
sembra morto in preghiera,
mite un pastore dal colle
va e un angelo nel boschetto,
nel boschetto vicino,
bambini nel sonno canta.

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MELANCONIA DELLA SERA

- Il bosco che smorto si distende -
e ombre sono a lui d'intorno, come siepi.
La fiera esce tremando dal nascosto,
mentre un ruscello scivola tutto lieve

e felci segue e antiche pietre
e argenteo splende tra intreccio di fogliame
e presto lo senti in voragini nere -
che forse già splendono le stelle.

Il piano oscuro sembra smisurato,
sparsi villaggi, palude e stagno,
e qualcosa ti appare come un fuoco.
Uno splendore freddo guizza per le strade.

Nel cielo si avverte un movimento,
un esercito di uccelli selvatici migrano
verso quei paesi belli, diversi.
Sale e discende il moto del canneto.
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PRIMAVERA SERENA

1

Presso il ruscello che pel giallo maggese scorre,
passa ancora il canneto secco dello scorso anno.
Nel grigiore scivolano meravigliosi suoni,
si disperde un alito di caldo letame.

Dai salici penzolano gattici lievi al vento,
la sua triste nenia canta sognante un soldato.
Una striscia di prato sussurra dispersa e fiacca,
un bimbo appare in profilo tenero e mite.

Là le betulle, il nero cespuglio di rovi,
figure anche fuggono nel fumo disciolte.
Chiaro verde germoglia ed altro marcisce
e rospi strisciano fra i giovani steli d'aglio.


2

Te fedelmente io amo rude lavandaia.
Ancora porta il flutto del cielo l'aureo peso.
Un pesciolino lampeggia via e sbiadisce;
un volto cereo scorre attraverso gli ontani.

Nei giardini affondano campane a lungo e lievi,
un uccellino trilla come folle.
Il mite grano si gonfia lento e in estasi
e api raccolgono ancora con diligente zelo.

Vieni ora amore al lavoratore stanco!
Nella sua capanna cade un tiepido raggio.
Il bosco scorre per la sera aspro e scialbo
e gemme crepitano allegre qua e là.


3

Ma come tutto il divenire sembra così malato!
Un alito febbrile intorno a uno stagno gira;
ma dai rami fa cenno uno spirito soave
che apre l'animo a trepida vastità.

Un fiorente gettito scorre via piano piano
e un non nato cura la propria pace.
Gli amanti fioriscono verso le loro stelle
e più dolce scorre il loro respiro nella notte.

Così dolorosamente buono e vero è ciò che vive;
e sommessa ti sfiora una pietra antica:
In verità! Io sarò sempre fra voi.
Oh, bocca! che attraverso l'argenteo salice trema.
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LA PASSEGGIATA

1

Una musica ronza al pomeriggio nel boschetto.
Nel grano girano spaventapasseri severi.
Cespugli di sambuco sulla via si sperdon lievi;
una casa in baluginìo si scioglie strana e vaga.

Nell'oro oscilla un profumo di timo,
su una pietra sta un numero sereno.
Su un prato giocano bambini a palla,
poi un albero comincia dinnanzi a te a girare.

Tu sogni: la sorella pettina i suoi capelli biondi,
e un amico lontano una lettera ti scrive.
Una bica fugge attraverso il grigio ingiallita e storta
e talvolta tu oscilli meravigliosamente leggero.


2

Il tempo scorre. Oh, dolce Elio!
Oh, immagine nella pozza di rospi dolce e chiara;
nella sabbia affonda meraviglioso un Eden.
Zigoli d'oro culla un cespuglio nel suo grembo.

Un fratello ti muore in un paese stregato
e con sguardo d'acciaio ti osservano i suoi occhi.
Nell'oro là un profumo di timo.
Un fanciullo accende al borgo un fuoco.

Gli amanti fiammeggiano rinnovati in farfalle
e dondolano sereni intorno a pietra e muro.
Svolazzano corvi intorno a ripugnante pasto
e la tua fronte romba per il tenero verde.

Nel roveto si spegne dolcemente una fiera.
Ti segue un più chiaro giorno infantile,
il grigio vento che svolazzante e vago
odori sfatti nel crepuscolo sciacqua.


3

Una ninna-nanna antica ti dà l'angoscia.
All'orlo della strada piamente una donna il suo bimbo allatta.
Come in sogno senti sgorgare la sua fonte.
Dai rami del melo scende di benedizione un suono.

E pane e vino sono dolci di dure pene.
Verso frutti tende argentea la tua mano.
La morta Rachele passa per il campo arato.
Con tranquillo gesto ti fa cenno il verde.

Benedetto anche fiorisce di povere ragazze il grembo,
che sognanti là presso le antiche fonti stanno.
Solitari lieti per silenziosi sentieri vanno
con creature di Dio senza peccato.
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PICCOLO CONCERTO

Un rosso che come in sogno ti scuote -
attraverso le tue mani risplende il sole.
Tu senti il cuore folle di gaudio
silenzioso all'azione prepararsi.

A mezzogiorno fluiscono gialli campi.
Avverti appena ancora dei grilli il canto,
dei falciatori il duro vibrar delle falci.
Semplici tacciono i dorati boschi.

Nella verde pozza arde putrescenza.
I pesci quieti stanno. Il respiro di Dio
risveglia piano suono di corde tra i vapori.
Ai lebbrosi il flutto annuncia guarigione.

Lo spirito di Dedalo oscilla in azzurre ombre,
un profumo di latte nei rami del nocciolo.
Si sente ancora il maestro archeggiare,
nel cortile vuoto lo stridìo dei ratti.

In una taverna su orribili parati
fioriscono più freschi color di viola.
Nel litigio si spensero oscure voci,
Narciso nell'accordo di flauti.

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AUTUNNO TRASFIGURATO

Imponente finisce così l'anno
con vino dorato e frutto dei giardini.
Intorno tacciono meravigliosi i boschi
e sono del solitario compagni.

Ed ecco dice il campagnolo: Tutto è bene.
Voi campane serali con suono lungo e lieve
alla fine ci date ancora lieto coraggio.
Una schiera di uccelli saluta in viaggio.

È il dolce tempo dell'amore.
Nel battello giù lungo l'azzurro fiume
come bene si accosta quadro a quadretto -
e il tutto tramonta in pace e silenzio.

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D'INVERNO

Il campo risplende bianco e freddo.
Il cielo è solitario e immenso.
Tordi si aggirano sopra lo stagno
e cacciatori dal bosco discendono.

Silenzio dimora in nere cime.
Un balenìo di fuoco guizza dalle capanne.
Talvolta assai lontano tintinna una slitta
e lenta sale la grigia luna.

Una fiera si dissangua sommessa sul ciglio
e corvi sguazzano in gore di sangue.
Il canneto trema giallo e alto.
Gelo, fumo, un passo nel vuoto boschetto.
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IN AUTUNNO

I girasoli sullo steccato splendono,
quieti siedono malati al sole.
Nel campo lavorano cantando le donne,
dal convento le campane alternan rintocchi.

Gli uccelli raccontano una fiaba lontana,
dal convento le campane alternan rintocchi.
Dalla corte risuona mite il violino.
Oggi torchiano il bruno vino.

L'uomo si mostra lieto e mite.
Oggi torchiano il bruno vino.
Spalancate son le stanze dei morti
e ben dipinte dalla luce del sole.
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MELANCONIA

Ombre azzurrine. Oh, voi occhi scuri,
che lungamente mi guardano passando.
Miti suoni di chitarra accompagnano l'autunno
nel giardino, sciolto in bruno ranno.
Della morte la tetraggine severa preparano
mani ninfee, a rossi seni suggono
labbra avvizzite e in nero ranno
del giovane solare umide ciocche scivolano.
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SUSSURRATO NEL POMERIGGIO

Sole autunnale sottile e incerto,
e la frutta cade dagli alberi.
Silenzio dimora negli azzurri spazi
per tutto un lungo pomeriggio.

Suoni di morte metallici;
e un bianco animale stramazza.
Di brune fanciulle i ruvidi cigli
vengon dispersi col cader delle foglie.

La fronte di Dio sogna colori,
sente della follia le miti ali.
Ombre si aggirano alla collina
da nera putrescenza orlate.

Crepuscolo pieno di pace e vino;
tristi chitarre scorrono.
E dentro, alla mite lampada,
rientri tu come in sogno.
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IN UN ANTICO LIBRO DI MEMORIE

Sempre ritorni tu, melanconia,
o soave senso dell'anima solitaria.
Si spegne l'ardore di un giorno dorato.

Umilmente si china al dolore il paziente
di armonie risonante e mite follia.
Guarda! Già scende il crepuscolo.

Di nuovo ritorna la notte e geme un mortale
e soffre un altro con lui.

Rabbrividendo sotto stelle autunnali
più profondo ogni anno si china il capo.
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SOBBORGO NEL VENTO ALPINO

A sera la contrada giace deserta e bruna,
l'aria da orrendo fetore percorsa.
Il rombo di un treno dall'arco di un ponte -
e passeri svolazzano sopra siepe e steccato.

Capanne rannicchiate, sentieri intricati e sparsi,
nei giardini confusione e via vai,
talvolta si gonfia un urlo da un moto oscuro,
in un gruppo di bimbi vola un abito rosso.

Sull'immondizie fischia un coro innamorato di ratti.
Donne portano in canestri interiora,
corteo nauseante di sporcizia e rogna,
sbucano esse fuor della penombra.

E un canale sputa improvviso sangue rosso
dal macello nel fiume silenzioso.
I venti colorano i radi arbusti a tinte varie
e lento avanza il rosso per il flutto.

Sussurrìo che in fosco sonno affoga.
Immagini sorgono dai fossati,
forse ricordi di una passata vita,
che con i caldi venti sale e scende.

Da nuvole emergono lucenti viali,
pieni di belle carrozze, di cavalieri arditi.
E vedi anche una nave su rocce infrangersi
e talvolta moschee color di rosa.
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TRISTEZZA UMANA

L'orologio che prima del sole le cinque batte -
uomini solitari che un oscuro orrore afferra.
Nel giardino serale sussurrano spogli alberi;
il volto del morto si muove alla finestra.

Forse quest'ora si è fermata.
Dinnanzi a occhi foschi notturne immagini illudono
nel ritmo di navi, che sul fiume dondolano;
sul molo un corteo di suore passa al vento.

Sembra sentire i pipistrelli stridere,
nel giardino commettere una bara.
Ossa rilucono tra cadenti mura
e nerastro oscilla là dinnanzi un pazzo.

Un raggio azzurro raggela in nuvole autunnali.
Gli amanti si allacciano nel sonno,
appoggiati ad angelici stellari vanni.
Del nobile le pallide tempie alloro adorna.

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